Titolo originale: Tone-Deaf , uscita: 10-03-2019. Regista: Richard Bates Jr..
Tone-Deaf | La recensione dell’horror di Richard Bates Jr. (SXSW 2019)
18/03/2019 recensione film Tone-Deaf di Sabrina Crivelli
Amanda Crew e Robert Patrick sono i protagonisti di una horror comedy graffiante, in cui lo scontro generazionale si copre di satira e di sangue
Non certo nuovo all’horror indipendente e low budget, il regista Richard Bates Jr. dopo l’angosciante Trash Fire (2016) torna a distanza di tre anni dietro alla macchina da presa per Tone-Deaf, arguta commedia con note orrorifiche che indaga lo scontro generazionale attraverso una larga dose di umorismo nero pece e un tocco di gore.
Olive (Amanda Crew) è a tipica millennial dalla vita decisamente incasinata. Il suo fidanzato – affetto da una marcata sindrome di Peter Pan – la lascia improvvisamente per una ragazza più giovane e poco dopo perde anche il lavoro per aver risposto a tono al viscidissimo capo che la molestava. Stufa delle relazioni sentimentali e decisa di dedicarsi di più a sé stessa, la protagonista decide quindi di lasciare Los Angeles per un weekend in campagna, in modo da potersi dedicare a una sua grande passione accantonata da tempo: suonare il pianoforte, attività a cui si dedicava da bambina poi trascurata crescendo. Tuttavia, la scelta di isolarsi per questa pausa riflessiva dalla metropoli si rivela non esattamente la più felice. Difatti, Harvey (Robert Patrick), il proprietario della fascinosa e antica magione in cui Olive decide di ritirarsi, non è affatto il cordiale e svampito vedovo d’una certa età che appare a prima vista. Al contrario, è uno psicopatico, con ricorrenti episodi di dissociazione della realtà e un odio sfegatato per le nuove, degenerate generazioni di cui Olive è indubbiamente una degna rappresentante.
Anzitutto, in Tone-Deaf spicca la satira di costume. Con un sorriso sulle labbra vengono tratteggiati uno dopo l’altro gli atteggiamenti sovente poco produttivi di Olive, perfetto prototipo della trentenne dei giorni nostri, che cerca solitudine e pace in campagna e poi s’annoia subito e si attacca a Tinder per trovare compagnia per la serata, che vuole concentrarsi sulle sue velleità di musicista (scarsissima, da qui il titolo del film) e dopo poco si stufa e girovaga in macchina in cerca di qualcosa per riempire il tempo (come un bell’acido per sballarsi …). Le situazioni farsesche di susseguono una dopo l’altra, scenette irriverenti costellate di dialoghi caustici e ilarizzanti scritti da Richard Bates Jr. stesso.
Se con la sua condotta trasandata e il suo egocentrismo ed edonismo Olive costituisce il polo esilarante dell’opera, il costante commento critico fornito da Harvey con la sua rigida e poco progressista visione del mondo ne amplifica le potenzialità. Sono due universi che cozzano tra loro, il nuovo e il vecchio in un effervescente scontro generazionale, e nessuno dei due è comunque esente da derisione, sia essa la parafrasi grottesca e macabra al presunto malcostume della gioventù, oppure la faciloneria e il pressapochismo che la contraddistinguono. E, in fondo, gli spettatori stessi siamo chiamati per forza di cose in causa in un’autoanalisi forzata.
Assistendo difatti alle lunghe tirate di un uomo scontento e lamentoso, più volte proferite direttamente verso il pubblico, rompendo la quarta parete, comprendiamo che siamo proprio noi i destinatari del messaggio, quegli infausti millennial (o perfino i successori della generazione Z) contro cui tanto il film si scaglia. D’altronde, anche il regista ne è un esponente e auto-ironizza anche su se stesso attraverso Tone-Deaf. Ci troviamo quindi davanti a un sagace processo di empatizzazione collettiva, appartenenza e antitesi, che mette in discussione i nostri stili di vita e la nostra configurazione di realtà: vediamo il riflesso esacerbato di noi stessi, delle nostre abitudini e non possiamo che sorriderne e rifletterci sopra.
In ultimo, come anticipato in Tone-Deaf non manca un lato slasher e surreale, perfetto complemento di quello umoristico. Si tratta di un gioco di esplosivi contrasti che si tingono di sangue. La follia aumenta e con essa il numero di personaggi ed eventi assurdi che si succedono. Il figlio di Harvey che piomba di notte, un texano inquietante con finalità sinistre, la madre hippie (Kim Delaney) di Olive che si accompagna a un petulante toy boy con velleità di medium (Johnny Pemberton), fino alle paradossali e ‘artistiche’ visioni virate in blu che popolano le allucinazioni di Harvey insieme al fantasma della moglie, solo per ricordarne alcuni. Di immagini particolarmente cruente o scabrose non cene sono molte, va detto, ma più di un omicidio è messo in scena con una discreta dose di sangue e senza lasciare fuori campo i dettagli più succosi.
In definitiva, Tone-Deaf risulta un perfetto mix di humor, satira e horror, riuscendo in maniera intelligente e un po’ macabra a tradurre uno scontro generazionale che pervade oggi gli Stati Uniti (ma non solo). Ciliegina sulla torta, notevoli sono l’interpretazione di Amanda Crew e Robert Patrick, incarnazioni perfette delle due generazioni a confronto.
In attesa dell’uscita nei cinema americani, prevista per il 23 agosto, di seguito trovate il trailer internazionale:
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