Voto: 6/10 Titolo originale: Galaxy of Horrors , uscita: 01-01-2024. Regista: Marinko Spahic.
[recensione] Galaxy of Horrors, antologia curata da Rue Morgue
21/03/2017 recensione film Galaxy of Horrors di Sabrina Crivelli
Una raccolta di multiformi cortometraggi fanta-horror ci introduce in molteplici incubi spaziali dall'alterna qualità
Le antologie horror stanno vivendo un periodo di grande successo, non v’è dubbio; diversi sono i titoli nell’ultimo quinquennio, da V/H/S, uscito nel 2012 (con due sequel V/H/S/2 e V/H/S: Viral) al “enciclopedico” ABC’s of Death (sempre del medesimo anno e con altrettanti seguiti, ABC’s of Death 2 e ABC’s of Death 2.5), fino a Southbound nel 2015, Holidays nel 2016 e ultimo il tutto femminile XX (la nostra recensione). Dunque, essendo state esplorate diverse possibilità della narrazione a episodi, siano essi lunghi o corti, collegati dalle festività, da un luogo geografico o semplicemente dal genere di chi lo dirige (tutte donne in XX), perché non declinare il format al fantascientifico nella ricerca di nuovi temi aggreganti? Questo sembra il presupposto in nuce a Galaxy of Horrors, curato da Rue Morgue e da Unstable Ground’s Little Terrors Festival, che raggruppa 12 diversi registi per 8 segmenti, tenuti insieme da una cornice.
Silloge di brevi incubi futuristici, il fil rouge è abbastanza labile, più vicino ad essere la giustificazione per una successione di cortometraggi tra loro piuttosto dissimili. Infatti il susseguirsi dei diversi segmenti sarebbe riferibile a video di intrattenimento per un astronauta imprigionato nella sua capsula criogenica da un computer che non risponde ai suoi comandi, obbligandolo a guardare mentre cerca di non essere estromesso dalla sua astronave. Oltre a ciò, l’unico aspetto che accomuna le sottoparti tra loro è quell’aura sinistra, di futuro distopico, che vige nella maggioranza dei film e che richiama vagamente, ma con una nota più immediatamente e tangibilmente orrorifica, quel gusto che intrideva i vari episodi di Black Mirror.
Le idee non mancano certo in Galaxy of Horrors e la selezione è nel complesso più che discreta, ognuno degli otto capitoletti ha qualcosa di intrigante, anche se realizzati con tecniche molto diverse e diversi livelli qualitativi. Il paradossale comunque domina in tutti, suscitando nello spettatore una buona dose di ansia, la medesima che in modo grottesco è ribadita nella finzione filmica e vissuta da un comprensibilmente angosciato Adam Buller, il quale cerca disperatamente di ricordare la password mentre una voce metallica e recalcitrante scandisce il conto alla rovescia della sua esplulsione. Un viaggio spaziale denso di angosce d’altronde è condiviso da due corti: in They will all die in the Space di Javier Chillon un risveglio dal sonno criogenico è foriero di un destino poco auspicabile, mentre in Entity di Andrew Desmond, che ha qualcosa del trip intergalattico di Interstellar di Christopher Nolan in versione decisamente più ansiogena, una donna si trova sospesa a galleggiare nel nulla dopo che la sua navicella spaziale è saltata in aria.
Negli altri frammenti in cui lo sviluppo si suddivide, sono d’altra parte proposti altrettanti paradossi, quelli alla base delle narrazioni più riuscite. Una Terra ormai invivibile è al centro di Eden di Todd Cobery e di Pathos di Dennis Cabella, Marcello Ercole e Fabio Prati. Nel primo una lotta di ribellione imperversa in un paradossale mondo in cui l’uomo non può vivere senza maschera d’ossigeno, il tutto catturato da ipercinetiche riprese in POV vicine all’estetica da videogame. Nel secondo invece, i superstiti sono costretti a vivere in celle metalliche in completo isolamento, l’unica fuga è la realtà virtuale, ma ha un prezzo e se non si hanno i fondi per sostenerlo le conseguenze sono repentine e drammatiche; Forse più innovativo del primo a livello di spunti, in quest’ultimo l’invadente computer grafica inficia in parte il risultato finale. Ambedue però sanno concretizzare gli spettri aleggianti sull’avvenire nostro pianeta, in cui una popolazione in crescita repentina e sempre più inquinante, con apocalittiche possibili conseguenze. Futuri altrettanto inquietanti, seppure di tipo diverso, sono Eveless di Antonio Padovan e Flesh Computer di Ethan Shaftel: nell’uno l’atroce prospettiva di I figli degli uomini (Children of Men) di Alfonso Cuarón viene declinata al femmineo, in una realtà dove le donne sono scomparse da tempo, e a cui viene conferito un tocco comico alla Junior di Ivan Reitman nel tentativo di gravidanza indotta ad opera di uno scienziato in una collaborante cavia. Nell’altro il protagonista accudisce un computer dalle appendici viventi, che vagamente riportano alla mente le surrealistiche e piuttosto disgustose creature di Il pasto nudo (Naked Lunch) di David Cronenberg. Forse più vicino si tutti alla distopia in chiave tecnologica alla Black Mirror è Iris di Richard Karpala, che ci mostra una vendicativa coniugazione dell’assistente personale intelligente (ovvero una Siri un po’ malevola) e che richiama immediatamente Lei (Her) di Spike Jonze, in chiave però meno romantica e più “criminale”. In ultimo, probabilmente il più stridente di tutti in termini di ottica di insieme Kingz di Marinko Spahic e Benni Diez, in cui lo spaccio di una droga allucinogena è combinato a strane forme aliene in un ensemble non del tutto coerente.
Senza dubbio con diffente valore sia registica che contenutistica nelle sue componenti, le sezioni di Galaxy of Horrors hanno in linea di massima un buon livello, seppure spesso palesemente girati con limitate risorse. E’ vero, gli influssi dei molteplici modelli sono tutt’altro che trascurabili e solo per pochi titoli si tratta di qualcosa di del tutto inedito, mai visto. Eppure il cinema attuale attinge spesso dai suoi predecessori e il risultato finale è in ogni caso ampiamente fruibile. In ultimo, grande virtù, le sequenze sono in molti casi inondate di sangue, dalla mostruosa danna mutata e carnivora in Eden al cesario con strumenti decisamente rudimentali di Eveless in gore non si risparmia, né viene imposta una qualsiasi censura nella sostanza come nella forma.
Prodotto dunque d’intrattenimento non privo di ispirazione, Galaxy of Horrors si aggiunge alla ormai lunga lista di antologie horror con una buona dose di merito, essendo capace di declinare lo schema assai funzionante toccando nuovi lidi, quella della fantascienza nella sua accezione più oscura.
Di seguito il trailer ufficiale, così da potervi fare un’idea:
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