Titolo originale: 독전 , uscita: 22-05-2018. Regista: Lee Hae-young.
Recensione Sitges 51 | Believer di Lee Hae-young
26/10/2018 recensione film Believer di Sabrina Crivelli
Il regista coreano torna sulle scene con un poliziesco che rivisita liberamente Drug War di Johnnie To dignitosamente, ma senza sorprendere
Dopo un’incursione nel peculiare mystery movie con un mix di paranormale e supereroismo con Scomparse (Gyeongseonghakyoo: Sarajin sonyeodeul) nel 2015, Lee Hae-young è tornato ora dietro alla mdp per dirigere Believer, un più convenzionale poliziesco che guarda a Drug War di Johnnie To come modello, riprendendone degli elementi fondamentali della trama e ricreandone alcune delle sequenze più memorabili, ma al contempo rielaborandolo in un libero rifacimento (è stato adattato a quattro mani da lui stesso e dalla sceneggiatrice di Mademoiselle, Chung Seo-kyung). Seppur non condivida la stessa originalità del precedente horror, il nuovo thriller del regista coreano risulta comunque ottimo intrattenimento, soprattutto per gli amanti del genere.
La storia è incentrata, come nell’originale, sul narcotraffico internazionale, ma sposta l’azione in Corea del Sud, dove un detective della narcotici, Won Ho (Cho Jin-Woong), indaga su un misterioso e spietato boss criminale, Mr. Lee, di cui nessuno però conosce l’aspetto o la reale identità. Si tratta di una questione personale dopo che una giovane informatrice, Soo-jung (Keum Sae-rok) è stata assassinata e il poliziotto, che per lei provava un senso di paterna protezione, si sente colpevole della sua morte. Difficile però è catturare il mandante, ancor più per il fatto che, poco dopo, tutti i capi dell’organizzazione diretta da Mr. Lee vengono uccisi in un’esplosione, che si crede essere ordinata da lui stesso per fare tabula rasa dei suoi contatti (già in passato aveva agito allo stesso modo). Unici a salvarsi sono Oh Yeon-ok (Kim Sung-ryung), una degli ‘alti dirigenti’ che si affretta a offrire la propria collaborazione alle forze dell’ordine solo, per essere avvelenata qualche minuto più tardi, un cane e un giovanissimo affiliato di nome Rak (Ryu Jun-yeol). Quest’ultimo, dopo essere stato catturato, decide di aiutare Won Ho a catturare Mr. Lee durante l’incontro con un nuovo potente socio in affari, Ha-rim (Ju-hyuk Kim), che vuole vederlo di persona e che rappresenta quindi una delle rare opportunità per poterlo stanare. Ne segue la messa in atto di un intricatissimo piano,che prevede scambi multipli di persona, pericolosissime missioni, incursioni in laboratori di stupefacenti in zone remote, sparatorie e molto altro.
Believer non è un film che lascia strabiliati. Nella trama non c’è nulla che sorprenda particolarmente, e non perché si tratta di un remake e non di un soggetto originale (visto che del plot di Drug War, come detto, viene ripresa solo l’ossatura e poco altro), ma poiché è piuttosto prevedibile negli sviluppi e nei colpi di scena, nonostante la ostentata complessità. Si tratta infatti di una macchina narrativa piuttosto articolata, con continui voltafaccia e con inaspettate – almeno sulla carta – svolte narrative che dovrebbero lasciare lo spettatore sulle spine. Così alcuni personaggi che paiono fondamentali, dopo poco decedono, all’improvviso vengono attaccati avamposti del crimine di cui nessuno sa l’ubicazione, e sussiste un continuo gioco delle aspettative deluse per ciò che concerne chi sia il vero Mr. Lee, con diversi candidati al ‘titolo’, esclusi poi rigorosamente uno alla volta. Il meccanismo diegetico ricorda alla lontana, almeno nella costruzione della suspense e della sorpresa finale, I soliti sospetti di Bryan Singer. nemmeno le scene d’azione, d’altra parte, sono magistrali; non siamo davanti a combattimenti che lasciano senza fiato in stile La notte su di noi (The Night Comes For Us) di Timo Tjahjanto. Similmente, non ci sono immagini particolarmente scioccanti e Believer non si sofferma mai in modo morboso sul sangue, sulle carneficine, probabilmente per mantenersi aperto il più possibile ogni canale distributivo.
Tuttavia, da un lato il meccanismo con cui il racconto è costruito è ben congegnato, ha un buon ritmo e crea una discreta tensione, che permette di mantenere costante l’attenzione nonostante le oltre due ore di durata. Dall’altro, la regia di Lee Hae-young è sicura, gli scontri sono comunque ben coreografati, e ci sono un paio di esplosioni a effetto e assalti dei gruppi speciali che fanno bene il loro lavoro. Inoltre, benché a volte il lato tragico e patetico sia un tantino troppo calcato, la rappresentazione dei protagonisti, la performance degli attori principali Cho Jin-Woong e Ryu Jun-yeol è più che adeguata. Anche l’interpretazione eccessiva e manierista di Ju-hyuk Kim del suo personaggio, un boss della droga folle, sadico ed esaltato, se non è forse esattamente plausibile, comunque conferisce certo un piacevole tocco di colore al film. In ultimo, affascinanti sono alcune figure surreali come un ex predicatore dedito al crimine e luogotenente di Mr. Lee o alcuni giovani chimici muti che lavorano in una struttura dispersa tra le saline.
In definitiva, Lee Hae-young nel suo Believer pur senza raggiungere alti traguardi o senza essere in grado di replicare la brutalità dei combattimenti e degli scontri armati di alcuni colleghi, o nemmeno le atmosfere più cupe orchestrare da Johnnie To nella pellicola originale, potrà sicuramente essere fruibile da un più vasto pubblico meno avvezzo alla violenza e propenso all’intrigo.
Di seguito trovate il trailer ufficiale del film, presentato al recente Festival di Sitges:
© Riproduzione riservata