Voto: 4/10 Titolo originale: I Know What You Did Last Summer , uscita: 16-07-2025. Regista: Jennifer Kaytin Robinson.
So cosa hai fatto (2025): la recensione del sequel legacy di Jennifer Kaytin Robinson
16/07/2025 recensione film So cosa hai fatto di William Maga
Un'operazione che manca di tensione, identità e idee originali

Il ritorno di So cosa hai fatto nel 2025 rappresenta una delle operazioni più emblematiche del moderno “legacy horror“: un tentativo disperato di resuscitare una saga che non ha mai avuto una vera identità da salvare. Diretto da Jennifer Kaytin Robinson, questo sequel-reboot cerca disperatamente di cavalcare l’onda della nostalgia novantina, infilando Jennifer Love Hewitt e Freddie Prinze Jr. in ruoli secondari, senza però riuscire a trovare una nuova voce per una saga che non ha mai davvero saputo cosa voleva essere.
La nuova generazione di protagonisti — Ava (Chase Sui Wonders), Danica (Madelyn Cline), Teddy (Tyriq Withers), Milo (Jonah Hauer-King), Stevie (Sarah Pidgeon) — è piatta, prevedibile, e caratterizzata da dialoghi scritti con l’algoritmo dei trend di TikTok. Tutto è filtrato attraverso un’estetica da Instagram e una scrittura che vuole sembrare smart ma finisce per essere solo rumorosa. Ogni battuta sembra pensata per un trailer o una reaction sui social, ma non per raccontare davvero una storia.
Il film si apre con un incidente banale quanto illogico: un’auto finisce giù da una scogliera mentre i personaggi stanno facendo gli scemi in mezzo alla strada. Il senso di colpa che nell’originale del 1998 era il motore morale dell’orrore qui è assente: il gruppo non commette davvero un crimine, ma si comporta comunque come se avesse ucciso qualcuno a sangue freddo. La narrazione, quindi, si costruisce su un’idea di colpa che non è né psicologicamente credibile né narrativamente efficace. Lo spettatore non ha mai l’impressione che questi ragazzi meritino la punizione, né riesce a entrare in empatia con la loro paranoia.
Il ‘Pescatore‘ torna, armato del suo iconico uncino, ma la sua aura minacciosa è svanita. Più che una figura inquietante, sembra un cosplay mal riuscito. Le scene di morte, pur con qualche spruzzo di sangue in più rispetto ai PG-13 di una volta, sono meccaniche, prevedibili e, in più di un caso, incoerenti: ferite che spariscono, abiti immacolati dopo sgozzamenti, personaggi che si comportano da idioti solo per far avanzare la trama. L’orrore non nasce mai dalla tensione o dal trauma, ma da urla, flashback e colpi pompati in post-produzione.
Il problema principale di So cosa hai fatto è la sua totale mancanza di direzione. Vorrebbe essere Scream con l’autoironia di Bodies Bodies Bodies, ma fallisce in entrambe le direzioni. Non ha la tensione narrativa di Scream, né l’intelligenza satirica per essere una commedia nera. Anzi, i momenti che tentano di giocare con l’umorismo finiscono per distruggere qualsiasi potenziale emotivo o drammatico. Ogni volta che sembra avvicinarsi a un momento serio, lo interrompe con una battuta cringe. È una scelta stilistica che la Robinson ha già mostrato in Do Revenge, ma che qui si rivela completamente fuori luogo.
Il ritorno di Julie James e Ray Bronson, interpretati dalla Hewitt e Prinze Jr., è uno dei pochi momenti che riescono a evocare un minimo di empatia, ma vengono trattati come reliquie museali più che come personaggi vivi. Non c’è alcuna volontà di esplorare cosa sia successo loro dopo gli eventi dei primi due film, nessuna coerenza interna alla saga. Il passato viene rievocato a tratti solo per servire il fan service, senza mai offrire un vero sviluppo.
Perfino la critica al capitalismo e alla gentrificazione di Southport — oggi trasformata in una sorta di “Hamptons del Sud” — è buttata lì con superficialità. Il contesto sociale e la tematica della rimozione storica sono solo uno sfondo estetico, mai un elemento narrativo pregnante.
Il film culmina in un terzo atto che, pur cercando un colpo di scena alla Scream, risulta pasticciato, incoerente e completamente scollegato dal resto della narrazione. Il colpo di scena c’è, sì, ed è anche coraggioso in teoria, ma completamente inefficace nella pratica. Sembra scritto a posteriori, come se fosse stato progettato per arrivare a quel punto senza preoccuparsi di come.
Dal punto di vista tecnico, la regia è anonima, l’uso della musica invadente, la fotografia televisiva. Il montaggio è frenetico nei momenti sbagliati e statico dove dovrebbe essere teso. Non c’è un vero senso dello spazio né una gestione coerente dei tempi narrativi.
Il risultato è un horror che non fa paura, non diverte, non emoziona. Né reboot né sequel, So cosa hai fatto è un’opera zombie, un ibrido senz’anima che cerca disperatamente di piacere a tutti e finisce per non dire nulla. La frase “La nostalgia è sopravvalutata”, pronunciata nel finale, suona come una confessione più che un messaggio: lo è davvero, se usata così male.
Ah si, c’è l’immancabile scena post-credits.
Di seguito trovate il secondo trailer doppiato in italiano di So cosa hai fatto, nei cinema dal 16 luglio:
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