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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Furie , uscita: 06-11-2019. Regista: Olivier Abbou.

Squatter | La recensione del film horror sociale di Olivier Abbou (su Netflix)

08/05/2020 recensione film di William Maga

Il regista francese torna sulle scene con un'opera ispirata da una storia vera, scaraventando Paul Hamy e Adama Niane in una vicenda a combustione lenta che esplode nel finale

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Chi guarda regolarmente film horror avrà probabilmente imparato nel corso di innumerevoli visione nel corso degli anni che tra le cose da evitare assolutamente, per evitare qualsiasi tipo di spiacevole conseguenza personale, c’è quella di evitare di viaggiare per una qualsiasi destinazione a bordo di un camper Winnebago. Pensate agli ignari protagonisti di classici come Le Colline Hanno gli Occhie In corsa con il Diavolo, povera gente di città costretta suo malgrado ad abbracciare per necessità il lato più ferino della natura umana in modo da poter fronteggiare adeguatamente nemici primordiali e subumani. Il protagonista di Squatter / Get In di Olivier Abbou (originariamente intitolato Furie, cambiato opportunamente da Netflix – che lo distribuisce in esclusiva – nel tentativo di richiamare Scappa – Get Out di Jordan Peele), Paul Diallo (Adama Niane), è esattamente il tipo di ragazzo ‘normale’ la cui mascolinità viene messa a dura prova in uno scenario simile, con la differenza che i suoi problemi non iniziano durante le vacanze, ma piuttosto al suo ritorno a casa.

squatter - furie film horror 2020 posterRitornato nella sua improbabilmente grande dimora recintata con la moglie Chloe (Stéphane Caillard) e il giovane figlio Louis (Matthieu Kacou), Paul si ritrova bloccato fuori dal suo stesso vialetto. Le chiamate dirette al cellulare della loro babysitter / custode – Sabrina (Marie Bourin), a cui hanno ‘prestato’ la villa per due mesi intanto che erano lontani – finiscono dritte alla segreteria telefonica e quando decidono di chiamare il telefono fisso di casa restano sorpresi dal sentire che Sabrina e suo marito, Eric (Hubert Delattre), hanno sostituito il loro messaggio vocale con uno dei loro. Paul salta così oltre il cancello, ma sfortunatamente per lui, la polizia arriva sulla scena e vedendo un uomo di colore urlare su ciò che credono di proprietà di qualcun altro, lo arrestano prontamente.

Alla stazione di polizia viene spiegato tutta la gravità della situazione. Paul ha stipulato con Sabrina ed Eric un accordo perché loro pagassero tutte le bollette durante il loro ‘soggiorno’, e la legge afferma che ora hanno il diritto di rimanere nella proprietà. Paul e Chloe assumono allora un avvocato, ma il processo si trascina per le lunghe, non lasciandogli altra scelta che parcheggiare il loro camper in un parcheggio per roulotte a tempo indeterminato.

Il parco roulotte è gestito da Mickey (Paul Hamy), un losco giovinastro che ha dei trascorsi con Chloe. Dice a Paul che erano semplicemente a scuola insieme, ma è chiaro che c’è molto di più nel loro passato di quello che sta lasciando intendere all’ingenuo marito. Come Rob Lowe in Cattive Compagnie o Brad Pitt in Fight Club, Mickey emerge come un esempio perfetto dello stereotipato “homme fatale“, ovvero un uomo carismatico e super macho che diventa amico di un protagonista maschio con deficit di testosterone, vendendogli un concetto di mascolinità ‘da Neanderthal’, insomma un modello di vita. Sebbene inizialmente diffidente, Paul si innamora di questa pseudofilosofia di strada e inizia a frequentare discoteche, tracannare alcolo e fare amicizia con donne che hanno la metà dei suoi anni. Ringalluzzito da questo lato represso della sua personalità appena scoperto, Paul decide di alzare il tiro e scagliarsi contro questi individui che gli hanno occupato la casa, lanciando il suo Winnebago oltre il muro di cinta e rifiutandosi di spostarlo da quello che un tempo era il suo prato, capovolgendo così i diritti degli squatter a suo vantaggio. E mentre Mickey diventa sempre più influente nella vita di Paul, la faccenda inizia a dirigersi verso una conclusione violenta.

Partendo dal presupposto che la storia si baserebbe su una storia vera, il riferimento principale per il film franco belga diretto da Olivier Abbou è certamente Cane di Paglia di Sam Peckinpah, da cui prende in prestito interi spunti narrativi. Paul è infatti un ‘discendente’ del mite intellettuale interpretato da Dustin Hoffman, mentre Chloe condivide alcuni tratti della sua giovane moglie trofeo, interpretata allora da Susan George. Come con Hoffman, Paul viene preso sotto l’ala da un uomo rozzo e violento che afferma di essere suo amico, ma che in realtà disprezza tutto ciò che lui rappresenta. Come la figura al centro della famigerata scena dello stupro del film del 1971, Mickey è poi entusiasta di riaccendere la sua “storia d’amore” passata con la moglie di Paul. C’è anche molto del classico australiano Wake in Fright di Ted Kotcheff (sempre del 1971 e inedito da noi), con lo scioccante massacro di canguri che viene riecheggiato in Squatter – Get In una scena raccapricciante in cui Mickey e i suoi compagni introducono Paul al ‘brivido’ di sparare maiali selvatici.

squatter furie film 2020Dove Squatter – Get In si distacca dalle fonti è allora più che altro nel suo aspetto razziale. In quanto insegnante, Paul se la prende un giorno quando un suo allievo nero lo accusa di essere un “Oreo” (nero fuori, bianco dentro). Mentre passeggia nel parcheggio dei camper a tarda notte, il protagonista vede un ornamento da giardino razzista offensivo di un uomo di colore con un sorriso raggiante che trasporta un mazzo di banane. E quando Mickey vede Paul lanciare la statuetta offensiva in un laghetto, si ‘aggancia’ al suo punto debole, la crisi di identità. Mickey incarna gli stereotipi razzisti della mascolinità nera, ma invece di aiutarlo a correggere il proprio comportamento come normalmente farebbe con uno dei suoi studenti in classe se se ne uscisse con certi discorsi, Paul abbraccia le idee di questo uomo bianco su come dovrebbe comportarsi un uomo di colore.

Le dinamiche tra i due creano così un affascinante meccanismo, ma quando Squatter – Get In si avvicina all’esplosivo momento clou, inizia a cambiare tono in qualcosa di più vicino a un tipico film horror, e tutto diventa un po’ ‘sciocco’ e si scarica. Paul porta Mickey in quel tipo di locali notturni che esistono solamente nei thriller, dove le giovani ragazze bollenti superano di cinque volte il numero dei clienti uomini. Addirittura Jeffrey Epstein avrebbe faticato a mettere insieme feste come queste, ma in qualche modo ci riesce un semplice inserviente della provincia francese …

Nei momenti finali, la situazione si intensifica inoltre così rapidamente che risulta praticamente impossibile riuscire a conciliare la conseguente follia sopra le righe con le atmosfere da thriller sociale a combustione lenta che l’ha preceduto. Si tratta di una sorta di ritorno gli shock della New Wave Horror francese esplosa a inizio anni 2000, col rischio di spiazzare – e non positivamente – il pubblico, che aveva fino a lì sperato di veder adeguatamente portato a termine ‘con giudizio’ il pungente esame delle tensioni vibranti tra genere, razza e classe in atto nel paese transalpino.

Di seguito il trailer internazionale di Squatter (aka Furie, aka Get In), già presente da qualche giorno nel catalogo di Netflix: