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Titolo originale: The Lullaby , uscita: 01-03-2017. Regista: Darrell James Roodt.

Recensione | The Lullaby di Darrell Roodt

07/03/2018 recensione film di Sabrina Crivelli

Reine Swart è una giovane neomamma in preda a una visionaria depressione post-parto nell'horror sudafricano sapientemente sospeso tra allucinazione e demoniaco

Cupo e profondamente disturbante, The Lullaby (conosciuto anche col titolo Siembamba) di Darrell Roodt (Skorokoro) riesce perfettamente a concretizzare i fantasmi di una mente stravolta e sempre più in preda alla psicosi, quella di Chloe van Heerden (Reine Swart), una giovane madre che sprofonda nella follia.

Siamo in una cittadina dispersa nel Sudafrica e Chloe, dopo essere scappata, ritorna a casa e partorisce un bambino, del cui padre però mantiene segreta l’identità ostinatamente. La madre, Ruby (Thandi Puren), una donna molto rigida che si è presa cura di lei da sola dopo il suicidio del padre, la sprona a prendersi le sue nuove responsabilità e a non lagnarsi. Se la psiche della ragazza è già palesemente provata dalle esperienze vissute nella fuga (che vengono rivelate solo alla fine), dai continui rimproveri della genitrice e da una problematica maternità, a sferzare il colpo finale è l’incontro con Adam Hess (Deanre Reiners), sua ex fiamma che scoperto che ha un figlio si arrabbia con lei e la schernisce. Quindi la ragazza, profondamente turbata, inizia a vedere una donna vestita di nero, una presenza maligna legata a una serie di infanticidi avvenuti ad inizio del novecento, che mira a uccidere il neonato, o che le sussurra in continuazione di farlo. A poco servono le sedute organizzate da Ruby presso un amico psichiatra, l’eccentrico Dott. Timothy Reed (Brandon Auret); le visioni di Chloe si fanno via via più vivide e violente e per lei diventa sempre più difficile distinguere tra realtà e allucinazione, con pericolose derive …

La maternità è dura, prima lo realizzi, meglio sarà“. Con questa affermazione la glaciale Ruby sprona Chloe ad abbandonare ogni lagnanza e a iniziare a dedicarsi al figlio. Indubbiamente la reiterata privazione di sonno causata da un pianto continuo, o alcune attività che risultano addirittura dolorose, come usare il tiralatte, possono essere traumatizzanti per chiunque, ma per la protagonista di The Lullaby quello che è per altri solo fonte di stress è causa di una gravissima depressione post-partum, che oscilla tra l’ossessione di proteggere il proprio infante e accessi di aggressività, in cui immagina di ucciderlo! Darrell Roodt, che ha una notevole esperienza dietro la camera da presa e molti film all’attivo tra cui Prey – La caccia è aperta e City of Blood, riesce perfettamente a dare forma a tale delirio, mantenendo anzi incerto lo spettatore sulla natura stessa delle macabre fantasie della neomamma. Difatti, l’inquietante presenza fantasmatica che sprona la ragazza a compiere atti indicibili rimane per molto minutaggio sospesa tra proiezione psichica ed elemento paranormale, quale entità che emerge dal fosco passato della zona per tormentare Chloe. Per rendere la percezione deviata di quest’ultima, il regista inoltre ricorre a una serie di sequenze altamente distorsive, in un crescendo che coincide con il degenerare di lei. Inizialmente sono solo sporadiche allucinazioni visive, quale una mela che sanguina o una figura in nero che incombe alle spalle e sulla culla, poi gradualmente l’immagine filmica, come il suo vissuto stesso, si fa sempre più brutale e distante dalla realtà, fino a giungere a sequenze del tutto deformate. Il disturbo visivo è rappresentazione diretta così del disturbo psichico. L’apice è dato dalla violenta sequenza finale, in cui il tangibile e l’irreale si fondono e alternano con ritmo costante.

Affine, quindi, nel concetto di base a diversi altri horror incentrati sulla maternità, in particolare al recente Still / Born di Brandon Christensen, The Lullaby è capace in maniera assai incisiva di dar vita a un universo che mescola incubo, miraggio e demoniaco. Non sono tuttavia solo la messa in scena, le abilità registiche di Darrell Roodt o l’ottima e oltremodo fosca fotografia di Justus de Jager, ma è anche l’interpretazione incredibilmente convincente di Reine Swart a essere determinante. E’ infatti l’attrice sudafricana che con la sua performance straordinariamente sfaccettata riesce a dare forma alla contorta personalità del personaggio che incarna, potendo supportare con una mimica credibile le sue notevoli variazioni d’umore, passando repentinamente dalla passività ad attacchi d’ira veementissimi, in cui sembra quasi posseduta. Allo stesso modo, Thandi Puren costituisce una degna controparte, avvicendando allo stesso modo differenti sfumature caratteriali, dalla severità, alla preoccupazione, al remissivo terrore.

In definitiva, The Lullaby ci dimostra una volta in più che non solo dalla produzione americana o europea arrivino buoni horror e che il Sudafrica cela tesori purtroppo trascurati dalla nostra distribuzione…

Di seguito trovate il trailer originale:

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