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Titolo originale: Game of Death , uscita: 20-03-2017. Regista: Sébastien Landry.

Recensione dal BIFFF 36 | Game of Death di Sebastien Landry e Laurence Morais-Lagace

15/04/2018 recensione film di Sabrina Crivelli

Quello che a prima vista appare come un 'semplice' slasher che promette un profluvio di sangue e budella si rivela ben più esaltante, fondendo cinico esistenzialismo e inventivi omicidi in sequenza alla GTA!

Talvolta, ci si aspetta un verace film splatter grondante sangue, budella e cervella (già solo per questo encomiabile), e si ottiene assai di più. Questo è il caso di Game of Death di Sebastien Landry e Laurence Morais-Lagace (Polyvalente), che non solo soddisfa le aspettative in termini di gore suscitate fin dal succoso trailer, ma va ben oltre, in un cinico e desolante ritratto esistenzialista, contraddistinto da interessanti scelte estetiche e narrative.

La storia principia un giorno come ogni altro, un gruppo di amici stanno trascorrendo insieme un pomeriggio di sole e per passare il tempo decidono di sfidarsi a un vecchio gioco da tavolo, che Ashley (Emelia Hellman) ha per caso trovato in soffitta mentre stava amoreggiando con il suo fidanzato Matt (Thomas Vallieres). Le regole e le dinamiche non sono molto chiare, è menzionato solamente qualcosa sull’uccidere o essere uccisi. Incuriositi i concorrenti posano ciascuno un dito su un pulsante a forma di teschio, fatto strano, tutti vengono misteriosamente punti e una goccia di sangue di ognuno viene assorbita; viene così attivato uno strano display su cui compare un teschietto e il numero 24, in una grafica che ricorda parecchio le primissime console portatili dei primi anni ’90 (tipo Game Boy). Perplessi e presto stufi di tale intrattenimento, i protagonisti decidono di dedicarsi ad altro, ma dopo poco, con orrore comprendono il vero significato di quanto scritto sulle istruzioni, quando improvvisamente esplode la testa di uno dei giocatori. Terrorizzati, inizialmente pensano a un pazzo che ha sparato allo sventurato a distanza, ma rapidamente si rendono conto che, dopo un breve lasso di tempo, ciacuno dei partecipanti perderà la vita se uno di loro non ucciderà qualcuno. Ciò che segue è una profusione di sangue, in cui verrà rivelata la vera natura di ciascuno, e alcuni degli sfidanti ci prenderanno gusto…

In qualche modo affine nel concept alla base a Beyond The Gates di Jackson Stewart (lì si trattava però di un VHS board game) o al piuttosto mal riuscito The Midnight Man di Travis Zariwnynon, in Game of Death l’idea è però declinata in modo ben differente, non prendendo la via del paranormale, ma procedendo con un cruento realismo. Non ci sono difatti mostri, o fantasmi, o demoni, e la paradossale premessa, un gioco maledetto che ti obbliga a commettere una carneficina, velocemente si muta in straniante slasher, in cui i killer sono involontari, o almeno quasi tutti … Si tratta di una lenta deriva emotiva ben descritta e interpretata dai protagonisti, con un vasto e vario spettro di reazioni ai poli opposti dei quali, da un lato Ashley e Tyler (Erniel Baez Duenas) non riescono ad accettare il terribile tributo necessario, dall’altro Tom (Sam Earle) e Beth (Victoria Diamond) sembrano assai più propensi.

Poi c’è il sanguinoso body count, fulcro centrale nella diegesi ed elemento portante, che scandisce a un ritmo incalzante il succedersi degli eventi. Si tratta di un turbinio di morti e uccisioni, alcune casuali, altre ben più ponderate, catturate con una notevole dovizia di particolari. Così, l’occhio della telecamera indulge su una testa che esplode, per poi seguire il liquido rossastro che si sparge ovunque intorno. Oppure un uomo viene investito e dal suo corpo, separato di netto in due, fuoriescono una profusione di interiora e, per finirlo, colui che guida deve passarci sopra con la macchina più volte, per poi ‘completare l’opera’ in altra maniera. Nulla è patinato o in qualche modo astratto, ogni particolare è curato e realista nell’estetica. Lo stesso vale per i dialoghi, da cui giustamente emergono non solo l’istinto di sopravvivenza, la paura o il senso di colpa, ma anche il timore della punizione. Allora, invece del solito teen horror loffio con un tocco sovrannaturale e infarcito di cliché, iniziano a susseguirsi sequenze dall’alto contenuto gore e più che concrete, in un climax il cui apice è toccato dal momento in cui i superstiti tra i partecipanti al gioco maledetto fanno la loro entrata in un ospedale. Così, in certe inquadrature, in certe movenze di alcuni dei personaggi, sembra quasi di assistere alla più versione molto più violenta di Assassini nati – Natural Born Killers (Natural Born Killers) che un epigono di The Midnight Man. A completare l’opera, si alternano spaesanti inserti digitali mutuati dalla grafica ‘alla Nintendo’ (ma applicati a GTA …), che traspongono le azioni in un videogame, concretizzazioni dell’abulia emotiva di alcuni dei protagonisti. Infine, una sospensione quasi onirica pervade le riprese, ricordando in qualche modo nei movimenti circolari di macchina, come nella fotografia assai rarefatta di certi passaggi, It Follows di David Robert Mitchell.

In definitiva, Game of Death dimostra che, con una regia personale e curata, con uno svolgimento coraggioso e un punto di vista forte sulla realtà che viene descritta, non ha poi tanto importanza lo spunto alla base di un horror, quanto come esso venga sviluppato. E certo Sebastien Landry e Laurence Morais-Lagace sono stati capaci di prendere un’idea in fondo nemmeno troppo originale e trasformarla in qualcosa di unico e conturbante.

Di seguito trovate il trailer ufficiale: