Steven Spielberg: “La TV è al suo apice ora, ma un film distribuito su Netflix o Amazon non è degno degli Oscar”
23/03/2018 news di Redazione Il Cineocchio
Il filmmaker ha parlato apertamente dei pericoli per l'industria tradizionale hollywoodiana derivanti dall'espansione dei colossi dello streaming
E’ da poco venuto in Italia per ritirare un David di Donatello alla carriera e la sua ultima fatica, l’adattamento per il grande schermo di Ready Player One arriverà nei nostri cinema la prossima settimana (la nostra recensione in anteprima) e ora Steven Spielberg, per non farsi mancare nulla, chiude la settimana con un’intervista in cui rivela candidamente ciò che pensa davvero sull’aumento dei servizi televisivi e di streaming, dicendo che non crede che una breve finestra di distribuzione cinematografica (qualora ci sia e almeno sul territorio americano) possa qualificare un titolo finanziato in quel modo ad essere preso in eventuale considerazione per la corsa agli Oscar:
Non credo che i film a cui viene dato un gettone di presenza distributivo in un paio di sale per meno di una settimana debbano essere considerabili per la nomination agli Academy Award.
Il filmmaker ha quindi parlato a lungo dell’ascesa della televisione di qualità, ammettendo che rappresenti una minaccia per il cinema nel suo complesso, ma anche riconoscendo che sia già successo in precedenza:
[La TV] è una sfida al cinema allo stesso modo in cui la televisione nei primi anni ’50 allontanava le persone dalle sale cinematografiche e tutti restavano a casa loro, perché era più divertente stare a casa e guardare una commedia in televisione negli anni ’50 piuttosto che andare uscire e andare a vedere un film. Quindi Hollywood è abituata a questa situazione, siamo abituati a dover essere altamente competitivi con la televisione. La differenza oggi è che molti studi preferiscono produrre soltanto successi sicuri per il botteghino, con un brand ben riconoscibile preso dal mucchio di titoli noti presenti nei loro cataloghi piuttosto che correre rischi su film più piccoli. E quei film più piccoli che gli studi erano soliti realizzare abitualmente ora vanno su Amazon, Hulu e Netflix.
Steven Spielberg ha poi elogiato la qualità della televisione odierna:
E a tal proposito, la televisione è più grande oggi di quanto non sia mai stata nella storia della televisione. C’è una scrittura migliore, una regia migliore, performance migliori, storie migliori che vengono raccontate. La TV sta davvero fiorendo di qualità e arte, ma rappresenta un pericolo ben chiaro e presente per i cineasti.
In ogni caso, il regista ha ribadito che continuerà a fare film come il recente The Post per l’uscita nelle sale cinematografiche, non per un servizio di streaming, ma ammette che ora è diventata una prassi piuttosto rara:
Sempre meno registi provano a raccogliere fondi per competere al Sundance e possibilmente trovare una delle etichette specializzate che possano distribuire i loro film nei cinema, pubblicamente. E molti altri lasceranno che il business dello SVOD [servizi di streaming a pagamento] finanzi le loro opere, magari con la promessa di una piccola finestra cinematografica di una settimana per qualificarli papabili di premi, ma di fatto, una volta che ti impegni a un format televisivo, sei un Film TV. Certamente, se è uno show buono, meriti un Emmy, ma non un Oscar.
Parole certo secche e inaspettate, ma evidentemente doverose. Come abbiamo recentemente visto con Annientamento di Alex Garland, sempre più spesso vedremo adottare tale politica anche da registi già affermati. Da un lato, Netflix, Hulu e Amazon consentono di realizzare opere di medio budget, e ad esempio film come l’apprezzato Manchester by the Sea non esisterebbero nemmeno senza questi canali non convenzionali. Anche Mudbound è stato realizzato in modo indipendente, ma la co-sceneggiatrice e regista Dee Rees ha ammesso apertamente che, nonostante la pellicola abbia ricevuto recensioni estremamente positive al Sundance, nessuno studio voleva acquistarlo per distribuirlo. Semplicemente non hanno visto un potenziale guadagno in esso. E’ così stato richiesto l’aiuto di Netflix affinchè l’opera potesse raggiungere un vasto pubblico nello stesso momento. Bisogna comunque sottolineare che Amazon rispetta ancora la ‘finestra cinematografica’, quindi prima di mettere a catalogo certi film fa passare qualche mese. Tuttavia Netflix sta rapidamente diventando un gigante, e la sua riluttanza a considerare finestre più tradizionali per il cinema continua a essere fonte di frustrazione per molti. E ricordiamo che in agenda c’è il costosissimo The Irishman di Martin Scorsese … Forse Steven Spielberg si asterrà dall’inserirlo nella sua agendina dei voti? La modalità di distribuzione cambia davvero il contenuto artistico di una pellicola? Queste sono le grandi domande che l’industria dell’intrattenimento più importante del mondo sta attualmente affrontando.
Di seguito intanto potete guardare l’intervista originale di Steven Spielberg:
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