Voto: 6.5/10 Titolo originale: Small Crimes , uscita: 28-04-2017. Regista: E.L. Katz.
Small Crimes: la recensione del film di Evan Katz (su Netflix)
02/05/2017 recensione film Small Crimes di Sabrina Crivelli
Nikolaj Coster-Waldau è protagonista di un riuscito crime drama ammantato di cinismo e ironia dark
Estremamente amaro ritratto del carnevale umano, Small Crimes di E. L. Katz (Cheap Thrills), adattamento dell’omonimo romanzo di Dave Zeltserman, unisce un’ironia dark a un incastro perfetto e una nutrita dose di cinismo.
La produzione originale di Netflix, già disponibile da qualche giorno a catalogo, certo non risparmia quasi nessuno, a partire dal protagonista, un grottesco e disperato antieroe che prova su sé stesso quanto sia difficile per un ex galeotto ripartire da zero. Joe Denton, incarnato dal Nikolaj Coster-Waldau di Il Trono di Spade, ha pagato il suo debito con la giustizia e dopo sei anni di reclusione è finalmente libero di andare.
Il suo proposito è fare ammenda, lui “è cambiato”, lo ripete a tutti, al confessore del carcere ancora dietro alle sbarre, alla madre (Jacki Weaver) e al padre (Robert Forster) quando torna a casa, al procuratore Phil Coakley (Michael Kinney), che lui stesso ha lasciato sfregiato, a un suo collega corrotto (Gary Cole), al boss malavitoso per cui lavorava e al figlio, alla ex moglie; il problema è che nessuno gli crede, tanto meno vuole dargli una seconda possibilità.
Da una parte i genitori, ipocritamente cattolici, gli negano il perdono e gli mentono reiteratamente, dall’altra, più comprensibile, il collega a cui ha inflitto molteplici coltellate su tutto il corpo faccia compresa lo odia, comprensibilmente, e vuole far emergere i crimini per cui non è stato accusato e farlo condannare alla pena di morte.
Tutti meschini e tutti estremamente verisimili, i personaggi si destreggiano come possono nell’estremo squallore delle loro vite, chi volendo cancellare Joe dalla propria esistenza, come la coniuge, chi giudicando paternalmente, chi cercando solo vendetta.
Il fatto è che hanno ragione loro a mal pensare, che sia l’assenza di possibilità di redenzione o solo la natura del protagonista stesso, non sono forse nemmeno trascorse 48 ore dal suo rilascio e questi torna a bere, a drogarsi e compiere le peggiori azioni. Qui risiede lo humor nichilista e tragico, un po’ alla Better Call Saul (serie originale di Netflix e spin-off di Breaking Bad), anche con i migliori propositi non c’è verso che si possa cambiare il proprio destino o la propria essenza e, appena tentato, Joe non resiste un attimo a riprendere le sue antiche abitudini.
Non solo, personaggio che in parte suscita pena, in parte è però contraddistinto da una non trascurabile meschinità, da penitente passa repentinamente a cercare di uccidere un inerme, ricattare, nonché sedurre per i suoi scopi in un rocambolesco succedersi di azioni abiette quanto maldestre: quando si tratta di soluzioni “estreme”, che sia per mancanza di coraggio o perché colto sul fatto, non riesce a concludere nulla. Su ogni suo gesto aleggia un’aura comica, addirittura farsesca, da tragicommedia tinta di turpitudine, in cui tutto va comprensibilmente storto.
Nonostante ciò, c’è anche del buono, poco e a intermittenza, pressoché tutto incarnato dall’infermiera Charlotte Boyd, una Molly Parker in versione decisamente più trasandata e meno fascinosa rispetto al ruolo in House of Cards, ma la cui performance non delude.
La donna, pur sapendo del suo passato si innamora di lui e gli concede una seconda chance; certo, anche lei non è esente dallo squallore che connota ogni elemento filmico, è una gattara solitaria con una casa squallida piena di ninnoli inquietanti, tra cui alcune bambole malformi, ma almeno non è affetta dal medesimo cinismo di tutti gli altri; ciò non toglie che anche la bussola morale della donna non sia esattamente impeccabile, anzi …
Lei, come molti altri, come Joe stesso, agiscono come possono in un vortichìo di eventi funesti, imprevedibili quanto incontrollabili, e come possono cercano di stare a galla e sopravvivere. Con uno sguardo indulgente allora, sono seguiti gli eventi, in uno sviluppo decisamente poco scontato, ogni nuovo tassello si incastra perfettamente, in una struttura che al contempo è dominata da una meticolosa coerenza e trovate all’insegna dell’assurdità.
Ogni volta infatti che la narrazione ha un momento di stallo, che sembra nulla si possa più districare, una nuova comparsa, presentataci in precedenza, ma lasciata in disparte per un buon lasso di tempo, entra in scena in modo pirotecnico, il più delle volte sparando, e la narrazione prende una via nuova e impensabile. Di sicuro il copione, steso a sei mani dal regista con Macon Blair e David Zeltserman, non scarseggia in quanto a inventiva e meticolosità.
A completare l’opera, infine, ci sono diverse sequenze che forniscono un congruo quantitativo di sangue e sparatorie all’insieme, mantenendo sempre quella connotazione truce utilizzata per psicologie e luoghi, tra prostitute seccate con un colpo nel bulbo oculare, inquadrato in primo piano, e cervella che si spappolano sul vetro, che viene inondato da un’esplosione di sostanze organiche rossastre.
Lungi dall’essere un racconto edificante, ma smaliziato e ironico al punto giusto, Small Crimes unisce un’ottima interpretazione dei membri del cast, primo tra tutti Nikolaj Coster-Waldau, a un intreccio intelligente e a un pessimismo cosmico che di certo soddisferà lo spettatore non benpensante.
Di seguito il trailer di Small Crimes:
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