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Voto: 4.5/10 Titolo originale: Trauma Center , uscita: 06-12-2019. Regista: Matt Eskandari.

Trauma Center – Caccia al Testimone: la recensione del film di Matt Eskandari

15/02/2021 recensione film di Francesco Chello

Il crime thriller fa cilecca a prescindere dall'ormai solita partecipazione pigra e fugace di Bruce Willis, che si adegua accontentandosi di timbrare il cartellino

trauma center film bruce willis

Mi era già capitato di parlarvi di questa fase di carriera di Bruce Willis. Quella del massimo risultato (economico, per lui) con il minimo sforzo. Ruoli brevi dal guadagno facile, quelli che l’attore statunitense infila con cadenza prolificamente regolare, particine scazzate in produzioni non esattamente entusiasmanti. Infilandoci, di tanto in tanto, qualche progetto più decente che possa permettergli di restare in qualche modo aggrappato al giro che conta, come Motherless Brooklyn (la recensione), per fare un esempio recente.

Ne avevo parlato, dicevo, in occasione di 10 Minutes Gone (la recensione) quando, tra le altre cose, chiusi il pezzo ammettendo il mio paradosso personale: da fan di vecchia data fin dai tempi di Die Hard – Trappola di Cristallo, continuare a comprare quei film proprio in base alla presenza della star nonostante la consapevolezza (e l’incazzatura) di vederlo a malapena in un ruolo tanto furbo quanto sciatto e striminzito.

TraumaCenter.jpgDetto, fatto. L’acquisto, dico. Ovvero il motivo per cui oggi parliamo di Trauma Center, film del 2019 uscito dopo 10 Minutes Gone, arrivato da noi nel 2020 prima su Amazon Prime Video (tuttora presente nella loro library) e poi, dal 2 dicembre, anche in dvd e blu ray targati IIF / Eagle. Insomma, avevo la doppia scelta eppure l’ho comprato. Perché di base ho capito che Bruce Willis è come il prezzo a 99,90. Uguale a quello che in gergo chiamano prezzo psicologico. Tu sai benissimo che stai spendendo 100 euro eppure la tua mente vuole abbindolarti facendoti focalizzare su tutti quei 9, auto-indorarti la pillola convincendoti che stai spendendo meno.

Ecco, succede la stessa cosa quando ti ritrovi il faccione di Bruce Willis in bella mostra sulla cover del dvd o bluray di turno; la funzione e il risultato sono gli stessi del charming price. L’evidente photoshop urla per metterti in guardia, hai la consapevolezza che quando ha scattato quelle foto non sapeva nemmeno di quale film si trattava, eppure un secondo dopo hai aggiunto il prodotto nel carrello pronto a cliccarne l’acquisto. Insomma, stai lì a biasimarlo per queste sue scelte di carriera e poi le sostieni economicamente aiutandolo a staccare gli assegni. E’ un circolo vizioso.

Trauma Center, a cui in Italia hanno aggiunto l’immancabile sottotitolo Caccia al Testimone, non sfugge a questa regola. Vista la premessa, togliamoci subito il dente. Parliamo della prova di Bruce Willis, che tanto ci sbrighiamo presto. L’attore sessantaseienne compare principalmente all’inizio e alla fine, sbucando fugacemente una o due volte nella fase centrale. Le sue scene sono state girate in due giorni, che probabilmente è già tanto considerando che l’intero film è stato completato in appena dodici giornate di riprese. Il tutto con l’espressione di chi si è presentato in quell’ospedale (location del film) per fare una colonscopia.

La sua particina è quantomeno funzionale alla storia, rispetto ad altre volte in cui persino il ruolo era sembrato intruso, sul finale viene addirittura coinvolto in due momenti dinamici come una rapidissima sparatoria e un abbozzo di rissa (in cui viene evidentemente controfigurato da uno stunt con più melanina); chiaramente nulla che in normalità bisognerebbe segnalare, se non fosse per altre performance in cui si era limitato a parlare al telefono senza spostarsi da un’unica ambientazione.

Comunque sia, il problema vero di Trauma Center è un altro. Cioè che il film è una fetecchia a prescindere. Partendo da un plot appena accennato in cui non viene spiegato granché, siamo a Porto Rico nel mezzo di una faccenda di poliziotti corrotti che serve fondamentalmente a fare da miccia a una struttura da caccia all’uomo – anzi, ad essere precisi, caccia alla donna, che altrimenti qui partono le contestazioni per sessismo e Il Cineocchio deve cambiare la firma a tutti i miei articoli mettendoci quella di Christopher Plummer (che è un modo arzigogolato da parte mia, per rendere omaggio all’attore recentemente scomparso nonostante il contesto totalmente e clamorosamente estraneo).

Nicky Whelan in Trauma Center (2019) filmQuasi tutto Trauma Center si svolge all’interno di un ospedale inspiegabilmente deserto, due sbirri braccano una ragazza che ha visto troppo. Ci fosse un solo momento d’assedio che si possa definire anche solo vagamente avvincente. In sostanza, ci si sposta da una stanza all’altra, la protagonista si chiude al suo interno e i due ragazzoni tentano di entrare.

Ce n’è una in particolare, dalla durata ingiustificata, che fa cadere le braccia per la goffaggine: minuti su minuti ad assistere a due imbecilli che provano a forzare la maniglia, sparano al vetro blindato, inveiscono con la tipa, fanno poliziotto buono/poliziotto cattivo dopo averla minacciata di morte, provano di nuovo a forzare la maniglia.

Il duo di cui sopra è composto da Tito Ortiz, ex fighter MMA e wrestler – background sprecatissimo considerando che per prenderle da una porta chiusa non deve ricorrere mai alle sue skills di lotta, e Texas Battle, che palesa sempre di più il suo regime alimentare a base di zuccheri e carboidrati. La protagonista è Nicky Whelan, che interpreta una cameriera che racconta di aver lasciato gli studi per mantenere la sorella, facendo intendere un’età lontana dai suoi reali 38 anni – anche se, a onor del vero, aspetto e forma smagliante le consentono di risultare anagraficamente plausibile.

L’attrice australiana è quella che forse crede più di tutti al film ed al ruolo che interpreta, in cui si cala con grinta e professionalità; il problema di Trauma Center – Caccia al Testimone, semmai, è chi ha provveduto al suo look che mina la sua attendibilità: capelli sempre perfettamente tirati all’indietro, make up in ordine con tanto di lip gloss luccicante e, soprattutto, una manicure tanto impeccabile quanto insopportabilmente finta.

Voglio dire, ti hanno sparato, sei stata picchiata, stai fuggendo perché tentano costantemente di ucciderti, magari era il caso di mostrare un viso provato, un’occhiaia, che so, almeno un’unghia spezzata … A noi tocca seguirla di stanza in stanza, assistere mentre mangia una merendina, stremata dall’immancabile scena dell’auto sutura della ferita a cui segue un improbabilissimo “Sto venendo da te!” minacciato al cattivo di turno.

Tito Ortiz e Texas Battle in Trauma Center (2019) filmNel cast anche una comparsata di Steve Guttenberg, oltre a Tyler Jon Olson e Lala Kent (dal viso gommoso), che con Bruce Willis hanno condiviso diverse delle produzioni sopracitate, a dimostrazione di un circuito collaudato in cui muoversi senza sbattersi per cercare altro.

Come detto, quindi, azione pochissima e pure di livello decisamente pigro in Trauma Center – Caccia al Testimone; basterebbe citare il modo in cui le due sorelle mettono al tappeto Tito Ortiz dopo avergli spruzzato il medicinale per l’asma – notoriamente innocuo – negli occhi. Di Bruce Willis che finge di fare a botte abbiamo detto, temo non ci sia granché da aggiungere.

In definitiva, la ‘non performance’ di Bruce Willis è in media con buona parte del suo curriculum recente, in un film che non può nemmeno contare su altri elementi che possano salvare la situazione. Trauma Center è la prima di tre collaborazioni tra l’attore ed il regista Matt Eskandari, non ho ancora recuperato le altre due (Survive the Night e Hard Kill) uscite entrambe nel 2020. Mi auguro siano state girate prima della pandemia: conoscendo il Bruce Willis recente, il timore è che possa aver recitato in smart working

Di seguito trovate il trailer internazionale di Trauma Center – Caccia al Testimone: