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Voto: 6/10 Titolo originale: No Time to Die , uscita: 29-09-2021. Budget: $301,000,000. Regista: Cary Joji Fukunaga.

No Time To Die (Bond 25): la recensione del film di Cary Joji Fukunaga

30/09/2021 recensione film di William Maga

Daniel Craig interpreta per l'ultima volta l'agente segreto 007, in un capitolo che infrange molte delle regole canoniche della saga e prova, per tagliare i ponti col passato e gettare le basi per un nuovo inizio

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Gli inaspettati colpi di scena nella storia recente hanno reso facilmente No Time To Die il film di James Bond più atteso di sempre. Quindi è ‘giusto’ che questo, il 25° episodio ufficiale della longeva saga dell’agente 007, pieghi alcune regole classiche e generi diverse sorprese, incluso un imbroglio narrativo ai limiti dell’oltraggioso.

Facendo tutto quanto in suo potere con selvaggio – anche se non esattamente allegro – abbandono, il regista Cary Joji Fukunaga (True Detective) e i suoi co-sceneggiatori trovano varie soluzioni eleganti per concludere infine il ciclo di Daniel Craig in quella che resterà una serie autonoma di capitoli interconnessi. Quindi c’è molto da osservare a bocca aperta (per piacere o sconcerto) e su cui discutere, in questo episodio – eppure, le quasi 3 ore di No Time To Die stranamente non regalano grandi emozioni o celano vere intuizioni.

Come accennato, il viaggio del film verso il grande schermo è stato imprevedibile come una qualsiasi delle avventura di 007, a seguito di un primo tentativo abortito con Danny Boyle al timone e poi di una sequela di ritardi a causa del Covid-19 – spingendo l’eventuale uscita in avanti più volte rispetto all’originale data dell’aprile 2020. Tutto questo ha reso la scommessa di No Time To Die ancora più simbolica di quella rappresentata lo scorso anno da Tenet (la recensione) o dai recenti spin-off targati Marvel.

Aggiungete a queste notizie già da prima pagina quelle dell’inserimento di Phoebe Waller-Bridge al team di sceneggiatori, della scelta dell’attrice di colore Lashana Lynch come agente dell’MI6 che lavora sotto la venerata denominazione di ‘007’, e della recente ammissione di Cary Joji Fukunaga che il Bond dell’era Sean Connery è stato – almeno in certi film – uno stupratore a tutti gli effetti, e capirete perché l’attesa intorno a No Time To Die si era fatta estenuante.

bond no time to die film poster 2020È certamente un film che infrange molte delle regole canoniche della saga, anche se non del tutto con un effetto abbagliante. Il superamento dei tabù inizia dal prologo, con il consacrato preludio ai titoli di testa che non coinvolge James Bond, ma viene presentato come il flashback di un altro personaggio – un ritorno all’infanzia della dottoressa Madeleine Swann già vista nel precedente Spectre, che da bambina assiste all’arrivo di un sinistro uomo mascherato che fa irruzione nella sua casa norvegese isolata per vendicarsi di suo padre.

Salto in avanti nel tempo, e una Swann adulta (una incupita Léa Seydoux) si sta godendo una vacanza con l’ormai pensionato James Bond (Craig) a Matera, in Italia. Mantenendo un legame con gli eventi accorsi in Casino Royale, l’uomo è ancora depresso per la morte dell’amata Vesper e fa visita alla sua tomba (sì, questo è un Bond in cerca di chiusure), ma solo per scoprire che alcuni dei suoi nemici giurati sono arrivati ​​per primi. Ne segue un esplosivo inseguimento tra auto e moto che, un po’ prematuramente, diventa il più grande momento action di No Time To Die.

Facciamo un altro salto di cinque anni in avanti nel tempo, dopo una sequenza di titoli di apertura seducentemente creata da Daniel Kleinman e impostata sulla sigla elegantemente cupa cantata da Billie Eilish. Lo scienziato Obruchev (un David Dencik inspiegabilmente macchiettistico) viene rapito da una struttura londinese top-secret dove ha lavorato su un MacGuffin altamente complesso, un’arma letale al DNA che utilizza nanobot per diffondersi. Lo vediamo in azione a una festa a Cuba, dove James Bond è giunto per fare squadra con un’agente segreto sotto copertura fintamente impreparata di nome Paloma (una Ana de Armas, in versione femme fatale tanto sexy quanto simpatica).

Un vecchio amico di Bond, l’uomo della CIA Felix Leiter, svolge un ruolo importante (è bello rivedere Jeffrey Wright, anche se viene sottoutilizzato), mentre la nemesi Ernst Stavro Blofeld (Christoph Waltz) potrebbe essere la chiave di tutta la faccenda, piuttosto che esserne il diabolico organizzatore stavolta; dopotutto, è prigioniero in una struttura di massima sicurezza dove è rinchiuso dentro una scatola di vetro, una sorta di tributo ad Hannibal Lecter (il che significa che il Bond di Daniel Craig interpreta brevemente la Clarice Starling della situazione, in una memorabile scena a due), oppure al Magneto di X-Men 2.

Il vero arcinemico di No Time To Die – e certamente lo è – si scopre essere così un certo Lyutsifer Safin, interpretato dal premio Oscar Rami Malek, che entra in scena dopo oltre 90 minuti. La sua specialità è di borbottare con minacciosa monotonia della voce, un po’ alla Peter Lorre, e sfoggia una pelle del viso abbastanza sfregiata da spingerci a chiedere perché, mentre la serie di 007 sottolinea costantemente la sua ‘nuova sensibilità’, continui a usare la sfigurazione corporea come scorciatoia per rappresentare il Male e i cattivi (per lo stesso motivo, uno scagnozzo con un occhio ‘buono’ e l’altro bionico, interpretato da Dali Benssalah, viene allegramente chiamato “Ciclope”).

bond 25 no time to die filmI grandi e immancabili cliché di No Time To Die includono un’incursione in una struttura scientifica (che forse riecheggia consapevolmente le appariscenti sequenze di vetro e neon di Skyfall), un inseguimento attraverso una foresta norvegese e la resa dei conti su una tecnologicissima isola remota situata da qualche parte tra Russia e Giappone.

Nella grande tradizione bondiana, così memorabilmente derisa da Gli Incredibili della Pixar, Lyutsifer Safin ha infatti il suo quartier generale sull’isola, che è allo stesso tempo una fabbrica chimica, un’ex base sottomarina russa e un giardino zen giapponese retrofuturista – una miscela bizzarra che lo scenografo Mark Tildesley combina in modo convincente, forse ispirandosi affettuosamente agli storici decori di Ken Adam (e un po’ alle geometrie di Blade Runner 2049).

Una sorpresa è invece che alcune delle innovazioni tanto propagandate in fase di lancio si rivelano meno nitide di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi. Lashana Lynch è piuttosto inutile come nuovo 007, limitandosi a ricordare costantemente a James Bond quanto lei sia un’agente astuta ed efficace almeno quanto lui ed emergendo a malapena come personaggio, mentre la Moneypenny di Naomie Harris, così importante nelle precedenti apparizioni, qui viene lasciata sullo sfondo.

Ci sono un paio di momenti in cui a James Bond viene ricordato ironicamente che i suoi primi incontri con le donne non devono essere per forza ‘carichi’ sessualmente – anche se ormai, tratteggiato come un innamorato devoto e malinconico, l’ex 007 sembra rassegnato al ‘nuovo corso’. A latitare sono la tipica arguzia irriverente la malizia di Phoebe Waller-Bridge. E naturalmente non si possono addossare tutte le colpe a lei per alcune battute che avrebbe fatto inarcare di dolare un sopracciglio a Roger Moore.

In regia, Cary Joji Fukunaga compie una transizione molto sicura verso lo stile action dopo una carriera che l’ha visto impegnato col realismo politico, il dramma storico, l’horror e il thriller procedurale. Assieme al direttore della fotografia Linus Sandgren tende in No Time to Die ad attenersi a un registro realista duro e incisivo, come in una sequenza che finisce dritta in faccia ai due combattenti. Ma il 44enne di Oakland minimizza d’altro canto il tradizionale umorismo per accentuare il senso di grave pericolo e il romanticismo ancora più cupo.

no time to die film 2021 daniel craigNarrativamente ci sono alcune importanti deviazioni dai codici tradizionali, in particolare l’inclusione di una bambina in un punto cruciale della storia, per alzare sia la posta in gioco emotiva della minaccia. E la cosa più problematica è che No Time to Die continua ad alzare tala posta emotiva, tentando di dotare James Bond di una tragica profondità interiore, come se il ciclo di Daniel Craig costituisse la sua saga ‘di formazione’.

L’attore 53enne, alla sua ultima apparizione in smoking e DB9, ci persuade che James Bond abbia più sostanza umana rispetto ai suoi predecessori, in parte adottando un mutismo spesso mesto ed enfatizzando i segni dell’usura fisica ed emotiva del personaggio. Il film fa certamente qualcosa che era necessario e auspicato da molti, cercando di mantenere alta la dose di brividi legati al marchio ma rivedendo al contempo la non facile eredità collegata alle polemiche sul più o meno fondato sessismo e razzismo (o addirittura sciovinismo). Ma nel guidare Bond verso il culmine emotivo di questo capitolo, No Time To Die getta a mare la spensieratezza della saga nei suoi episodi migliori.

Non deve essere per forza così, com’era già stato dimostrato da Skyfall del 2012 da Sam Mendes, ancora oggi un punto di riferimento quando si vuol parlare di ‘rinfrescare’ una vecchia saga con arguzia e brillantezza. No Time To Die si abbandona a qualche audace infrazione delle regole, certo, ma con scarsi risultati, provando a rompere col suo passato e gettare un ponte per Bond 26 e il nuovo inizio. Vedremo se il pubblico approverà.

Di seguito trovate il full trailer finale italiano di No Time To Die, nei nostri cinema dal 30 settembre: