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Titolo originale: Sturmtruppen , uscita: 20-12-1976. Regista: Salvatore Samperi.

Recensione story | Sturmtruppen di Salvatore Samperi

15/01/2021 recensione film di William Maga

Nel 1976, Renato Pozzetto, Massimo Boldi e molti altri cabarettisti erano i protagonisti di un cinecomi ante litteram all'italiana, ispirato alle satiriche strisce a fumetti di Bonvi

sturmtruppen film 1976 cochi e renato

Miti a testa in giù e molte franche risate all’ombra ghiaccia dell’assurdo sono gli ingrediente del cinecomic ante litteram tutto italiano che Salvatore Samperi (Grazie zia, Malizia) trasse dalle famose e spassose strisce a fumetti di Bonvi, al secolo Franco Bonvicini (che, tra l’altro, si ritagliò un cameo nei panni di un carcerato), l’omonimo Sturmtruppen, uscito nei cinema nel 1976.

Già dai titoli di testa (la sceneggiatura è firmata da Renato Pozzetto con la collaborazione del fidato Cochi Ponzoni) s’intuisce però che a dare vitalità all’operazione ha contribuito un ensemble in sintonia con uno spirito da cabaret tanto surreale quanto feroce: i già citati Cochi e Renato e gli amici Teo Teocoli, Felice Andreasi, Lino Toffolo, Massimo Boldi, nonché Enzo Jannacci che si occupò personalmente delle musiche della scorrevole colonna sonora.

Sturmtruppen.jpgIntraprendendo la non facile operazione di trasferire su pellicola il lavoro monodimensionale di Bonvi, grottesca satira dell’idiozia della guerra riassunta nel militarismo teutonico, Salvatore Samperi – assai più a suo agio nel buffo che nell’erotico-borghese di cui era diventato cantore – mantiene il ritmo di Sturmtruppen sul piano dello sketch a ripetizione, sostituendolo, come misura metrica e stilistica, alla striscia disegnata.

E, dopo un inizio un po’ faticoso, il film acquista una sua carica, sparando contro i luoghi comuni della guerra (ma spaziando anche, quasi con un processo di straniamento brechtiano, intercalando ferocemente la realtà italiana dell’epoca) e contro l’esercito delle idee fisse di cui è lampante esempio l’anticomunismo del generale cocainomane (un Cochi in splendida forma) che gioca a impiccare il fantoccio di Carl Marx.

Con l’ausilio dei personaggi fissi (il sergente ottuso disegnato con spirito da Andreasi, il capitano omosessuale tratteggiato con ironia da Teocoli, le reclute, a tratti irresistibili, di Toffolo e Pozzetto, il sogno femminile incarnato a più riprese da Corinne Cléry), Sturmtruppen innesta brani autonomi, come quello divertentissimo dell’ospedale da campo, e un finale grintoso dove il Milite Ignoto, portatore di pace dal Cielo, si troverà di fronte al “No” del Pontefice. La guerra continua, allegria.

Anche se non tutto di prima mano, Sturmtruppen merita attenzione e rispetto perché si erge come un prodotto atipico rispetto al cinema italiano di quegli anni, poco propenso a sperimentare. Cosicché, a patto di lasciarsi guidare dal nonsense del motore (ma la prima assurdità è la guerra …), lo spettatore trova una manciata di gag la cui differenziata ispirazione (ora plateale, ora èlitaria e indiretta) assicurano uno divertimenti interpretabile in più chiavi. L’amante dei rimandi non potrà fare a meno di citare Mash, ma il professionismo a orologeria di Robert Altman cede qui il passo a un voluto goliardismo di immediata simpatia e di incalzante ritmo, la cui ultima rifinitura è fornita dalla fotografia di Giuseppe Rotunno.

Gonfiando i palloncini della satira con lo stile a loro più proprio, Renato Pozzetto, Cochi Ponzoni, Lino Toffolo e gli altri si passano spiritosamente la mano in un mezzo – il cinema – che teoricamente non sarebbe loro, ma di cui si impossessano con alcuni guizzi di originalità che il regista poi ricuce con qualche morsicata satirica che sembra inconsueta a chi l’ha conosciuto sul versante malizioso. Il tutto, senza prendersi troppo sul serio, ma invitando il pubblico a giocare, tagliando a fette, in orizzontale e in verticale, fantocci e incubi collettivi e personali. Un transfert che scorre sul versante del comico, toccandolo in molte delle sue sponde. Assaggiatelo, diverrete amici.

Stroncato quasi unanimemente al momento dell’uscita nei cinema (e rivalutato in seguito), ne venne non soltanto fatta una parodia già nel 1977 con Kakkientruppen di Marino Girolami, ma addirittura lo stesso Salvatori Samperi – e buona parte del cast originale – ci riprovarono nel 1982 con un sequel, Sturmtruppen 2 – Tutti al fronte, assai più fiacco.

Di seguito una scena di Sturmtruppen: