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Voto: 6.5/10 Titolo originale: ミスター・ロン , uscita: 22-04-2017. Regista: SABU.

Mr Long | La recensione del film noir di Sabu

22/08/2018 recensione film di Giovanni Mottola

Tra Taiwan e Giappone va in scena la versione moderna di un western antico, dove l'eroe - Chang Chen - è un uomo solo che lotta in nome di nobili valori in via d'estinzione

Difficile non risultare ridondanti usando parole per raccontare un film come questo di Sabu (Miss Zombie), che riesce ad esprimersi appieno senza quasi farvi ricorso. Chang Chen (La battaglia dei tre regni), il protagonista di Mr Long (Ryu san), apre bocca per la prima volta dopo circa trentacinque minuti, per poi sprofondare in un nuovo lungo silenzio. Un silenzio che costituisce l’elemento fondamentale dell’opera, sia perché modella il personaggio principale per contrasto con gli altri con cui viene in contatto, che in ossequio alle intenzioni del regista giapponese (vero nome Hiroyuki Tanaka)assumono la funzione di una sorta di coro greco, sia perché è la chiave per stinteggiare la pellicola presentata in concorso all’ultimo Festival di Berlino dal genere del puro thriller, a cui farebbero pensare trama e inizio, e ridipingerla come una storia toccante sul valore dell’amicizia.

A rendere Mr Long profondo e introspettivo contribuiscono anche i toni misurati con cui sono costruite le scene d’azione e questo risulta chiaro fin dal suo attacco, che ricorda un po’ quello de Le Iene di Quentin Tarantino. Si vede un gruppo di personaggi seduti attorno a un tavolo, intenti a giocare e chiacchierare oziosamente; dal contesto e dai loro discorsi si capisce chiaramente che si tratta di malavitosi. Una scena apparentemente statica che, data anche la tipologia dei personaggi ripresi, vuole infondere nello spettatore la sensazione che si tratti della classica quiete prima della tempesta e che dunque il tutto sia funzionale a creare una tensione destinata a deflagrare con l’azione. La genialità dell’analoga scena nel film di Tarantino del 1992 era proprio lo spiazzamento derivante dal fatto che alla fine non accedeva nulla; qui invece tutto procede secondo copione, nel senso che da lì a poco avverrà un conflitto tra i presenti e il Signor Long.

Ma la sorpresa è che l’azione avviene quasi senza azione: movimenti appena accennati, nessuna arma da fuoco ma soltanto un sobrio coltello: tutto si risolve con un intervento chirurgico del silenzioso sicario. Viene quindi subito rivelata, peraltro con una sequenza marginale rispetto alla storia, la natura del personaggio e così la chiave di lettura di tutto il film. Da Taiwan la scena si sposta poi in Giappone, dove Mr Long viene inviato dal suo capo per una missione, la quale non va però a buon fine, costringendo il sicario a fuggire dalle grinfie della sua mancata vittima. Si ritrova allora, ferito, in una baraccopoli che pare abitata solo dal piccolo Jun (Run-yin Bai). Questi aiuta lo sconosciuto, portandogli qualche vestito e il necessario per nutrirsi. Emerge così la seconda natura di Long, quella di cuoco sopraffino, che allenava nel ristorante del boss taiwanese una volta compiute le missioni per suo conto.

Pian piano Long si ambienta nel nuovo contesto, grazie al fatto che Jun parla come lui il mandarino perché la sua mamma, una ragazza tossicodipendente, è anch’essa di Taiwan. Con gli altri abitanti del luogo Long non può invece comunicare, parlando essi soltanto il giapponese, se non con la sua straordinaria abilità culinaria. Essi lo spingono ad avviare un’attività di cibo di strada, con la quale racimola il denaro necessario per tornare in patria. Nel frattempo, però, ha sviluppato un affetto profondo per il piccolo Jun e per la madre Lily (Yi Ti Yao), la quale grazie al suo aiuto pare uscita dal tunnel della droga. Quando l’armonia sembra definitiva, sia per Lily che per Long il passato torna a chiedere il conto.

Questa circolarità dell’intreccio costituisce l’ennesima dimostrazione della volontà di Sabu di realizzare la versione moderna di un western antico, dove non vi sono violenze gratuite ma tutto è funzionale a una resa dei conti finale, resa doverosa dalla necessità di salvaguardare nobili valori che forse anche la cultura asiatica si sta avviando a perdere come già è capitato a quella occidentale. Lo stile di Mr Long è infatti in controtendenza sia rispetto a quello degli altri personaggi sia rispetto alla debolezza di una società moderna dove il ciclo di creazione e distruzione si ripete a impressionante velocità, come provano la scenografie fatte di rovine e case disastrate. Egli è il cavaliere di una valle solitaria che ha saputo entrargli nel profondo fino a portarlo a scontri la cui verosimiglianza è possibile solo sul piano della rabbia e dell’emozione.

Alla fine ci si rende quindi conto di come il thriller sia scomparso del tutto per lasciare il posto a un dramma umano e sociale circa un senso di solitudine difficile da riempire.

Di seguito il trailer italiano di Mr Long, nei nostri cinema dal 29 agosto: