Voto: 7/10 Titolo originale: The Serpent and the Rainbow , uscita: 05-02-1988. Budget: $11,000,000. Regista: Wes Craven.
Recensione story | Il Serpente e l’Arcobaleno di Wes Craven
29/04/2019 recensione film Il serpente e l'arcobaleno di William Maga
Nel 1988 il regista americano rileggeva in chiave dantesca, imbevendole di folklore e misteriosi rituali, le brutali vicende politiche di Haiti
Alla sua uscita nei cinema nel 1988, venne salutato come un horror di routine, senza particolari pregi o qualità e presto dimenticato dai più, poco visto e poco apprezzato anche dagli addetti ai lavori. Il Serpente e l’Arcobaleno (The Serpent and the Rainbow) è invece uno dei film più importanti di quel finale di decennio.
Più che un semplice ‘autore del terrore’, per quanto sovversivo e geniale, il Wes Craven del tempo sembrava infatti un etnologo partito alla caccia di incubi politici con cui provare a rovesciare alcuni luoghi comuni dell’immaginano vigente, affiancato nel compito da colleghi del calibro di George A. Romero, David Cronenberg e John Carpenter, tornati sulle scene proprio quello stesso anno rispettivamente con Monkey Shines, Inseparabili ed Essi vivono. Tutti registi con la voglia di dimostrare che era il cinema della paura quello più capace di toccare le con tradizioni epocali del tempo e di assestare alcuni riuscitissimi manrovesci all’ottusità di quelli che avrebbero voluto illudere la gente di vivere nel migliore dei mondi possibili.
Dopo aver inventato con il Freddy Krueger di Nightmare – Dal Profondo della Notte quello che è probabilmente il boogeyman più emblematico di tutti gli anni Ottanta e dopo il mezzo passo falso (su commissione) di Dovevi essere morta (1986), con Il Serpente e l’Arcobaleno il filmmaker di Cleveland sposta il suo sguardo dai territori psichico-onirici a quelli socio-folklorici, con risultati davvero sorprendenti.
L’azione si svolge ad Haiti, durante gli ultimi giorni della sanguinosa dittatura di ‘Baby’ Doc Duvalier, mentre i Tonton Macoute (la polizia segreta del regime) scatenano la loro feroce repressione, con la popolazione che si riversa per le strade nel tentativo di scansare la paura attraverso il rito collettivo della danza.
L’Haiti di Wes Craven assomiglia molto da vicino a un girone dantesco. Marielle Duchamp (Cathy Tyson), camice bianco da psichiatra e magliettina azzurra è la Beatrice di questa bolgia infernale. Dennis Alan (Bill Pullman), ricercatore di Harvard stipendiato dalle multinazionali farmaceutiche è invece l’intruso col volto da yankee venuto da lontano per esplorare i misteri dell’altro mondo.
In mezzo a sciamani, stregoni, mostri e serpenti i due vivono una rapinosa love story ‘prima della rivoluzione’, un pò come Mel Gibson e Sigourney Weaver in Un anno vissuto pericolosamente (1982) o come Nick Nolte e Joanna Cassidy in Sotto tiro (1983). Ma con una differenza: Wes Craven non persegue né lo struggente romanticismo di Peter Weir né la brusca secchezza narrativa di Roger Spottiswoode. Preferisce ritrovare anche nel clima caliente dei Caraibi i suoi fantasmi di sempre, la necrofilia, la necrofobia, l’orrore della sepoltura e il ritorno dalla morte.
Così, in Il Serpente e l’Arcobaleno immerge la sua Haiti in una penombra limacciosa color fango e tabacco e né legge gli ultimi giorni di Duvalier con una frenesia stilistica che ricorda da vicino il ritmo ossessivo di certi canti voodoo. Tamburi nella notte. Tam tam frenetici e monotoni. Fuochi e cimiteri. E poi allucinazioni, maledizioni, mutilazioni, torture.
In una terra che è «all’80% cattolica e al 110% voodoo” e in cui anche le divinità delle due religioni coincidono e si confondono, il regista americano documenta la brutalità di un regime che proprio sulle credenze e i rituali religiosi fondava gran parte del suo potere e gli orrori di una polizia segreta che condanna alla «zombificazione» i dissidenti e gli oppositori.
Alternando scene della vita quotidiana dell’isola (il matrimonio, il mercato, il combattimento dei galli, la festa, la processione con i ceri verso le rovine del santuario antico al crepuscolo) a vere e proprie ‘sequenze incubo’, Wes Craven costruisce un delirio visivo turgido e baroccheggiante che si conclude non a caso con la precipitosa fuga di François Duvalier e con la festa notturna degli haitiani che inneggiano alla rivoluzione. Anche se forse – avverte una didascalia – il terrore non è del tutto finito.
Di seguito trovate il trailer internazionale di Il Serpente e l’Arcobaleno:
© Riproduzione riservata