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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Holy Motors , uscita: 02-07-2012. Budget: $4,000,000. Regista: Leos Carax.

Recensione story: Holy Motors di Leos Carax (2012)

22/11/2021 recensione film di William Maga

Dopo oltre un decennio, il regista francese tornava al lungometraggio con un film bizzarro e autoriale, impregnato di filosofia e satira, guidato dal mattatore Denis Lavant

holy motors film 2012 levant

Lontano dalla regia di un lungometraggio da Pola X del 1999, l’ineffabile Leos Carax sceglieva di tornare sulle scene e recuperare il tempo perduto nel 2012 con Holy Motors, una fuga metafisica in cui un mutevole protagonista cambia forma attraverso le sfumature della condizione umana che al tempo è stata – inevitabilmente – acclamata da alcuni come un capolavoro visionario e rivoluzionario e liquidata da altri come un derivato guazzabuglio di immagini eccentriche.

In effetti, il ritorno di Leos Carax potrebbe essere meglio descritto come un ‘film portmanteau‘. Si tratta indubbiamente di un lavoro ambizioso, ed è difficile immaginare qualcuno che nessuno spettatore sarà solleticato da almeno uno dei suoi segmenti. Nel complesso, tuttavia, Holy Motors naufraga a causa della trasparenza delle sue pretese di risonanza filosofica, mentre i cenni a Jean Cocteau, Luis Buñuel e Georges Franju (tra gli altri) lo fanno sembrare un generico titolo riconducibile al neo-surrealismo piuttosto che un’opera veramente originale.

Il regista stesso appare in un preludio spiccatamente lynchiano nei panni di un uomo che trova un cinema dietro il muro della sua stanza. La narrazione vera e propria inizia quindi con un certo Monsieur Oscar (Denis Lavant) che sale su una limousine bianca per iniziare la sua giornata di lavoro. Apparentemente è un ricco banchiere – ma, mentre viene depositato al primo di una serie di “incontri”, ci rendiamo conto che Oscar non è una persona in particolare.

Nel corso della giornata, assume infatti vari ruoli, tra cui un mendicante, un assassino e la sua vittima döppelganger, e il leader di una chiassosa band di fisarmonicisti rock. Interpreta anche uno specialista di motion capture che esegue una audace danza sotto la luce ultravioletta, e Merde, la grottesca creatura goblin già vista nell’antologia Tokyo! del 2008.

Mentre Oscar viene portato in giro per Parigi dalla sua misteriosa assistente Céline (Édith Scob), arriviamo rapidamente alla premessa di Holy Motors: ogni uomo nel suo tempo recita molte parti e indossa altrettante maschere.

Il film indossa sempre più sfacciatamente allora il suo intento filosofico, la sua tendenziosità compensata dall’anarchica grazia chaplinesca di Denis Lavant. A seconda delle sembianze assunte, può essere distaccato ed enigmatico; oppure, nell’episodio Merde, feroce e abietto. Questo episodio è il più sgradevole, una farsa sub-felliniana in cui Merde rapisce una modella (Eva Mendes) e la porta nella sua tana sotterranea.

A volte, tuttavia, Holy Motors raggiunge un’intensità ipnotica: in particolare, la sequenza in motion-capture, che è ipnotizzante fino a quando leos Carax non introduce i mostri in CGI, consapevolmente pacchiani.

Ma per la maggior parte del tempo, il regista tende troppo visibilmente alla risonanza poetica – e quando esprime i suoi temi in una canzone, l’effetto è goffo, come nella ballata di chiusura (opera di Leos Carax stesso e Neil Hannon) cantata da Kylie Minogue, che interpreta un altro passeggero della limousine.

Visivamente, Holy Motors è formidabile: i due direttori della fotografia fanno di Parigi un luogo dei sogni dall’atmosfera strana. E Denis Lavant è enormemente imponente nella sua versatilità alla Lon Chaney. Nel complesso, questo è un film pieno di idee, ma manca della grazia del Surrealismo ‘in buona fede’; perdendo l’aura del genuinamente, ineffabilmente bizzarro, alla fine rimane soltanto una eccentricità esclusiva e consapevole. Che non è poco, sia chiaro.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Holy Motors: