Voto: 5.5/10 Titolo originale: Rebel Moon - Part One: A Child of Fire , uscita: 15-12-2023. Budget: $83,000,000. Regista: Zack Snyder.
Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, la recensione del film di Zack Snyder che chiude il dittico
20/04/2024 recensione film Rebel Moon - Parte 1: Figlia del fuoco di William Maga
Il regista conclude la sua space opera con un terzo atto decisamente 'alla sua maniera', ma è troppo poco e troppo tardi
Durante il lungo epilogo clou di Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice (Rebel Moon – Part 2: The Scargiver) di Zack Snyder, il discusso regista non si limita tanto a strizzare l’occhiolino al suo pubblico, quanto piuttosto ci scuote vigorosamente mentre ci urla nell’orecchio: “Avete capito il riferimento???”.
Il solitario personaggio simile a un samurai (leggi: Jedi), la Nemesis interpretata da Bae Doo-na, si ritrova da sola contro un esercito di sgherri imperiali. Accende i suoi ormai familiari machete incandescenti, che sono essenzialmente delle spade laser di tonalità diversa, e i suoi avversari fanno lo stesso con le rispettive armi.
Questa sequenza sarebbe tranquillamente potuta apparire in uno qualsiasi dei prequel di Star Wars usciti negli anni Novanta e Duemila, o in molti delle serie viste su Disney+ oggi. A parte il fatto che le lame di Nemesis sono rosse, mentre i suoi avversari le usano blu, e quando ne trafigge uno con l’estremità incandescente, sembra che fuoriesca del liquido corporeo (anche se è oscurato, almeno nell’attuale versione PG-13 del film).
In superficie, è tutto decisamente cool, il classico marchio di fabbrica del cinema di Zack Snyder. Ognuno dei numerosi momenti in cui il movimento rallenta fino a fermarsi virtualmente sembra un fotogramma del gioco più venduto per PS5 del prossimo Natale.
Tuttavia, non è semplice superare l’assoluta assenza di significato – o di concreta importanza – di tali immagini. E con questo non si vuole infangare il talento di Bae Doo-na.
Non le viene infatti affidato nulla da interpretare se non il solito cliché dello stoico samurai in cerca di vendetta (che ci viene rivelato solo nella Parte 2 attraverso diversi flashback maldestri e ripetitivi che si susseguono durante la prima ora, cercando tardivamente di offrire profondità ai suoi otto eroi).
Purtroppo, la sequenza non offre nulla al di là di quelle pose da salvare come sfondo per il PC.
Scimmiotta Star Wars perché a Zack Snyder piace l’eleganza dell’iconografia, ma non ha molto di nuovo da dire, né come commento alla saga della Forza né come contrappunto personale a quella galassia lontana, lontana.
Potrà pure invertire i colori usati da George Lucas per differenziare i buoni dai cattivi – ora l’eroe usa il rosso e i cattivi il blu – ma è un semplice vezzo; una lieve distinzione che crea una distanza sufficiente da una proprietà intellettuale della Disney per evitare grossi problemi legali, e che fa cenno alla pretesa che questo universo ‘osi’ di più.
Qui l’eroina sceglie un colore associato al pericolo e alla rabbia. Tuttavia, questo colore non ha però un significato più sottinteso che quello emotivo. Come molte altre cose di Rebel Moon, si tratta solamente di un sacco di suoni e di sfuriate che non significano poi in concreto nulla.
Se siete arrivati fino a questo punto della recensione, probabilmente saprete già se siete d’accordo o meno con questa analisi. Dopotutto, qualche mese fa avete già avuto modo di vedere Rebel Moon – Parte 1: figlia del fuoco (la recensione), oltre ad altri film diretti da Zack Snyder prima.
E proprio come quelli, La Sfregiatrice è diretto da un regista che è a tutti gli effetti un bravo ragazzo e un tipo simpatico con cui collaborare sul set. È innegabile che in tutti i lavori di Zack Snyder ci sia concreta passione, ma l’abisso tra questa passione e la qualità effettiva del risultato finale non è mai stato così profondo come nel caso del progetto Rebel Moon, in cui Netflix e il 58enne hanno preso del materiale che avrebbe faticato a reggere per più di un paio d’ore e lo hanno inutilmente dilatato per durare il doppio suddividendolo addirittura in più volumi.
Ad ogni modo, Rebel Moon – Parte 2 potrebbe comunque risultare il segmento più divertente del dittico per gli amanti della fanta-azione. Dal momento che la struttura del film è palesemente modellata sul classicissimo I Sette Samurai di Akira Kurosawa, non stupisce che ne condivida anche il momento topico, in cui i ronin protagonisti combattono (e in alcuni casi muoiono) per difendere un piccolo villaggio di contadini.
E la seconda metà delle due ore complessive di La Sfregiatrice è costituita quasi esclusivamente da questo scontro, con ogni splash page e postura ispirata alle pagine dei fumetti amorevolmente ‘congelata’ su schermo.
Stranamente, però, nonostante la durata totale più lunga di quella del capolavoro del 1954 (207 minuti), non ci viene mai chiesto di interessarci a nessuno degli eroi che assumono quelle pose mentre uccidono nazisti spaziali a mazzi. Come nella Parte 1, ogni eroe stanco della guerra che arriva nella comunità simil ‘norrena’ che vive sulla luna di Veldt rimane una figurina priva di autentica umanità o di vita.
Sono stereotipi stoici come gli scolpiti guerrieri di 300, solo che qui Zack Snyder non ricorre più alle frasi iconiche uscite dalla mente di Frank Miller, ma sceglie le laconiche battute degli antichi spartani per riempire questi archetipi di umorismo e di personalità (magari sentissimo un qualsiasi “Stasera ceneremo nell’Ade!” …).
Anche con un’intera ora di tempo morto a riempire i primi due atti di La Sfregiatrice, Rebel Moon ne dedica pochissimo per far fare ai suoi personaggi qualcosa di diverso da estesi montaggi in mezzo ai campi, bevute di birra e racconti di storie passate, tutte accomunate dal banalissimo riferimento a “l’impero ha ucciso la mia famiglia”.
Forse l’unica eccezione a questa regola è Kora (Sofia Boutella), che rimane la sola fascista spaziale ‘riformata’ del lotto, ed è ancora perseguitata dai ricordi del suo periodo al servizio dei cattivi, compreso un flashback che rivela ciò che tutti avevano immaginato su di lei nella Parte 1.
Tuttavia, la sensazione di questi dettagli aggiunti resta quella che siano poco più che un riempitivo. È più che altro un gioco di attesa fino a quando i cattivi, guidati dal vile Ammiraglio Atticus Noble (Ed Skrein), arrivano a Veldt apparentemente per rubare il grano di questa comunità, ma ora anche per catturare e crocifiggere il voltagabbana che è riuscito a scappargli (Kora).
Si potrebbe anche ipotizzare che l’interesse di Zack Snyder sia altrettanto superficiale nella prima metà di La Sfregiatrice, con molte delle sequenze agricole e di vita quotidiana su Veldt che assomigliano a un qualsiasi show televisivo degli anni ’90 con generici set di villaggi dove cavalli e comparse pascolano sullo sfondo.
E quando la Parte 2 entra finalmente nel vivo dell’azione, durante il lungo combattimento finale del terzo atto, gli spettatori vengono colpiti da un sovraccarico sensoriale tipicamente snyderiano: violenza eccessiva carica di una sensibilità cinica e provocatoria. Il film sicuramente ne trae beneficio per quel che vale, ma alla fine resta il rammarico perché non ci è stato possibile investire i nostri sentimenti su niente e nessuno, compresi chi impugna le spade laser rosse o quelle blu.
Di seguito trovate il full trailer doppiato in italiano di Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, su Netflix dal 19 aprile:
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