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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Friday the 13th , uscita: 11-02-2009. Budget: $19,000,000. Regista: Marcus Nispel.

Recensione story | Venerdì 13 di Marcus Nispel

13/12/2019 recensione film di Francesco Chello

Nel 2009 arrivava nei cinema il film con Trevis Van Wikle, Jared Padalecki e Amanda Righetti, reboot dall'alto bodycount e con un Jason Voorhees scatenato

Venerdì 13 (2009) jason film

Oggi è venerdì 13 (dicembre 2019). Di certo non una data come le altre per gli appassionati horror (ma non solo). Una data del genere porta inevitabilmente a pensare a Crystal Lake e, soprattutto, Jason Voorhees. La saga di Friday the 13th conta ad oggi ben 12 capitoli (inclusi un crossover e un reboot), realizzati tra il 1980 ed il 2009. Negli ultimi anni si è più volte parlato di un nuovo progetto puntualmente rimandato, lo stop è legato anche ad alcune beghe legali. Dopo l’ultimo capitolo, Sean S. Cunnigham e Victor Miller – rispettivamente, regista e sceneggiatore del primo film del 1980 – hanno iniziato una battaglia legale per stabilire chi dei due detenesse i diritti del film. Diritti che inizialmente sono stati attribuiti a Miller, con Cunningham impegnato in un lungo ricorso che ha contribuito alla fase di stallo in cui il franchise si trova da dieci anni. La corte d’appello dovrebbe prendere una decisione finale tra febbraio e giugno 2020, che potrebbe segnare la svolta che tutti ci auguriamo.

venerdì 13 film poster 2009Dieci anni, quindi, sono trascorsi dall’ultimo capitolo. La saga di Venerdì 13 è ferma al reboot del 2009. Un decennale che ci offre l’occasione di ricordare un film, quello diretto da Marcus Nispel, probabilmente sottovalutato. E quale miglior modo di celebrare un venerdì 13 se non quello di parlare di un Venerdì 13?

Il decennio horror (e dintorni) 2000 – 2010 è stato contraddistinto da una inarrestabile remake mania. Non che dopo si sia persa l’abitudine, ancora oggi i remake arrivano con cadenza più o meno regolare, ma in quegli anni la tendenza sembrava quasi fuori controllo, una corsa a rifare più o meno qualsiasi cosa. Ci sarebbe molto da dire e da approfondire, non è questa l’occasione per analizzare il fenomeno ed i suoi risultati nel dettaglio, un fenomeno che ha avuto sia aspetti negativi che positivi.

Tra le note liete c’è sicuramente il fatto di aver propiziato il ritorno dei boogeymen moderni. Un ritorno, a seconda dei casi, non sempre riuscito ma che era doveroso quanto meno tentare, fosse solo per l’importanza storica dei personaggi in questione e l’affetto del loro fanbase. Penso a Leatherface, Michael Myers, Jason Voorhees e Freddy Krueger, per citare i fantastici quattro.

Personaggi che tra gli anni ’70 e (prevalentemente) ’80 sono saliti prepotentemente alla ribalta come “mostri” di nuova generazione e che nei successivi quarant’anni, a suon di sequel, si sono trasformati in icone classiche al pari di giganti del passato come Frankenstein, Dracula o l’Uomo Lupo. Come dicevo, a prescindere dai risultati qualitativi e commerciali, del gradimento personale che ognuno di noi può avere, è sicuramente un bene che certi nomi ritornino ciclicamente ad allietare le visioni degli horrofan, rimpolpando il proprio mito.

Così come era accaduto ai sopracitati Frankenstein o Dracula, che dopo i gloriosi cicli della Universal degli anni ’30 e ’40 hanno poi vissuto una seconda epoca d’oro grazie alla Hammer negli anni ’50 e ’60, per poi essere riproposti e rielaborati decine di volte negli anni successivi, allo stesso modo era giusto riportare alla vita cinematografica questa seconda generazione di mostri oramai altrettanto classici.

venerdì 13 film 2009 Julianna Guill, Travis Van Winkle e Aaron YooIl reboot di Venerdì 13 arriva con calma, dopo che il mercato era già stato sondato dai successi commerciali di Non Aprite Quella Porta del 2003 (che porta a un prequel nel 2006) ed Halloween – The Beginning (con sequel in uscita sempre nel 2009), anticipando di un anno la release dell’ultimo Nightmare, probabilmente il meno riuscito del lotto. Il ritardo è dovuto anche ad una questione di diritti, sempre loro. Diritti detenuti dalla New Line, che propone una partnership alla Platinum Dunes di Michael Bay, Andrew Form e Brad Fuller, già artefice di quel Non Aprite Quella Porta che si era rivelato un ottimo successo commerciale e che, in qualche modo, era stato lo spartiacque di questo filone rielaborativo.

Il problema è ottenere il consenso dalla Paramount Pictures, che aveva mantenuto i diritti del franchise fino al 1989, anno di Venerdì 13 parte VIII – Incubo a Manhattan, e che di fatto aveva ancora la proprietà intellettuale di materiale che sarebbe dovuto finire nel reboot. La Paramount non ne vuole sapere di farsi da parte, così viene fatta salire a bordo per una produzione congiunta con Platinum Dunes e New Line, si arriva ad un semaforo verde che porta all’inizio delle riprese avvenuto, manco a dirlo, venerdì 13 giugno 2008.

Il nuovo Venerdì 13 funge da vero e proprio restart per la saga che aveva trovato il suo epilogo nel lontanissimo futuro – da cui era chiaramente impossibile ormai proseguire o tornare indietro – del folle (e divertente) Jason X, decimo capitolo del 2001, nonostante avessimo poi avuto il piacere di rivedere Jason nell’evento crossover Freddy Vs Jason, del 2003, in cui se le suonava di santa ragione con l’illustre collega dal guanto artigliato. Nonostante il titolo, il progetto non può essere un remake del film diretto da Sean S. Cunningham (che qui compare anche come produttore esecutivo) nel 1980; non può per il semplice fatto che in quel film Jason Voorhees non c’è (se non nei racconti ed in un’indovinata apparizione onirica), mentre il franchise è chiaramente identificabile col suo protagonista, i fan vogliono Jason, è lui il loro beniamino. Serve, appunto, un reboot.

Un film che prende ispirazione da più capitoli della serie (i primi, perlopiù) senza rifarne uno in particolare, da cui pesca e rielabora elementi consolidati e riconoscibili, in modo da crearsi una strada sua capace di essere, allo stesso tempo, fedelissima alle regole non scritte della serie (omaggiata in molteplici occasioni), ma anche fresca e in qualche modo innovativa.

Venerdì 13 (2009) america olivoFrammenti di una mitologia con cui c’è familiarità, a cominciare dal primo prologo (di due, che ne fanno una delle introduzioni pre credits pù lunghe di sempre per un horror) in cui compare la mitica mamma Pamela (affidata a Nana Visitor, la Kira Nerys di Star Trek: Deep Space Nine), che riprende la scena finale del primo film originale. Passando per Jason che indossa inizialmente un sacchetto di juta, così come faceva in Venerdì 13 parte II – L’Assassino ti siede accanto, a cui ci si ispira anche per l’aspetto unmasked (insieme ad elementi del look di Venerdì 13 – Capitolo Finale, il quarto della serie) che include le ciocche di capelli rossicci.

Nel corso del primo tempo avviene l’emozionante passaggio all’iconica maschera da hockey, che originariamente avveniva in Venerdì 13 parte III – Weekend di Terrore, peccato solo che venga banalizzato come semplice ritrovamento quando la scena era stata inizialmente concepita (e girata – la trovate tra le scene tagliate del dvd/bluray) con Jason che la sfila da una testa appena decapitata, sequenza che aveva tutt’altro impatto e che francamente non si capisce come possa essere stata scartata a favore di quella presente nel final cut. Citazioni anche nei dettagli, come la testa ed il maglione di Pamela che Jason conserva come reliquie, o la sedia a rotelle che ricorda una delle vittime del secondo episodio del 1982.

Lo script di Damian Shannon e Mark Swift (già autori del sopracitato Freddy Vs Jason) insieme a Mark Wheaton (The Messengers) coglie in pieno lo spirito del franchise. Nessuna trama impegnata, ovviamente, ma, in piena tradizione, una sceneggiatura al servizio di uno spettacolare bodycount in cui un branco di insopportabili ragazzotti stupidi e viziati e di belle figliole pronte a spogliarsi alla prima occasione, ultra eccitati e con l’unico scopo di divertirsi tra alcol, droghe e sesso, funge da carne da macello per la star indiscussa della vicenda, Jason Voorhees naturalmente.

Venerdì 13 (2009) derek film jasonLa storia di fondo è davvero semplice ma essenziale, la vicenda del ragazzo alla disperata ricerca della sorella così come l’interessante aspetto umano fornito a Jason che riconosce la madre nelle sembianze della povera sventurata forniscono un filo logico agli eventi oltre che nuovi spunti d’interesse da aggiungere alla appetitosa sequela di uccisioni.

L’origine del boogeyman e le vicende legate al suo (a questo punto presunto) annegamento e sua madre Pamela vengono intelligentemente solo accennate – nel gustoso doppio prologo del 1980 e dei giorni nostri, con l’immancabile racconto dei ragazzi attorno al fuoco – in modo tale da sgombrare il campo dal rischio di pericolosi interrogativi e/o incongruenze e/o contraddizioni.

Un ritorno, quindi, in grande stile per Jason Voorhees, qui in una delle sue migliori versioni. Enorme, sporco, cattivissimo. Una macchina da morte perfetta, inarrestabile, letale, perfezionata dalle (nuove) abilità da perfetto cacciatore capace di preparare trappole, scoccare frecce, muoversi rapidamente tra i cunicoli di un Camp Crystal Lake mai così angusto – 45 metri di gallerie ricostruite su un set di dimensioni imponenti, espediente utilizzato per giustificare le apparizioni di un Jason che sbuca sempre al momento giusto, a volte anche un po’ illogicamente, una caratteristica che non appare come una leggerezza ma come un aspetto sicuramente cercato, interpretabile quindi come un altro dei tanti omaggi alla serie originale. Nuove capacità, dicevo, che affiancheranno quelle già note che lo vedono padrone di una incredibile forza bruta e dell’utilizzo delle armi più disparate, con una netta preferenza per l’amatissimo machete, ancor più minaccioso del solito.

Un Jason quindi arricchito da rudimentali ma interessanti doti psicologiche oltre che fisiche, capace di scaraventarsi sulle sue vittime con una brutalità impressionante ed una rapidità d’esecuzione che non lascia scampo a nessuno dei malcapitati che gli capitano a tiro. Scelta giusta l’aver puntato molto (e giustamente) sulla sua presenza – nel senso più ampio e completo del termine; ogni sua singola entrata in scena risulta ad effetto, tutte sapientemente architettate tra inquadrature, illuminazione e primi piani che dimostrano la piena consapevolezza da parte dei realizzatori di ciò che il pubblico vuole vedere: il proprio beniamino al massimo della forma, alla stregua di un vero e proprio eroe, perché Venerdì 13 è un franchise i cui i fan tifano per il cattivo.

Vedremo Jason in pose concepite per gettare ulteriore legna al fuoco della sua leggenda come l’inquadratura sulla sponda di Crystal Lake, dalla visuale della ragazza in acqua, oppure quella sul tetto della baita al chiaro di luna, verso la fine del film, solo per citarne alcune. Personaggio reso egregiamente dal bravo, e gigantesco, Derek Mears (il Chameleon de Le Colline Hanno gli Occhi 2 versione 2007), che approccia il ruolo con l’entusiasmo del fan a cui viene data l’occasione della vita, come dimostrano alcune sue interviste sia nel backstage che in Crystal Lake Memories, famoso (e gustoso) documentario sulla saga.

Venerdì 13 (2009) film Jared Padalecki e Danielle PanabakerIl resto del cast fa quindi solo da sparring partner al boogeyman assoluto protagonista, i dialoghi non richiedono certo interpretazioni di rilievo e tutto sommato i giovani attori fanno bene la loro parte, ovvero rendersi odiosi per poi morire nel peggiore dei modi, ad iniziare da Trevis Van Wikle nei panni del ricco bulletto Trent, che riprende lo stesso personaggio (per stessa ammissione di Michael Bay) già interpretato in Transformers, creando un bizzarro collegamento da universo condiviso.

Emergono in questo gruppo abbastanza nutrito un Jared Padalecki che sembra ormai aver messo da parte gli scenari immacolati di Una Mamma per Amica per sentirsi a perfetto agio nei territori orrorifici – dopo La Maschera di Cera, Nickname: Enigmista e la lunga serie tv Supernatural – e Amanda Righetti (The Mentalist), nel ruolo dei fratelli Miller, cognome che omaggia Victor Miller, il sopracitato sceneggiatore del primissimo Venerdì 13. Piccola partecipazione per Richard Burgi (ingaggiato 12 ore prima delle sue riprese) nei panni dello sceriffo Bracke, altro nome/omaggio, stavolta tocca a Peter M. Bracke, autore del libro Crystal Lake Memories: The Complete History of Friday the 13th (che ispirerà l’omonimo documentario). Adrienne King, protagonista del primo film della serie, avrebbe dovuto fare un cameo ma la produzione cambiò idea in un secondo momento.

In precedenza parlavamo di bodycount, punto di forza della pellicola con ben 13 (numero ovviamente non casuale) vittime all’attivo di un infallibile Jason. Assisteremo a un vastissimo campionario di uccisioni, dai colpi di machete a quelli d’ascia, e ancora tagliole, persone arse vive, sgozzamenti e infilzamenti vari. Non siamo nell’ambito dello splatter più estremo, ma violenza e sangue abbondano comunque – frutto di buoni effetti tradizionali alternati a qualche particolare in CGI non sempre perfetta, i territori sono quelli dello slasher classico, in perfetto stile Venerdì 13. Sorpresa finale (dall’acqua) che omaggia in qualche modo la sequenza onirica del primo.

Venerdì 13 (2009) Derek Mears e Julianna GuillLa regia viene affidata allo spesso bistrattato Marcus Nispel. Il timore di un clone del suo Non Aprite Quella Porta viene fugato presto, il regista tedesco differenzia in maniera abbastanza marcata i due film per tono, impostazione, atmosfera, colori, tipo di violenza, dimostrando di avere chiare le linee guida della saga di Venerdì 13 a cui cerca di fornire il suo contributo. Inquadrature classiche si alternano a concitate riprese con camera a mano, buono il senso del ritmo e della tensione.

Fotografia e location appaiono funzionali al contesto e alla creazione della giusta atmosfera; la dimora di Jason, il campeggio ed i suoi cunicoli sotterranei risultano piuttosto suggestivi. Non manca – e come avrebbe potuto – il tema musicale creato nel 1980 da Harry Manfredini, le cui note non possono non procurare un brivido nostalgico ai fan di vecchia data.

Insomma, un degno ritorno per uno dei più grandi miti dell’horror, un reboot che rispolverando e rinverdendo la vecchia formula di Venerdì 13 fornisce un nuovo sanguinoso one man show firmato Jason Voorhees. Film, come dicevo in apertura, probabilmente sottovalutato, ma che invece risulta addirittura tra i migliori capitoli della serie verso cui si rapporta con rispetto e coerenza. Un giudizio che deve tenere conto anche dei parametri di una saga che non ha mai puntato su qualità e profondità di scrittura, bensì su bodycount ed iconico protagonista assassino e che con questa formula ha saputo conquistare l’affetto di milioni di fan.

Io, ad esempio, ero in sala venerdì 13 febbraio 2009 – lo ammetto, Jason è il mio boogeyman del cuore – in occasione della release avvenuta in contemporanea in moltissimi paesi. Costato circa 19 milioni di dollari, ne incasserà complessivamente più di 91 – di cui 42 nel primo weekend di programmazione, battendo il record che apparteneva a The Grudge. Cifre importanti che avevano portato all’annuncio di un nuovo capitolo poi annullato e che speriamo, dopo tanta attesa, possa arrivare quanto prima. Jason torna, Crystal Lake aspetta a te!

Di seguito il trailer di Venerdì 13: