Stuck: la recensione del cortometraggio horror di David Roncone
20/03/2023 recensione film di Francesco Chello
Interessante opera prima del giovane filmmaker casertano, reduce da un proficuo percorso festivaliero (e la benedizione di Fangoria), che anticipa una release internazionale ormai prossima. Un mostro demoniaco al centro di una storia efficace e visivamente curata
Partiamo da un paio di presupposti. Che poi già li conoscete, ma ripetere non fa mai male. Stavo per scrivere repetita iuvant, solo che poi avreste sgamato che mi faccio aiutare da un ghost writer. Presupposti, dicevo. Come il nostro amore per il cinema di genere, ma voi questo lo sapete e probabilmente non sareste qui se così non fosse. Un comparto in cui cerchiamo di essere quanto più attenti a quelle produzioni italiane che rispetto al recente passato iniziano a trovare spazio con una frequenza sicuramente benaugurante.
Ho detto cerchiamo, perché per ogni film che finisce intercettato dai nostri radar c’è sempre qualche corto o mediometraggio più o meno nascosto da andare a scovare. E questo mi porta all’argomento del giorno.
In questi giorni ho avuto il piacere di vedere (in una sorta di anteprima sulla release) Stuck, interessante corto d’esordio di David Roncone. E magari ci arrivo anche tardi considerando che nonostante (paradossalmente) il lavoro in questione non abbia ancora ottenuto una vera distribuzione (comunque in via di definizione) è riuscito lo stesso a farsi conoscere in giro per il mondo nel corso del 2022, raccogliendo nomination e partecipazioni a festival di settore come Chicago Horror Film Festival, South African Horrorfest, Ravenheart International Film Festival, Razor Reel Flanders Film Fest, Cinefantasy International Fantastic Film Festival, HorrorHaus, Sin City Fest, Pop Corn Fright, Portland Horror Film Festival, Atlanta Horror Film Festival, Vancouver Horror Show Fest Film Festival, giusto per fare qualche esempio di un mercato internazionale sempre molto attento a certi generi, a cui si aggiunge la famosissima rivista tematica Fangoria che ne ha parlato tra i nomi emergenti.
Stuck si è fatto notare anche in madrepatria, in occasione dell’ultima edizione del nostrano FiPiLi Horror Festival, in cui si è portato a casa il premio per Miglior Trucco/Effetti Speciali nella categoria cortometraggi.
David Roncone è un giovane filmmaker casertano che ha studiato cinema all’A.S.C.I. dove ha conseguito un master in scrittura ed uno in regia. La sua gavetta comprende corti amatoriali ed alcune presenze su set da cui poter trarre esperienza, insegnamenti e qualche dritta. Come è giusto che sia, il suo non è un background esclusivamente accademico, ma include una passione cinefila che lo porta a menzionare tra le proprie influenze gente come Sam Raimi, Wes Craven, Guillermo del Toro, David Fincher ma anche (e giustamente) nomi più recenti come può essere quello di James Wan, a conferma di un ragionevole ricambio generazionale che non tutti vogliono accettare.
Si dice interessato alla territorialità e le sue potenzialità, ma non nasconde di coltivare legittimamente quel sogno americano di cui la storia è piena di esempi – come l’argentino Andy Muschietti o l’uruguaiano Fede Álvarez, per restare in quell’ambito contemporaneo a cui fa riferimento lo stesso Roncone.
Dopo la didattica, sorgono inevitabilmente la voglia e la necessità di mettersi alla prova con la pratica, col cortometraggio che per svariate ragione si presta alle condizioni ideali per un esordio. Ecco che David Roncone scrive, produce e dirige Stuck. Un corto che colpisce per una cura visiva e una gestione del mezzo cinematografico che di certo non sembrano quelle di qualcuno alle prime armi.
C’è la consapevolezza di una durata circoscritta, poco più di 8 minuti (titoli inclusi) che non consentono di mettere troppa carne al fuoco superflua che altrimenti rimarrebbe scotta. Si arriva presto al dunque, evitando di girarci inutilmente intorno, si punta agli elementi essenziali, all’atmosfera sufficientemente sinistra come può essere quella di una soffitta (molto americana, per restare su un taglio volutamente internazionale) scarsamente illuminata e adeguatamente fotografata, all’interno di una nuova abitazione tutta da scoprire.
Il trasloco è il veicolo di un racconto improntato sul nuovo inizio, le nuove esperienze, ma anche le ansie e le paure che finiamo per tenere dentro forzatamente, in un discorso che evidentemente diventa un parallelo con quelle che possono essere le sensazioni di un giovane cineasta alle prese con la sua opera prima.
Lo stesso baule diventa elemento scenografico fondamentale, sia dal punto di vista metaforico con i suoi sogni ma anche il suo lato oscuro, che da quello fattivo visto che al suo interno ospita il piatto forte del corto. Mi riferisco al Gaap, il mostro demoniaco (interpretato con appropriato body language da Emanuele De Simone) attraverso cui passa buona parte dell’efficacia dell’opera.
Look giusto, make-up all’altezza, un tocco un po’ blurry nelle riprese in movimento come a volerne sottolineare un’origine che alberga tra l’onirico ed il paranormale. Il bello è che Stuck trova la sua forza nell’inquietudine, nella presenza mostruosa e nel confronto/scontro, in un finale per niente consolatorio evidenziato da un tocco oculare che sembra quasi rifarsi al Thriller di Michael Jackson. Senza ricorrere a jumpscare gratuiti o corredo di urla.
Basti pensare che il corto è totalmente privo di dialoghi, a meno che non si voglia considerare tali alcuni messaggi di testo scambiati tra la protagonista (una credibile Ianua Coeli Linhart, che per la parte supera un casting) e un’amica in colpevole ritardo, mostrati in sovraimpressione all’inizio ed alla fine.
Prodotto dalla napoletana 56k, abbiamo detto di un percorso festivaliero che ha portato riconoscimenti e, soprattutto, un prezioso passaparola prima ancora di una distribuzione che sembra ormai prossima.
Stuck, infatti, dovrebbe far parte di un’opera antologica (in stile V/H/S per intenderci) che potrebbe essere acquisita da una piattaforma streaming operativa all’estero. Nel frattempo David Roncone sta già pensando ad un futuro che pare possa includere una collaborazione col corregionale con un Nicola Guaglianone attento alle nuove leve, lui che al nostro amato cinema di genere ha contribuito scrivendo sceneggiature di successo come Lo Chiamavano Jeeg Robot o Freaks Out.
Insomma, le (buone) premesse ci sono, non ci resta che augurarci possano essere di buon auspicio per il prosieguo.
Di seguito trovate il teaser trailer di Stuck:
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