Voto: 5.5/10 Titolo originale: Office Uprising , uscita: 19-06-2018. Budget: $2,500,000. Regista: Lin Oeding.
Office Uprising: la recensione del film horror-comico con Zachary Levi
18/12/2018 recensione film Office Uprising di William Maga
L'attore è l'inaspettato villain 'su di giri' dell'opera estremamente derivativa diretta da Lin Oeding, che vede tra i protagonisti anche Jane Levy e Brenton Thwaites
Se Severance – Tagli al personale del 2006 è stato a lungo il solo slasher a prendere di mira – con iniezione di dark humor tutto britannico – gli impiegati / colleghi di una qualche azienda, negli ultimi tempi sembra esserci stata una vera e proprio fioritura di questo sotto filone del cinema horror, con l’arrivo di The Belko Experiment, Mayhem e Cooties a rincarare la dose di episodi di violenza estrema spruzzata di umorismo più o meno acre sui luoghi di lavoro. Adesso è il turno di Office Uprising, un film che dà una sbirciatina da dietro la scrivania ai suoi illustri predecessori e poi scopiazza i loro report prima di consegnare al capo un lavoro molto simile dal titolo modificato ad uopo.
Nella sede della Ammotech, azienda leader mondiale nella produzione di armi, il consiglio di amministrazione decide di testare una nuova bevanda energetica sul proprio personale, per vedere se è effettivamente in grado di aumentarne l’efficienza. La bevanda ha tuttavia alcuni effetti collaterali imprevisti – trasforma tutti quelli che la bevono in maniaci omicida dagli istinti iper-aggressivi.
Dopo aver saltato la riunione in cui vengono distribuite le bibite, il contabile fannullone Desmond (Brenton Thwaites) torna tranquillamente al lavoro il giorno successivo, solo per scoprire che i suoi collaboratori sono molto più inclini alla lite e a sbalzi d’umore letali. Con l’aiuto di pochi altri amici, per la prima volta nella sua vita, deve così rimboccarsi le maniche per uscire dall’edificio e salvarsi la pelle.
Le influenze di Office Uprising sono davvero lampanti. C’è una dose insalubre di Benvenuti a Zombieland iniettata nella horror comedy ipercinetica diretta da Lin Oeding (Braven — Il coraggioso), col giovane protagonista che ricorda persino nel suo aspetto e nei modi da nerd Jesse Eisenberg. Appaiono inoltre scritte in sovrimpressione – con annessa voce fuori campo – per descrivere alcune “regole” del gioco del perfetto impiegato scansafatiche, un altro aspetto che caratterizzava il cult del 2009.
Ma, come accennato in apertura, non si tratta dell’unico titolo preesistente dal quale gli sceneggiatori Ian Shorr e Peter Gamble Robinson pescano a piene mani. Anche il sublime Impiegati… male! di Mike Judge sembra aver fatto la sua parte nelle ricerche per i personaggi di Office Uprising, così come il tumultuoso Mayhem e l’iper violento The Belko Experiment sono stati senza dubbio saccheggiati senza remore. Soprattutto il sistema di difesa del palazzo e gli esterni somigliano incredibilmente a quelli del film di Greg McLean, una scelta dettata probabilmente dal budget risicato (2.5 milioni di dollari), ma anche sinonimo di estrema pigrizia.
C’è comunque un qualche barlume di originalità sul fondo del barile. I membri dello staff ‘infettati’ non ricadono nella consueta e scomoda definizione di “zombi” e, piuttosto che essere gli scattanti e rabbiosi esseri visti in 28 giorni dopo o in L’alba dei morti viventi di Zack Snyder, sono persone ancora pienamente consapevoli e coscienti di quello che stanno facendo, innescando alcune gag da ufficio estremamente esagerate e imbarazzanti.
Ma il vero punto forte qui è Zachary Levi (Chuck, Shazam!) nei panni del boss – e principale antagonista – Adam Nusbaum. L’attore ce la mette tutta nel ruolo, mostrando reale godimento nell’interpretazione di un villain su di giri. Brenton Thwaites (Titans) è credibilmente ‘sfigato / impacciato’ come Desmond, mentre Jane Levy (La Casa) si limita a essere l’interesse amoroso al momento giusto badass Samantha.
Karan Soni, meglio conosciuto per essere il bistrattato tassista Dopinder nei due capitoli di Deadpool, ripropone invece lo stereotipo dell’indiano vigliacco e goffo, occasionalmente spalla comica, una caratterizzazione trita che stanca molto rapidamente.
Al di là di una manciata di invenzioni visive intelligenti, un ritmo determinato e innaffiato da dosi modeste di sangue e una svolta meravigliosamente pazzoide e inaspettata di Zachari Levi, Office Uprising in definitiva si limita a rimettere in forno una ricetta collaudata, farcendola però degli ingredienti più economici.
Il risultato non può che essere quindi uno straight-to-video innocuo, ma che lascia in bocca il retrogusto amaro della consapevolezza che in altri ristoranti i piatti sono molto più saporiti.
Di seguito il trailer red band originale di Office Uprising:
© Riproduzione riservata