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Voto: 5/10 Titolo originale: You Should Have Left , uscita: 18-06-2020. Regista: David Koepp.

Ve ne dovete andare: la recensione del film horror di David Koepp (con Bacon e Seyfried)

20/06/2020 recensione film di William Maga

Saltata l'uscita nelle sale, il thriller soprannaturale targato Blumhouse arriva dritto in VOD. Una destinazione più che adeguata

you should have left film 2020 kevin bacon

La Blumhouse ha adottato da lungo tempo un modello ‘standard’ per le sue produzioni horror. I titoli di punta con cui ciclicamente rilancia qualche popolare saga (vedi Halloween o Fantasy Island) o con interpreti noti ricevono infatti un lancio con tappeto rosso, importanti fondi per il marketing e il posizionamento su migliaia di schermi nei multiplex di tutto il mondo.

Parallelamente, ci sono i progetti più piccoli, realizzati ‘a cottimo’, per rimpolpare il catalogo, che funzionano alla stregua del ‘film televisivo della settimana’. Modesti in tutto già in partenza. Questi ultimi escono direttamente in VOD, a volte dopo essere addirittura rimasti ‘parcheggiati’ in un qualche cassetto per un anno o più e spesso distribuiti sotto il marchio “BH Tilt”.

Fino a quando il COVID-19 non ha deciso di scombinare i piani per il 2020, Ve ne dovete andare (You Should Have Left) era stato progettato per rientrare nella prima categoria, tra i thriller (perché di orrore puro e soprannaturale ce n’è davvero poco …) da sala cinematografica su cui ‘scommettere’. Guardandolo ora dal salotto di casa, è difficile però credere che la pandemia di coronavirus sia l’unico motivo per cui  alla fine sia finito straight-to-video. Tolte dall’equazione le star Kevin Bacon (reduce, peraltro, dal curiosamente simile The Darkness) e Amanda Seyfried (Jennifer’s Body) ciò che rimane è – a conti fatti – un mediocre (nell’accezione di ‘medio’)  film girato velocemente e con pochi mezzi, che spreca i talenti coinvolti.

You Should Have Left (2020) film poster

Ad essere sinceri, Ve ne dovete andare è di una ignavia e modestia passabili nei suoi 90 minuti totali, con alcune sequenze che – almeno vagamente nella loro brevità – colpiscono nel segno, anche se solo per la capacità di Kevin Bacon di ‘vendere terrore’ mentre lui e sua figlia di cinque anni si perdono all’aperto nel buio pesto della notte gallese.

Tuttavia, questi momenti, pochi e lontani tra loro, punteggiano semplicemente quella che è una incredibilmente semplice e altrettanto prevedibile tipica storia di casa infestata, in cui lo spettatore passerà l’intero film in attesa che i personaggi ‘arrivino’ a ciò che lui ha già intuito nella primissima scena.

Senza rovinare quel prologo, si rivela essere un incubo tremendo per Theo Conroy (Bacon), un ex broker di grande successo, ma ostracizzato. Sembra che alcuni anni prima, l’uomo, ora in pensione, sia stato accusato di aver ucciso sua moglie, un’accusa che nega con veemenza e da cui è stato assolto. Oggi ha ritrovato la felicità domestica al fianco di una stella del cinema (Seyfried), che è abbastanza giovane da essere sua figlia.

Seriamente, la coppia sembra davvero essere padre e figlia adulta sullo schermo (lui 61, lei 34 anni …), e in un modo di cui non è chiaro se il regista David Koepp (Mortdecai) sia stato pienamente consapevole, anche se la sceneggiatura, da lui scritta, spesso ammette questa grande differenza di età.

In realtà, Susanna e Theo – che non sono mai tratteggiati come potenzialmente ‘amabili’ per gli spettatori – hanno una figlia di cinque anni di nome Ella (l’adorabile e dolcissima Avery Tiiu Essex), che entrambi amano moltissimo. Tentano anche di mettere una pezza alle quotidiane distanze tra loro a causa della fitta agenda di riprese della donna, affittando via Internet una enorme casa moderna costruita su una remota collina nel Galles.

Ma, mentre la casa ha solo pochi anni di vita, si scopre che è stata costruita sul sito di una tenuta più vecchia, che a sua volta era costruita su una struttura ancora più antica. Non è chiaro chi stia costruendo o affittando queste ‘case su case’ – e storie su storie. Tuttavia, c’è qualcosa di debolmente sinistro che accade ogni volta che Theo distoglie lo sguardo dallo specchio e il suo riflesso continua a guardare, ricolmo di disprezzo e di sentenze come chiunque altro intorno a lui.

La sinossi di cui sopra non contiene informazioni che non siano già rivelate dal trailer, ma – se bazzicate il genere – probabilmente conoscerete già i dettagli, non da ultimo perché li avete visti in film migliori. Dalla lotta interiore di Jack Torrance per affrontare i suoi fallimenti come amorevole padre di famiglia in Shining di Stanley Kubrick ai tristi misteri nascosti nella Hill House di Shirley Jackson, c’è una familiarità di base in tutto ciò che accade in Ve ne dovete andare che lo depaupera di qualsiasi senso di tensione genuina o di concreta sorpresa.

Il più grosso mistero resta così la scelta di ambientare il film in Galles (c’è spazio giusto per una battuta sul bizzarro accento locale con il proprietario di un negozio in paese e null’altro), e per di più all’interno di una location asettica, spaventosa quanto un reparto dell’Ikea e illuminata allo stesso modo. L’aspetto surreale dell’Overlook, o il disvelamento delle più grandi paure di Eleanor “Nell” Lance, sono lontani anni luce.

You Should Have Left (2020) film blumhouseQuesto, comunque, di per sé non è necessariamente un fallimento. I cliché narrativi diventano tali perché piacciono alla gente, in particolare nei racconti da falò fatti nelle notti estive per spaventare gli amici e le ragazze seduti lì intorno. David Koepp, adattatore compulsivo che in questo caso trae espirazione da un romanzo dello scrittore tedesco Daniel Kehlmann, fa ben poco per distinguere visivamente o narrativamente i suoi archetipi.

Se le stanze e i corridoi dell’incubo molto reale di Theo verso la fine di Ve ne dovete andare iniziano a muoversi e dilatarsi attorno a lui – non diversamente dai contorni di una mente colpevole -, è tutto presentato in una cornice elegantemente competente sotto l’aspetto tecnico, ma del tutto insignificante.

La soundtrack, più che musica fornisce brandelli sonori. Sobbalzi che solitamente si accompagnano allo sfarfallio delle luci e a sagome che passano in primo piano o sullo sfondo, vengono amplificati da brontolanti “Buumh!” (che non si possono nemmeno definire jumpscaresi n senso tradizionale), dal momento incubi negli incubi e dispettosi specchi nel bagno da soli certo non bastano ad alterare il battito cardiaco.

In definitiva, Ve ne dovete andare non è un film terribilmente offensivo o stupido come altri che lo hanno preceduto, ma fa ‘lo gnorri’ per quanto riguarda la sua prevedibilità e i suoi palesi limiti. È semplicemente una distrazione al momento storico attuale per i cacciatori di thriller alla disperata ricerca di qualcosa di nuovo. Un altro titolo di cui nessuno a dicembre (mese di classifiche e riepiloghi) si ricorderà l’esistenza.

Di seguito il trailer internazionale di Ve ne dovete andare: