Voto: 7/10 Titolo originale: Flesh + Blood , uscita: 30-08-1985. Budget: $6,500,000. Regista: Paul Verhoeven.
Recensione Story: L’amore e il sangue di Paul Verhoeven (1985)
05/02/2020 recensione film L'amore e il sangue di William Maga
Rutger Hauer e Jennifer Jason Leigh erano i protagonisti di una iperrealistica favola rinascimentale sanguinaria e tenera, che confermava il talento del visionario regista olandese
Dopo tanti Medioevi prossimi venturi, nel 1985 si faceva finalmente un salto all’indietro nel secoli, in quel Rinascimento luminoso e violento che il cinema d’avventura aveva cominciato a frequentare sempre meno volentieri. Ci voleva un olandese, seppure trapiantato a Hollywood, per riportarci davanti agli occhi i colori, i paesaggi, le storie del nostro Cinquecento: il regista di L’amore e il sangue (ma il titolo originale, Flesh and Blood, ‘la carne e il sangue’, suona decisamente meglio) è infatti quel Paul Verhoeven noto anche In Italia per aver diretto film solo due anni prima l’interessantissimo II quarto uomo (la recensione).
Pare che il regista sognasse di fare il film da almeno tredici anni, da quando cioè girò per la televisione olandese un serial di ambiente medioevale (si chiamava Floris) per ragazzi. L’attesa gli è giovata: all’insegna di un iperrealismo fragoroso e potente, che ci restituisce quasi il fetore di quelle lontane contrade di guerra, Paul Verhoeven ha costruito con L’amore e il sangue una favola sanguinaria e tenera insieme, che si può gustare come un kolossal domenicale dei bel tempi andati.
Convince meno, semmai, il riferimento alla ‘moderna barbarie’ di cui parlava all’epoca nelle interviste di presentazione, come se quel Cinquecento acre e crudele fosse uno «specchio distante» nel quale riflettere la nostra contemporaneità.
L’estetica delle armature e degli spadoni è un po’ quella del Macbeth di Roman Polanski (1971), le scene di massa vengono da Excalibur di John Boorman (1981), la descrizione dell’umanità cenciosa e negletta ricorda L’Armata Brancaleone di Mario Monicelli (1966): ma il cineasta olandese ci mette di suo un forte senso dell’immagine, il gusto del dettaglio brutale, il piacere dell’eccesso scenografico.
Sin dalle prime battute, infatti, L’amore e iI sangue è tutto un delirio sonoro di alabarde e archibugi, di elmi arrugginiti e di corazze spezzate, di urla e di lamenti.
I nobili Arnolfini, padre (Fernando Hilbeck) e figlio, hanno assoldato una banda di mercenari per riprendersi la città che li aveva banditi, e ora, sotto quelle mura bagnate dal sangue, si scatena l’attacco conclusivo. Luridi e infoiati, ma implacabili guerrieri, i ‘lanzichenecchi’ travolgono le ultime difese avversarie e s’abbandonano al loro sport preferito: il saccheggio. Ma sono così ingordi che finiscono con lo scatenare l’ira del vecchio Arnolfini, il quale non trova di meglio che sbatterli fuori dalle mura.
Comincia cosi l’avventura di Martin (Rutger Hauer) e dei suoi compagni d’arme e di bisboccia attraverso un Rinascimento lambito dal flagello della peste. Guidata spiritualmente da un prete ciarlatano che si fa chiamare cardinale, quella banda di soldati straccioni sballottata nel calderone della Storia vaga per colline e pianure in cerca della grande rivincita. Che arriverà quasi subito. Durante una delle loro scorribande i mercenari rapiscono la graziosa principessa Agnes (Jennifer Jason Leigh), promessa in sposa al giovane Steven Arnolfini (Tom Burlinson). Il bello è che lei ci prende gusto a essere trattata da «preda di guerra» (durante l’immancabile stupro ha rovesciato le parti, facendo fare una figuraccia al prode Martin) con grande scandalo del nobile, che ne segue le tracce per liberarla dalle grinfie dei banditi.
Come da manuale, la resa del conti avverrà all’alba sugli spalti di un maniero infettato dalla peste e cosparso di cadaveri putrescenti. Ma non sarà un vero e proprio duello: Agnes, incerta tra il Sesso e l’Amore, sceglierà infine Steven, mentre Martin, uscito indenne dalle fiamme e dall’epidemia, s’allontanerà solitario col fedele spadone.
A parte il finale azzardatamente ‘ipertecnologlco’ (Steven, da buon discepolo di Leonardo Da Vinci, inventa lì per lì un marchingegno degno di Luca Ronconi, capace di innalzarsi sopra i torrioni del castello assediato), L’amore e il sangue offre rigorosamente tutto ciò che promette: duelli cruenti, emozioni forti e sesso in quantità. È una volgarità scintillante e visionaria quella che Paul Verhoeven imbandisce per il suo pubblico, prendendo le distanze sia dai poemi cavallereschi che dalle contaminazioni astratte alla Conan il barbaro.
Ma attenzione: anche in mezzo alla carneficina — sembra dirci infine il regista — scocca talvolta la scintilla della compassione umana. SPOILER. Quando, spossata dalla malaria e dall’umidità, la prostituta Celine (Susan Tyrrell) darà alla luce un bambino già morto, i compagni si raccoglieranno intorno a lei, le faranno sentire il loro ruvido calore e seppelliranno con amorevole cura, dentro un barilotto sfondato, quel figlio di mercenari.
Una parentesi di grande cinema. E la dimostrazione di un talento capace di mantenersi miracolosamente in bilico tra morale e abiezione, senza sprofondare né nell’una né nell’altra.
Di seguito il trailer internazionale di L’amore e il sangue:
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