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Voto: 7/10 Titolo originale: A Ghost Story , uscita: 24-04-2017. Budget: $100,000. Regista: David Lowery.

Storia di un fantasma (A ghost story) | La recensione del film di David Lowery

18/05/2020 recensione film di Sabrina Crivelli

Casey Affleck e Rooney Mara sono gli impeccabili protagonisti di un drammatico film nietzschiano con risvolti nichilisticamente ultraterreni

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Lirico e minimale, Storia di un fantasma (A ghost story) di David Lowery (un primo cortometraggio su un soggetto simile era stato girato addirittura dal precocissimo regista a soli sette anni!) ci proietta nella desolante realtà di un fantasma, che affronta un’infinita attesa in un tempo circolare per ritrovare colei che ha lasciato in vita.

A-GHOST-STORYLa storia, estremamente essenziale nel suo sviluppo, si apre in medias res con una coppia di innamorati, C (Casey Affleck) e M (Rooney Mara); una notte, mentre dormono abbracciati, sentono dei rumori, la loro vecchia casa di legno è percorsa da scricchiolii misteriosi, all’improvviso poi si sente un accordo di piano, un tonfo, i due spaventati vanno a vedere che cosa succede, non c’è nessuno poi tornano a letto e si abbracciano. Il giorno dopo, lui muore in un incidente d’auto e torna a casa come spirito.

La narrazione s’incentra dunque sulla presenza, fantasmatica e muta, di C, che rinuncia all’aldilà per stare accanto alla moglie con cui non riesce in alcun modo a comunicare, che osserva da vicino senza riuscire però ad avere nessun contatto, nessuna intimità. Il protagonista vaga in un tempo immobile, prigioniero dei ricordi oltre che delle mura dell’abitazione in cui prima era felice, cristallizzato in un’infinita attesa, straziante e vana. Ombra che ha rinunciato alla luce, è spettatore impotente del continuo flusso di eventi a lui preclusi per sempre, bramando ciò che non potrà più ghermire, destinato all’oblio come lo spirito di donna che abita la casa davanti, che aspetta senza requie qualcuno, ma non ricorda più chi.

Crudelmente spoglio e desolante, David Lowery riesce a rendere in ogni aspetto del proprio film quell’amarezza e quell’angoscia profonda, disarmanti proprio perché ultraterrene, quindi senza possibilità di fuga, di un oltre. E’ un dramma raccontato con estrema e gelida crudeltà, ogni dettaglio concorrere a creare una insostenibile trascendenza, quale sospensione immanente dal tempo e dallo spazio. E’ studiato tutto nel minimo particolare, a partire dai colori scelti per la fotografia che virano ai toni spenti, agli azzurri, ai grigi ed ai bianchi sporchi, proiezione cromatica dall’anima senza requie e senza speranza sull’ambiente.

Ad essi, per contrappunto sono contrapposti i colori caldi della vita, che vigono nei ricordi, come quando arriva una donna con i figli, a rendere, se possibile, ancora più doloroso il vuoto di Storia di un fantasma (A ghost story). Allo stesso modo, la fissità dell’esistere di C, il suo totale ineluttabile isolamento, sono replicati dai movimenti di macchina, o meglio dalla loro assenza: la camera, il più delle volte fissa, cattura i personaggi che agiscono e si spostano sulla scena, li osserva immobile come immobile è il soggetto narrante. Non solo, al suo ritorno dall’obitorio, lui stesso, coperto da un velo indice del suo trapasso e della perdita d’identità, è catturato, inerte, in un montaggio alternato di fermo immagine nelle diverse stanze di quella che era la sua abitazione.

A Ghost StoryLo straniante immobilismo è, d’altra parte, controbilanciato dalla frammentarietà dello sviluppo della diegesi, quasi le singole sequenze invece che per lineare successione fossero accostate per giustapposizione di momenti avulsi dallo scorrere temporale. Così sono accostate la vita, l’amore e la morte, che ex abrupto s’inserisce improvvisa con l’immagine di uno scontro tra macchine.

Così, l’avvicendamento degli eventi, dei successivi proprietari della casa, delle ere diventano solo brandelli di vissuto, osservato o esperito, a volte fuori campo, a volte in primo piano, lesinando le parole e gli scambi verbali, mentre in sottofondo, costante e disturbante c’è un’indefinito rumore, suono sporco e ineliminabile.

Ne è momento culminante il monologo di uno spocchioso nuovo inquilino della magione, che delinea il susseguirsi di uomini e accadimenti senza che nulla resti, nemmeno la Nona di Beethoven, in un nichilismo cosmico senza alcuna via d’uscita, unica certezza nelle sue parole è un imperante memento mori. Nietzschiano eterno ritorno che sormonta le anime imprigionate in questo arido mondo sensibile, il Nulla è ciò che rimane d’ogni più prezioso slancio umano, seguito forse solo i ricordi; vanitas vanitatum et omnia vanitas, tutto è destinato a svanire, per poi ripetersi in un cerchio che infine si chiude.

Sconvolgente e agghiacciante scoperta, in Storia di un fantasma (A ghost story) a chi ha abbandonato la vita non resta che attendere, ma è un’attesa inutile, poiché non potrà influire sui fatti, solo riviverli infinite volte. Angosciante allora, ma in maniera ben diversa e ben più profonda di una convenzionale casa stregata, più vicino per estetica e approccio a film quali Sono la bella creatura che vive in questa casa di Osgood Perkins (la nostra recensione), non il terrore del paranormale, ma il ben più terrificante horror vacui ci pervade, lasciando in noi la più inquietante delle sensazioni, senza possibilità di catarsi o salvezza, se non nello svanire (come C dopo aver trovato il tanto agognato messaggio lasciatogli dalla moglie).

Di seguito trovate il trailer internazionale di Storia di un fantasma (A ghost story):