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Voto: 6/10 Titolo originale: Tremors: A Cold Day in Hell , uscita: 01-05-2018. Regista: Don Michael Paul.

Tremors: A Cold Day in Hell, la recensione del film di Don Michael Paul

02/05/2018 recensione film di William Maga

Nel sesto capitolo della saga, Michael Gross e Jamie Kennedy garantiscono ai fan tutto quello che potrebbero auspicare, il giusto equilibrio tra tradizione consolidata e nuovi spunti

Tremors 6 A Cold Day in Hell (2018)

A 28 anni dal capostipite e dopo cinque film (tra cui un prequel) e una – sfortunata – serie televisiva, difficilmente qualcuno si potrebbe avvicinare a Tremors: A Cold Day in Hell (ancora uno straight-to-video) con la pretesa di trovarsi davanti a chissà quali sconvolgimenti epocali o a qualcosa che non sia già stato ampiamente affrontato nei capitoli precedenti. Tuttavia, oltre ai giganteschi e voracissimi vermi sotterranei conosciuti come Graboid, l’unico filo conduttore tra tutte i titoli arrivati sul mercato fino ad ora è il protagonista Michael Gross, e tanto basta.

L’attore caratterista – conosciuto anche per il telefilm Casa Keaton – è ritornato ogni volta a vestire i panni mimetici del paranoico e fanatico delle armi Burt Gummer con la stessa dedizione e pervicacia dimostrata dai suoi fan nel seguirne ogni nuova avventura.

Cominciamo col dire che l’espressione “Un giorno di gelo all’Inferno” è piuttosto impropria e ingannevole, poiché solo il prologo si svolge effettivamente sulla neve. Un gruppo di scienziati che perforano il circolo polare artico scatenano involontariamente l’ira di antichi Graboid, che i ricercatori teorizzano essere stati placidamente dormienti fino a quel momento, congelati nel ghiaccio, per milioni di anni.

Dopo questo assaggio, un’anomalia scientifica consente al resto della pellicola di svolgersi però in un ambiente meno ostico e familiare: una sorta di spianata rocciosa dell’artico canadese priva del soffice e freddo manto bianco (in realtà, la produzione è tornata a girare a Città del Capo, in Sud Africa …).

Dopo gli eventi di Tremors 5, che lo hanno portato in Sud Africa, Burt Gummer è tornato a casa a Perfection, in Nevada, dove gestisce il negozio di Walter Chang. Quando la dottoressa Rita Sims (Tanya van Graan, Starship Troopers 3 – L’arma segreta) e la sua tirocinante entusiasta di Graboid, Valerie (Jamie-Lee Money, Troy – La caduta di Troia), chiedono l’assistenza del famigerato esperto perchè le aiuti a fermare il nuovo attacco, Burt tuttavia non perde un minuto e sale sul primo aereo diretto a Nord. Nell’impresa è affiancato ancora una volta dal neo ritrovato figlio e spalla, Travis (Jamie Kennedy, Scream), introdotto nel capitolo precedente, che lo convince a farsi accompagnare e di conseguenza addestrare sul campo.

Gross e Kennedy sono il vero fulcro pulsante del film e riescono a creare tra loro un rapporto piuttosto simpatico, che si traduce in una grande chimica sullo schermo. Per il resto, a parte un personaggio che ha un lignaggio legato addirittura alla Casa reale dei Graboid stessa – ma non vi roviniamo la sorpresa -, tutti gli altri sono poco più che figurine monodimensionali o comparse ‘da macello’, come lecito aspettarsi. 

Don Michael Paul – già al timone di Tremors 5: Bloodlines – ritorna a sedersi sulla sedia da regista, cercando di tirare fuori il meglio dalla sceneggiatura di John Whelpley (che ha scritto Tremors 3 – Ritorno a Perfection e ha collaborato a Tremors 5). E con i creatori originari della saga non più coinvolti dopo il quarto capitolo, fa pur sempre piacere vedere un volto noto dietro alla mdp che possa dare una qualche rassicurante continuità.

L’esperienza passata ha infatti permesso a Paul e Whelpley di capire che cosa può ancora far funzionare un film di Tremors, pur non rinunciando a esplorare timidamente nuovi territori, come i Graboid nella neve e sott’acqua (possibile presagio di sviluppi futuri). Tremors: A Cold Day in Hell offre la giusta – e auspicabile – miscela di azione, commedia, fantascienza, horror e western tipica del franchise.

Poggiando sui consolidati elementi da buddy comedy degli scambi tra Burt e Travis, che avevano funzionato piuttosto bene già nel 2015, la vena umoristica e le battute sono però tenute perlopiù al guinzaglio, in favore di uno sviluppo leggermente più serioso – almeno per quanto riguarda un tipico film di Tremors. E, nonostante il budget evidentemente limitato, anche qui le scene d’azione che coinvolgono le creature non vengono certo centellinate o sono particolarmente scadenti.

Sebbene un visto censura R-rated avrebbe garantito la presenza di maggiori scene splatter (che male non farebbero), la serie ha comunque dimostrato negli anni di funzionare perfettamente anche con un blando PG-13 e Don Michael Paul sopperisce all’assenza di arti maciullati e geyser di sangue con quella che quasi certamente è la dose più alta di brandelli e liquami arancioni di Graboid di sempre, avvalendosi anche di una CGI capace di rendere i vermoni di terra e gli Ass Blasters in cielo tanto realistici quanto ben integrati con l’ambiente circostante, non così distanti nel risultato dalle ricostruzioni prostetiche / gommose / animatroniche che tra l’altro fanno proprio in questo film il loro trionfante ritorno dopo un lungo periodo di assenza.

Insomma, se è vero che la nuova serie televisiva è stata cancellata ancora prima di partire, come annunciato nei giorni scorsi da Kevin Bacon stesso, è stato Michael Gross ad anticipare invece che la Universal è sul punto di dare l’OK al settimo film di Tremors. E se uno dei temi ricorrenti in Tremors: A Cold Day in Hell è quello di Burt Gummer che deve fare i conti con la propria mortalità, la certezza di rivedere ancora il 70enne Gross tra una manciata di mesi organizzare l’ennesima trappola da qualche parte negli Stati Uniti (o altrove) suona come un buon compromesso no?

Di seguito il trailer: