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Voto: 9/10 Titolo originale: AKIRA , uscita: 16-07-1988. Budget: $10,000,000. Regista: Katsuhiro Otomo.

Recensione story | Akira di Katsuhiro Otomo (1988)

03/04/2019 recensione film di William Maga

"La città era ricoperta da una coltre scura e cominciava a sgretolarsi. La gente veniva presa dal panico, quando improvvisamente è apparso Akira, che tornava da noi."

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Si potrebbe cominciare dalle cifre che abitualmente accompagnano le superproduzioni: 9 milioni di dollari di budget, 2.212 scene per un totale di 160.000 disegni di base, 327 colori diversi (di cui 50 creati espressamente per l’occasione). Oppure, meno roboantemente, riportare una significativa affermazione del suo stesso autore: «Sono francamente sorpreso dall’accoglienza che l’Occidente ha riservato ad Akira, perché io mi sono rivolto specificamente ad un pubblico giapponese e non al mondo intero».

Akira otomo poster 30 anniEppure Akira, lungometraggio di animazione associabile al filone cyberpunk di Katsuhiro Otomo approdato nei nostri cinema solo nel 1992 (l’anno di produzione è il 1988), arrivava preceduto dall’aura di film di culto e dai pingui incassi ai botteghini che l’hanno accompagnato proprio in America ed Europa.

Il che ha contribuito a farne crescere il mito e a far sembrare ancora più lunga l’attesa per il nostro pubblico (soprattutto quello composto allora dai giovani e giovanissimi lettori dell’omonimo manga, già pubblicato nel 1990), solo in parte soddisfatta da precedenti anteprime in vari Festival e rassegne. Come ben sappiamo a distanza di 30 anni ormai, le aspettative degli appassionati non furono deluse.

Akira era – ed è – un’opera di rara potenza visiva, una festa per gli occhi, festa macabra e corrusca intrisa di violenza solo parzialmente attenuata da una «finzione nella finzione» come quella dei tradizionali cartoni animati. Completata da una colonna sonora ipnotizzante composta da Shoji Yamashiro ed eseguita dai Geinoh Yamashirogumi da tramandare ai posteri. Va però anche aggiunto che il frastornante finale (ai limiti dell’incomprensibile e rivelatosi differente da quello del manga, non ancora terminato all’epoca dell’uscita nelle sale) nuoce non poco alla sua completa e inattaccabile riuscita. Del resto, sintetizzare le oltre 1.800 tavole del fumetto da cui e tratto non era certo impresa facile.

Lo sfondo su cui si svolgono le intricate vicende della storia originale disegnata e del lungometraggio è quello della Neo Tokio del 2019 (il nostro speciale sui film ambientati in questo preciso anno che stiamo vivendo), una metropoli postatomica risorta dalle devastazioni della Terza Guerra Mondiale. In un panorama urbano un po’ Blade Runner e un po’ Metropolis, dove bande di giovani teppisti motociclisti si affrontano senza esclusione di colpi in sanguinose scorribande mentre la città è in preda a disordini studenteschi e ad atti terroristici. In questo scenario fanno la loro comparsa un gruppo di ‘bambini mutanti’ dalle facce avvizzite, ma dai grandi poteri para normali, soggiogati dal Colonnello a capo di un’organizzazione militare che vuole usarli per impadronirsi del potere.

Anche uno dei teppisti, Tetsuo, che nel frattempo si scopre dotato di fantastici poteri a sua volta, viene rapito dai militari e così, il suo amico Kaneda, aiutato dalla graziosa Kay e da un manipolo di «resistenti», si mette sulle sue tracce. Le varie piste conducono al misterioso Akira, sorta di super mutante dagli incredibili poteri e dalla forza distruttrice e per questo tenuto nascosto nel sottosuolo in ibernazione. L’ambizione di Tetsuo, che si scopre ogni giorno più potente, lo porterà a uno scontro finale col temibile avversario, che si risolverà in una nuova esplosione di energia capace di annientare tutto e tutti. E dalla quale, forse, tutto e tutti, ricongiunti in un’unità mistica, potranno infine risorgere.

akira otomo 1988Akira è un’abile miscela di citazioni cinematografiche più o meno esplicite. Dai più evidenti rimandi al già citato capolavoro di Ridley Scott, a Rollercoaster – Il grande brivido, a Mad Max e 2001 Odissea nello spazio (soprattutto la conclusione ‘filosofica’), a quelli più nascosti come Easy RiderFragole e sangue (il ribellismo dei campus), Akira esplode come una pellicola sulla violenza e la vertigine urbana sublimate in un iperrealismo estetizzante (dalle forme avveniristiche delle motociclette ai plastici schizzi di sangue), ma è anche un apologo sul disagio giovanile e sull’amicizia che pure in quel disagio può fiorire.

Akira è però anche un’opera animata di grande tecnica, vera e propria pietra miliare – e di paragone – per tutto quanto sarebbe arrivato dopo (ricordiamo l’innovativo utilizzo della CGI e della tecnica del pre-recording, per far combaciare doppiaggio e labiale dei personaggi a produzione ancora in corso). Il film diretto da Katsuhiro Otomo è tuttavia soprattutto inquietante.

Quei ragazzini che uccidono, stuprano e si drogano con estrema facilità (ma il manga è ancora più crudo del film) sono duri da digerire. A maggior ragione, se a proporceli è un «media» come il cartoon e non le quotidiane cronache televisive. L’opera di Katsuhiro Otomo, evidentemente destinata a un pubblico adulto e consapevole, anticipa drammaticamente – e nichilisticamente – un ipotetico futuro non troppo lontano, ma è al tempo stesso una dolorosa metafora su di una generazione e su di un popolo, quello giapponese, che resta – ad oggi – l’unico ad aver conosciuto davvero sulla propria pelle le conseguenze di un conflitto nucleare.

E i ‘bambini paranormali’ di Akira, dalla faccia avvizzita come vecchi novantenni, portano palesemente su di sé tutto l’orrore nato a Hiroshima e Nagasaki.

Se il finale non vi è del tutto chiaro, vi rimandiamo al nostro approfondimento in merito.

Di seguito il trailer italiano: