Recensione libro + intervista: Le strade furiose di Mad Max. Filosofia del mondo post-atomico
22/07/2024 recensione film di Sabrina Crivelli
Dal violento universo dieselpunk alla metafora socio-politica di una australianità distopica, dalle implicazioni marxiste e di genere, fino all'animazione giapponese, un saggio che offre una disamina completa e inedita della saga cult milleriana
La saga cult di Mad Max, creata da George Miller, è tornata di recente al cinema con Furiosa: A Mad Max Saga. Questo spin-off, che ruota intorno all’iconica imperatrice interpretata da Anya Taylor-Joy (e da Charlize Theron in Fury Road), ha riportato al centro dell’attenzione il celebre franchise post-apocalittico.
Il protagonista originale, interpretato da Mel Gibson, sia rimasto impresso nella mente degli appassionati di fantascienza, ma il valore della saga di Mad Max si estende ben oltre il semplice intrattenimento. Attraverso una lente estetica e narrativa unica, i film offrono una riflessione sociopolitica tutt’altro che banale.
Dal suo debutto con Interceptor nel 1979, passando per Il guerriero della strada nel 1981 e Oltre la sfera del tuono nel 1985, fino agli ultimi capitoli della serie, l’universo di Mad Max ha profondamente influenzato l’immaginario distopico e sci-fi, permeando diverse forme di cultura popolare.
Le strade furiose di Mad Max. Filosofia del mondo post-atomico, volume curato da Rudi Capra e Antonio Pettierre e pubblicato da Mimesis (€ 15,20, 188 pp.), raccoglie una silloge di contributi che esplorano a fondo la mitologia del franchise ideato da Miller.
Partendo da temi generali come l’attualità della distopia milleriana e la sua resa fantascientifica dell’australianità, il saggio approfondisce le molteplici implicazioni tematiche, estetiche, sociopolitiche e filosofiche della saga. L’analisi si spinge oltre, offrendo letture inedite che includono prospettive marxiste e di genere.
Inoltre, il saggio delinea l’impatto della saga sulla cultura giapponese, evidenziando il ruolo centrale del “guerriero della strada” nell’ispirare la creazione del leggendario Kenshiro.
“Le strade furiose di Mad Max” si presenta come un testo imperdibile per gli appassionati della serie cinematografica e dei film distopici in generale. È altresì una risorsa preziosa per chi desidera approcciare gli studi cinematografici in maniera poliedrica ed esaustiva, fornendo una comprensione più profonda delle molteplici dimensioni che hanno reso i film di Mad Max un cult del cinema contemporaneo.
Abbiamo colto l’occasione per porre alcune domande ai curatori, Rudi Capra e Antonio Pettierre:
Com’è nato Le strade furiose di Mad Max, che cosa ne ha ispirato la stesura e come si colloca all’interno del panorama italiano?
Le strade furiose di Mad Max nasce da un dialogo tra la casa editrice Mimesis e in particolare Jonatan Peyronel Bonazzi, che sentivano l’esigenza di esplorare criticamente un universo complesso come quello milleriano, e noi curatori che abbiamo cercato di dare corpo e anima a questa idea assemblando saggio dopo saggio, esaminando un aspetto dopo l’altro.
E’ il primo saggio in Italia dedicato al cosmo di Mad Max e siamo soprattutto orgogliosi della varietà di prospettive raccolte dal volume, tutte all’avanguardia.
Ad esempio Sansone rilegge la saga in ottica femminista, Bittanti lega petromascolinità e videoludico, Cavallotti contestualizza MM rispetto all’estetica Dieselpunk, poi si parla di economia, identità australiana, crisi dell’urbanità, ecocalissi, tutte tematiche attuali.
Quali pensate possano essere i possibili lettori del vostro saggio?
Non solo gli appassionati e i cultori dell’eroe interpretato da Gibson/Hardy, ma chiunque si appresti a leggere attraverso il cinema la contemporaneità. La nostra convinzione è che nessuna saga cinematografica più di Mad Max abbia colto, e continui a cogliere, gli aspetti fondanti e problematici del contemporaneo nel contesto di una critica latente ma molto acuta ai modelli del vivere e ai forti squilibri che caratterizzano la nostra epoca, tra neoliberismo feroce e crisi ecologica globale.
Da cultori della saga milleriana che cosa ne pensate di Furiosa: A Mad Max Saga e del limitato successo al botteghino dello spin-off?
Già in Fury Road e senza grossi proclami ideologici, Miller aveva promosso a protagonista un’eroina disabile, di cui Max diventa, narratologicamente parlando, un semplice aiutante. Femminilità e disabilità sono due archetipi tradizionalmente schiacciati dalla dominanza di un modello eroico (e supereroico) tendenzialmente patriarcale: l’eroe maschio, giovane, bello, integro.
La vera novità di Furiosa sta nell’adozione di un paradigma narrativo distante dalla tipica laconicità di Miller. Le sequenze più significative di Furiosa sono tutti dialoghi, tra Dementus, Immortan, Jack e la stessa Furiosa, che a fasi alterne discutono il loro ruolo in un mondo devastato e la devastazione irredimibile di quel mondo.
L’insuccesso di Furiosa secondo noi nasce da qui, dal tradimento della regola d’oro dello show, don’t tell in favore di un regime narrativo più esplicito, didattico, che forse risponde alle esigenze di portare in superficie quelle fini dinamiche di critica socio-politica che negli altri episodi rimangono sommerse sotto la patina action.
Una volontà di chiarezza che forse rende più facile il lavoro al critico, ma un po’ più faticosa la visione. Fermo restando che, pur non raggiungendo i livelli eccezionali di secondo e quarto instalment, Furiosa non ci è dispiaciuto.
Il trailer di Furiosa:
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