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Titolo originale: Tragedy Girls , uscita: 20-10-2017. Regista: Tyler MacIntyre.

Recensione | Tragedy Girls di Tyler MacIntyre

25/01/2018 recensione film di Sabrina Crivelli

Brianna Hildebrand e Alexandra Shipp sono le due serial killer fissate con i social media in un teen slasher intriso di sangue e cinico sarcasmo

Teen slasher dalla pungente ironia, Tragedy Girls di Tyler MacIntyre (Patchwork) affronta con scanzonato distacco alcune delle convenzioni del sottogenere, ribaltandone però totalmente il punto di vista, da vittima a carnefice e declinandolo alla surreale caricatura della moderna società.

Perché la ragazza carina nei film slasher dovrebbe essere sempre la vittima? Continuamente basato sulle aspettative che i codici di genere creano nello spettatore, il la pellicola mette in scena due civettuole protagoniste, Sadie (Brianna Hildebrand) e McKayla (Alexandra Shipp), inseparabili migliori amiche sin dall’infanzia, che all’apparenza incarnano la prototipica egocentrica e vanesia liceale americana, un po’ alla Mean Girls, ma la cui normale e innocua cattiveria adolescenziale è portata all’ennesima potenza … All’omicidio per divertimento. Le due, che abitano in una noiosa cittadina dove non succede nulla, sono infatti non solo reporter amatoriali di cronaca nera (hanno un account social che si chiama per l’appunto Tragedy Girls), ma per diletto hanno deciso di generare loro stesse i fatti che riportano, una serie di truculenti crimini che portino scompiglio nel piccolo centro abitato e molti più follower sui loro canali! Non solo, per meglio conseguire il loro obiettivo e impratichirsi nell’arte delle uccisioni seriali, hanno deciso di rapire un serial killer locale (Kevin Durand, scelta assai felice dacchè mascherato e dotato di coltello ricorda molto il Michael Myers di Venerdì 13), che possa svelare loro tutti i segreti del mestiere.

Tragedy Girls lavora quindi su un doppio binario: anzitutto si approccia con grande ironia agli stereotipi dello slasher per poi sovvertirli; è indicativa la scena d’apertura, in cui vediamo Sadie che si bacia in macchina con un ragazzo, quando sentono un rumore dall’esterno, lui esce a controllare e, ovviamente, il poverino finisce male, mentre lei … Si tratta certo di una situazione tipo vista un milione di volte, ma MacIntyre ci gioca con una malizia all’altezza dello Scream di Wes Craven e ne ribalta tutti i presupposti con ancora più distaccata ironia. Non c’è più il mistero, abbiamo la certezza di chi siano le artefici delle morti, ma proprio per questo è possibile esplorare nuove sfumature, tragicamente ilarizzanti, della psiche umana. Seconda e ancor più esaltante anima del film è allora quell’irriverente e smaliziata satira sociale, che non si prende mai troppo sul serio (lungi anzi dal peccare di eccessivo intellettualismo), ma che delinea un grottesco ritratto di due fastidiose adolescenti alla Yoga Hosers – Guerriere per Sbaglio di Kevin Smith, la cui mania di apparire trascende però nel criminale. Si tratta della caricatura paradossale del killer riadattato ai nostri tempi, e dotato perciò della giusta stupidità e della giusta smania per i propri tanto agognati 15 minuti di celebrità. In una lucida quanto caustica analisi, degna del dissacrante Roger Corman di Anno 2000 – La corsa della morte, emerge tutta la demenziale ipocrisia che vige in nella società americana all’insegna dell’apparire, la cui apoteosi è raggiunta dal selfie di Sadie e McKayla con espressione amichevole, ma volitiva, scattata per Instagram durante una marcia commemorativa per la morte di una loro compagna di liceo, Syl (Savannah Jayde), che loro stesse hanno decapitato. Non solo, per “prevenire altri decessi” McKayla suggerisce addirittuara un ashtag che meglio indicizzi il triste evento, a monito, sui social media; insomma un sagace e cinicissimo affresco del processo mediatico, della spettacolarizzazione della tragedia, in una riflessione altrettanto problematica affine a quella del più serioso Lo sciacallo – Nightcrawler di Dan Gilroy.

Il graffiante approccio critico all’horror come all’antropologico non implica però che siano eliminati alcuni degli ingredienti più gustosi del sottogenere. In particolare, non si lesina assolutamente sul gore che contraddistingue i titoli più riusciti della tipologia. Così abbiamo molteplici uccisioni assai truci a suon di coltellate, tagli netti della gola da una parte all’altra, decapitazioni nette della calotta cranica con inusuali strumenti e perfino una testa lasciata a “rotare” sulla scena del crimine. Insomma, per gli amanti dello spargimento di sangue non mancano certo sequenze accattivanti. A ciò si somma però anche quivi una vena farsesca: infatti le due aspiranti serial killer, Sadie e McKayla, seppur compensino la limitata stazza e la poca esperienza con un ineccepibile impegno, hanno ancora molta pratica da fare e molti dei premeditati crimini si rivelano in concreto operazioni caotiche e dilettantesche, che, se ci fosse una qualche propensione alla verisimiglianza, anticiperebbero una non troppo lontana incarcerazione per dovizia di prove. Tuttavia non è questo il centro del discorso, anzi, il rocambolesco dà ancor più colore alla caricaturale resa delle psicologie delle due protagoniste, completamente incapaci di discernere il bene dal male, come vere e proprie sociopatiche instupidite dalla contemporanea spettacolarizzazione di ogni aspetto dell’esistenza.

Divertente e in qualche modo geniale, Tragedy Girl riesce allora perfettamente a rappresentare lo psicopatico sanguinario nell’era dei social media, che ovviamente ha cambiato pelle e non è più  soggetto disagiato e reiteratamente vessato alla Meyers, o geniale professore con turpi appetiti alla Hannibal Lecter, ma la teeneger annoiata con la ferrea volontà di essere popolare … D’altra parte ogni epoca ha i serial killer che si merita!

Di seguito trovare il trailer originale: