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Recensione libro + Intervista | John Carpenter – Il regista da un altro mondo di Edoardo Trevisani

02/07/2021 news di Alessandro Gamma

Un volume che ripercorre la pluridecennale carriera del regista, sceneggiatore e musicista di Carthage attraverso l'esame dei suoi film, ancora oggi attuali e profetici

John Carpenter – Il regista da un altro mondo di Edoardo Trevisani 2021

Nel panorama del cinema fantastico, John Carpenter non ha certo bisogno di grandi presentazioni. I suoi film hanno segnato in maniera indelebile l’immaginario di generazioni di spettatori, anche se le sue opere solo superficialmente possono essere in effetti associate alla fantascienza o all’horror per sé, visto che sfruttano i meccanismi del genere per raccontare i problemi e le contraddizioni della società (di ieri e di oggi).

Il filmmaker oggi 73enne è per carattere un regista fuori dal tempo, o forse in anticipo sui tempi: molti dei suoi film più rappresentativi al momento dell’uscita nelle sale non furono infatti capiti da pubblico e critica, o furono addirittura rifiutati, per essere rivalutati solo in un secondo momento e diventare veri e propri classici. Lo stesso John Carpenter si scontrò notoriamente a più riprese con le regole degli Studios hollywoodiani, finendo per essere riconosciuto come ‘autore’ prima in Europa che in patria.

Un vero e proprio antieroe che ha disseminato il cinema americano di una serie di titoli la cui fama sembra crescere generazione dopo generazione, inarrestabile come le creature mutanti di uno dei titoli sci-fi degli anni Cinquanta a lui tanto cari. Le sue sono opere popolate di protagonisti atipici, che conquistano fieri lo schermo e l’immaginario collettivo con il carisma dei personaggi classici della Hollywood che fu, mentre percorrono paesaggi situati alla frontiera dei nostri peggiori incubi e insicurezze, sospinti dalle note di colonne sonore altrettanto indelebili nella memoria.

John Carpenter – Il regista da un altro mondo di Edoardo Trevisani 2021 (3)Anche se da oltre un decennio si è ritirato dalle scene, John Carpenter resta un punto di riferimento per molti, e lo spirito inquieto che anima il suo cinema non smette di parlarci, obbligando nuovi spettatori e giovani registi a farci i conti.

Quello di John Carpenter è, insomma, un cinema che fagocita i generi e li risputa secondo le direttive della personalissima sperimentazione e dell’intrattenimento, sotto il quale sono sedimentate però le pulsioni, i malesseri e i turbamenti di una società in preda agli spasmi di mutazioni irreversibili, uno sguardo implacabile e spesso sardonicamente feroce sul futuro dell’umanità.

Abbiamo fatto una chiacchierata con Edoardo Trevisani per parlare della genesi di John Carpenter – Il regista da un altro mondo (Edizioni NPE, 14,8×21 cm, brossura con alette b/n, pagg. 234, 14 euro) e della sua passione per il filmmaker di Carthage:

A chi si rivolge il tuo volume?

Il mio libro si rivolge principalmente a chi desidera approfondire la conoscenza del regista, oltre che agli appassionati, ovviamente.

Come mai pubblicarlo proprio ora?

A dire il vero l’idea di dedicare un libro a John Carpenter la coltivavo da parecchio, quando mi è stata offerta la possibilità di pubblicarlo con NPE, non mi sono lasciato sfuggire quest’occasione. In fondo Carpenter è un regista ancora profondamente attuale, anche se ormai sono anni che non gira più.

Quando e come nasce la tua passione per John Carpenter?

È una passione che ho sin da bambino. A 14 anni Jena Plissken era il mio eroe preferito, conoscevo già Fuga da New York e il Seme della follia a memoria. Crescendo, l’ammirazione per i suoi film è crescita con me.

Cosa lo rende così un filmmaker così unico?

Credo che sia innanzi tutto il suo stile, profondamente legato al cinema classico hollywoodiano, ma al tempo stesso portatore di una visione radicale del mondo. Carpenter, come gli eroi dei suoi film, non accetta compromessi , è fieramente “anarchico”, ribelle, lucidamente critico nei confronti della società e del cinema stesso. Sin dai tempi di Dark Star ha sempre avuto le idee precise su come fare cinema e su come comunicare il suo pensiero.

Halloween, da questo punto di vista, è stata una vera bomba: ha rivoluzionato l’horror moderno, da un lato rielaborando la lezione di Alfred Hitchock, dall’altro guardando con consapevolezza ai cambiamenti della società americana. Quel piano sequenza iniziale è qualcosa di sconcertante, ci fa identificare con il Male assoluto, ci rende complici e spettatori dell’omicidio.

Secondo te, Carpenter ha smesso di fare film per sua scelta o per scelta dei produttori?

In un’intervista affermò che girare film era diventato fisicamente troppo faticoso per lui, ma al di là di questo, io credo che oggi il mondo produttivo sia profondamente diverso rispetto a quello degli anni Settanta e Ottanta, quando non solo Carpenter, ma anche tanti altri registi, come Craven, Hooper, Romero, Cronenberg, Gordon, erano liberi di sperimentare, di creare.

Oggi è cambiato tutto: si inventa poco, la voglia di sperimentare è rara, le piattaforme streaming e i film sui supereroi dettano le regole del mercato. E poi pensiamo al politicamente corretto che ha pervaso ogni aspetto del linguaggio cinematografico: pare che la Disney abbia cambiato il nome alla nave di Bob Fett, Slave 1, perché non è opportuno utilizzare la parola schiavo. Se fosse vera una cosa del genere, vuol dire che siamo alla follia pura. Mi chiedo come si possa avere libertà creativa in un mondo come questo. “Un paese libero”, ghignerebbe sarcastico Jena.

John Carpenter – Il regista da un altro mondo di Edoardo Trevisani 2021 (2)Qual è la sua opera più importante e quella invece meno riuscita, e perché?

Credo che La Cosa sia uno dei suoi film più importanti (la recensione). Claustrofobico, profetico, agghiacciante e con degli effetti speciali artigianali che reggono perfettamente il confronto con quelli digitali di oggi. Come ho detto Halloween è un altro film fondamentale, ma accanto ci metterei anche Il seme della follia (la recensione), che trovo geniale per come racconta in maniera critica (e autocritica) la dipendenza del consumatore per i prodotti dell’industria culturale: sostituite i libri di Sutter Cane con le serie prodotte da una qualsiasi piattaforma streaming e il gioco è fatto. Resta solo da vedere quanto tempo ancora resta al genere umano.

Riguardo i film meno riusciti, credo che forse Villaggio dei dannati e Avventure di un uomo invisibile, siano i film più deboli, anche se hanno comunque dei momenti interessanti, ma di certo non reggono il confronto con le opere carpenteriane più celebri.

Cosa pensi della sua carriera da musicista?

I suoi album sono molto belli. Le tracce mi sembrano piuttosto suggestive e sembrano rievocare, ma vorrei dire ancora proseguire, l’opera del regista, però tramite una forma espressiva diversa.

Cosa pensi del nuovo Halloween di Gordon Green? Cosa ti aspetti da Halloween Kills?

Francamente non mi è piaciuto granché. Credo che dopo gli esperimenti di Rob Zombie, ci sia poco da aggiungere alla saga. È uno slasher curato dal punto di vista formale, ma che non dice nulla di nuovo, anzi, è sovraccaricato dal tema femminile strabordante, che appesantisce un po’ tutto e che è chiaramente figlio dell’epoca dei capricci metoo. Ora, che senso ha fare uno slasher “femminista”? Lo slasher puro è già l’esaltazione della donna. È sempre la protagonista femminile che sconfigge l’uomo nero, è scritto nel suo destino. La final girl è più forte e sottomette il male.

Ho come l’impressione che Green abbia sovraccaricato il film con qualche elemento retorico di troppo, ma è anche inevitabile quando sei chiamato a raccontare una storia già vista decine di volte. Andrò a vedere Halloween Kills, ma non mi aspetto niente di nuovo, non credo che sia in questo campo che l’horror possa esprimere qualcosa di importante riguardo il nostro tempo. L’horror dovrebbe essere prima di tutto anticonformista e scomodo, come lo erano certi film di Carpenter e degli altri autori del New Horror, ma di certo non è il caso dell’Halloween di Gordon Green

Di seguito il trailer di La Cosa: