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Voto: 6/10 Titolo originale: Lizzie , uscita: 14-09-2018. Regista: Craig Macneill.

Lizzie | La recensione del film di Craig William Macneill

07/12/2018 recensione film di William Maga

Kristen Stewart e Chloë Sevigny sono al centro di un biopic troppo libero e sciatto che prova a spruzzare di thriller una vicenda che ormai da tempo non ha più nulla di nuovo da dire

Chloë Sevigny e Kristen Stewart in Lizzie (2018)

Lizzie è un thriller psicologico basato sul famigerato duplice omicidio a colpi di ascia del 1892 della famiglia Borden avvenuto a Fall River, nel Massachusetts. Il film esplora appunto la vita di Lizzie Andrew Borden, concentrandosi sul periodo che ha preceduto il massacro e le sue immediate conseguenze.

I più esperti di cronaca nera e serial killer sanno bene che l’America ciclicamente torna a rivangare su questo celebre e insoluto caso da oltre un secolo. Chi è l’assassino? Quale fu il movente? Dovremmo essere noto ormai, giusto? Sono così tanti i film e programmi televisivi che nel tempo sono stati dedicati alla Borden (non ultimo Il caso di Lizzie Borden / Lizzie Borden Took an Axe, pellicola diretta da Nick Gomez nel 2014 e interpretata da Christina Ricci) che appare francamente incomprensibile come ancora qualcuno potrebbe interessarsi a un altro progetto attinente al soggetto. Non ha grossa importante la chiave che venga usato per raccontare nuovamente la sua storia, non farà certo sembrare la donna più interessante, la conclusione è sempre la stessa. In ogni caso, sfortunatamente ci tocca entrare ancora una volta nella tristemente famigerata casa dei Borden, questa volta assieme al regista Craig William Macneill (The Boy) e lo sceneggiatore Bryce Kass (Il caso Warren Jeffs).

lizzie film posterAll’età di 32 anni, Lizzie Borden (Chloë Sevigny) non è ancora sposata e vive una vita claustrofobica e repressa sotto il controllo dei suoi genitori (padre naturale, madre adottiva, aka Jamey Sheridan e Fiona Shaw). In quanto emarginata sociale non ci sono molte opzioni per lei per quanto riguarda i corteggiatori o le attività extra-curriculari, quindi è reclusa tra le quattro mura dell’abitazione, dove i suoi piccioni domestici sono gli unici a tenerle compagnia. Non sa però che la sua vita presto si sarebbe ulteriormente complicata con l’arrivo di Bridget (Kristen Stewart), la nuova graziosa e giovane domestica analfabeta. Il padre di Lizzie interviene duramente quando vede la figlia e Bridget avvicinarsi troppo intimamente e in modi inappropriati, e questa ulteriore privazione è la classica goccia che fa traboccare il vaso. Lizzie decide di averne abbastanza e le due siglano un legame che sfocia così in un piano diabolico dall’epilogo macabro e inquietante.

La domanda scottante rimane: Lizzie Borden ha ucciso entrambi i genitori perché suo padre ha scoperto la sua relazione omosessuale con Bridget? Ebbene, dal punto di vista storico, l’idea che lei fosse lesbica non è affatto comprovata. Quindi forse esplorare questa strada era esplorare un’altra ragione per il suo movente? Quello che appare evidente è che se il pubblico deve fare affidamento su questa sorta di biopic molto libero per ottenere una qualsiasi risposta, non ne otterrà molte, dato che raramente il film si concentra sulle due figure teoricamente protagoniste. Gli uomini (tra cui c’è anche Denis O’Hare, l’ambizioso zio senza scrupoli) infatti occupano la maggior parte del minutaggio sullo schermo con i loro atteggiamenti orribili e la loro misoginia spinta.

Ok. Gli esponenti del sesso maschile del 19° secolo erano persone tremende, ma si potrebbe andare oltre e concentrarci su quelle che dovrebbero essere le due figure principali qui?

Chloë Sevigny (The Brown Bunny, American Horror Story) è una delle attrici più talentuose e sotto-utilizzate di Hollywood, un talento in grado di ritagliarsi uno spazio per rifulgere all’interno di qualsiasi vicenda con facilità, ma che, in Lizzie, risulta fuori luogo come non mai. Vaga sonnambula attraverso ogni scena come se le sussurrassero le battute all’auricolare o le leggesse sul gobbo. Nulla delle sue performance sembra sincera e, francamente, appare in più di un momento a disagio. Kristen Stewart, d’altra parte, è l’unica che cerca di far funzionare le cose e fa un lavoro superbo con quel poco che le viene dato. In molti la denigrano ancora per la saga di Twilight (non senza ragione sia chiaro), ma il suo percorso scomodo degli ultimi anni (Personal Shopper, Sils Maria) le ha fatto senz’altro guadagnare diversi punti per la buona volontà, un po’ come a Daniel Radcliffe.

lizzie sevigny stewartIn quanto – almeno nelle intenzioni – più film biografico che horror o thriller, gli autori avrebbero dovuto almeno inserirci un elemento che potesse spingere gli spettatori a pagare il biglietto per vederlo (il cast? il movimento #metoo tanto attuale? mah …). Cosa si potrebbe mai imparare dedicando 100′ della propria vita a Lizzie che non si sappia già, peraltro più accuratamente? L’aspetto più affascinante della vita di Lizzie Borden è probabilmente stato il circo mediatico scoppiato intorno al processo che la vide imputata, lei giovane donna di buonissima famiglia, non nell’esplorare questa finta relazione che mira solo a solleticare lo sguardo maschile (per inciso, Chloë Sevigny e Kristen Stewart appaiono entrambe seno al vento).

Quale sarebbe il risultato se fosse stata una donna a occuparsi della sceneggiatura di Lizzie? Differente. Migliore, forse. Quando si tratta di delicate relazioni lesbiche, ci sono alcune lacune che un uomo non può riempire soltanto con la propria immaginazione. In definitiva, questa rilettura – che peraltro saccheggia un po’ il libro Lizzie: A Novel di Ed McBain del 1984 – avrebbe potuto funzionare meglio se non fosse stata così spietatamente deprimente e stranamente poco fedele nei piccoli dettagli, con dialoghi ridotti a sussurri mormorati nel tentativo di creare pathos, ma dagli esiti tanto inefficaci quanto la fotografia virata in seppia che prova a rievocare il periodo storico.

Di seguito trovate il trailer di Lizzie: