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Voto: 4/10 Titolo originale: Dark Phoenix , uscita: 05-06-2019. Budget: $200,000,000. Regista: Simon Kinberg.

X-Men: Dark Phoenix, la recensione del rassegnato film di Simon Kinberg

05/06/2019 recensione film di Sabrina Crivelli

Sophie Turner è la protagonista assoluta del dodicesimo - e ultimo - capitolo della saga sui mutanti, che svilisce il materiale originario ed emana scarsa convinzione a ogni inquadratura

Un finale stanco, trascinato, per una saga filmica che già da tempo ha perso l’iniziale interessante slancio. Questa è la sensazione che comunica X-Men: Dark Phoenix dell’esordiente alla regia Simon Kinberg, dodicesimo – e ultimo – capitolo delle avventure cinematografiche dei mutanti iniziata nel lontano 2000 con X-Men di Bryan Singer, che apriva la strada per il grande schermo ai celebri supereroi ‘diversi’ dei fumetti della Marvel.

Il film, incentrato su uno degli archi narrativi più amati di sempre dai lettori, ovvero La Saga di Fenice Nera (risalente al 1980 e sceneggiata da Chris Claremont, con i disegni di Dave Cockrum e John Byrne), non solo tramuta in un ‘polpettone’ iper-emotivo il materiale originario stravolgendolo in più passaggi (con buona pace dei conoscitori della fonte), ma – cosa assai peggiore – risulta alquanto deludente e pasticciato anche preso separatamente.

dark phoenix fenice film 2019 x-men posterX-Men: Dark Phoenix è infatti una libera e assai semplificata reinterpretazione della parabola di uno dei personaggi femminili più affascinanti, nonché degli X-Men più potenti: Jean Grey (interpretata da una imbolsita Sophie Turner, che pare essere rimasta imprigionata nell’aristocratico ruolo incarnato in Il Trono di Spade).

Dopo un terribile trauma infantile e la perdita dei genitori in un incidente d’auto, causato per l’incapacità di controllare il suo potere, la piccola Jean viene adottata dal Professor Charles Xavier (reso da un ormai svogliato James McAvoy che fa ritorno ancora una volta nel franchise, dove era approdato nel 2011 con X-Men L’inizio).

Condotta quindi nell’Accademia per giovani dotati che lui stesso ha creato per aiutare questi individui fuori dal ‘normale’ a sviluppare le proprie incredibili potenzialità, dà una casa e una famiglia alla bambina, che parrebbe essere rimasta sola al mondo ed è terrorizzata da sé stessa. Per aiutarla a superare il trauma, il telepate si introduce così anche nella mente della piccola e le instilla dei ‘muri’, dei blocchi (nel fumetto non è la rimozione di un momento drammatico, ma il tentativo di controllare l’immenso e altrimenti incontenibile potere della ‘X-Girl’ a muovere Xavier).

Siamo nel 1992. Cresciuta, Jean è ormai una vera e propria eroina, che assieme a una task force capitanata da Raven (il premio Oscar Jennifer Lawrence, anche lei in una prova decisamente sottotono), e affiancata dal fidanzato Ciclope (un ignavo Tye Sheridan, alla cui mimica nulla toglie il visore che ne copre completamente gli occhi), Tempesta (Alexandra Shipp, relegata a poco più di mera comparsa), e i trascurabili Nightcrawler (Kodi Smit-McPhee ) e Quicksilver (Evan Peters).

Diretti da Xavier, i paladini si cimentano così in pericolose missioni per salvare e difendere gli innocenti del globo e, in tal modo, sono riusciti anche a superare l’annosa sfiducia della razza umana verso i mutanti (l’argomento fondamentale dell’intera saga è qui solamente abbozzato malamente, con repentini quanto maldestri cambiamenti di registro). Addirittura, il valore del lavoro di Charles e dei suoi X-Men è pubblicamente riconosciuto e incensato (vediamo persino un gala dove il Professore è relatore e adulato dai molti presenti).

X-Men Dark Phoenix film 2019Quando quindi a chiamarli è nientemeno che il Presidente degli Stati Uniti, richiedendo il loro intervento per una missione speciale tesa a salvare un gruppo di astronauti in avaria nello spazio, gli X-Men rispondono prontamente e si proiettano subito in orbita.

C’è pero un terribile imprevisto: uno dei membri dell’equipaggio dello Shuttle manca all’appello, e quella che sembra soltanto una terrificante – ma comune – tempesta solare sta per ingoiare ineluttabilmente l’astronave. Jean Grey è l’unica in grado di risolvere la situazione grazie ai suoi immensi poteri, ma una volta messo in salvo l’uomo, rimane bloccata nel vuoto in balìa delle radiazioni, che la attraversano e penetrano in lei, trasformandola in qualcosa di differente e di ancora più potente. Così nasce la celebre Fenice Nera protagonista di X-Men: Dark Phoenix.

Dall’evoluzione interiore alla mera saga familiare, diversamente dal fumetto Jean Grey qui non è ancora adulta e matura e la fondamentale trasformazione viene inserita ex abrupto senza che la sua complessa personalità, i suoi poteri, le dinamiche di coppia e amorose con Scott Summers, con Charles e con gli altri X-Men possano essere costruiti ad uopo (in questo lungometraggio o nei film precedenti).

Insomma, in X-Men: Dark Phoenix l’apice di quello che dovrebbe essere un lungo e articolato processo è risolto in poche sequenze, il momento più alto di un arco narrativo di ampio respiro estrapolato dal contesto originario e anzitutto semplificato. Vero è che le dinamiche non sono lontane, Jean è esposta a un’enorme flusso di energia che ne muta la natura anche nella versione cartacea, anche se in quel caso semplicemente per proteggere i compagni (non è certo questa la differenza più rilevante).

James McAvoy, Kodi Smit-McPhee, Alexandra Shipp e Tye Sheridan in X-Men Dark Phoenix (2019)Innegabile è però che nel fumetto ci siano molti elementi decisamente più accattivanti del banale e tipico racconto di formazione condensato della versione ‘potenziata’ e fuori controllo di una ragazzina problematica e fragile. Nella complessa storia ideata da Chris Claremont tutto è focalizzato sull’oscuro cammino interiore di lei, che prevede tra l’altro l’incontro con Mastermind e la cerchia maligna del Club Infernale, uno scontro tra il villain e Ciclope. Una storia di morte, grande sofferenza, emancipazione e terribile e dolorosa vendetta quindi, che porta alla genesi di un’entità sovrumana in cui l’amore è assolutamente centrale.

Al contrario, nella resa cinematografica sceneggiata da Simon Kinberg stesso (che ha scritto anche molti dei precedenti capitoli cinematografici degli X-Men, quali Conflitto finale, Giorni di un futuro passato e Apocalisse) niente di tutto ciò è purtroppo presente, per motivi prosaicamente hollywoodiani si suppone.

In X-Men: Dark Phoenix – dove non mancano gli afflati femministi – ogni cosa ruota semplicemente attorno al collaudatissimo freudiano scontro con la figura paterna, sia essa Xavier (che viene tacciato di egocentrismo e hubrys!) o con il padre naturale di Jean Grey. Per scatenare quella che potrebbe essere la peggiore minaccia che l’umanità abbia mai visto basta un improvviso moto infantile di ribellione verso l’autorità e di delusione verso gli ‘adulti’, che minano l’identità del soggetto in questione.

Summer Fontana in X-Men Dark Phoenix (2019)Il meccanismo narrativo è estremamente scontato, tra accidentali uccisioni – affrontate senza il minimo pathos che richiederebbero – e vendette, col ripescaggio estemporaneo dell’ex nemico ora hippy Erik Magnus Lehnsherr aka Magneto (Michael Fassbender), ormai dedito a una vita tranquilla in una sorta di comune per mutanti nell’immaginaria Genosha, e il rinvigorirsi degli antichi rapporti di amore e odio con Bestia (Nicholas Hoult).

Ultimo ma non meno importante, a completare il quadro viene inserito un misterioso villain nuovo di zecca – o meglio una intera genia di cattivi alieni, campati davvero per aria -, interpretato da una platinata Jessica Chastain, che ben poco può fare per trasmettere una qualche tensione incarnando il ruolo di blando demonietto tentatore / mentore oscuro, strano incrocio tra l’Agente Smith di Matrix in gonnella e tacco a spillo e il T-1000 di Termiantor 2.

Sfibrato e rassegnato canto del cigno della storica saga della 20th Century Fox, X-Men: Dark Phoenix – che pur ha vissuto in prima persona il problema dei reshoots per il terzo atto (troppo simile, pare, a un recente film della rivale Marvel / Disney) – costituisce in sostanza un capitolo a se stante in cui, al contrario del riuscito Logan – The Wolverine di James Mangold (la recensione) del 2017, i protagonisti suscitano indistintamente davvero poca empatia ed emozioni e si respira a ogni inquadratura l’aria della smobilitazione.

Qualche scena d’azione movimentata, come l’assalto al treno militare o il ‘duello mentale’ per l’elicottero, fa capire che i 200 e passa milioni di dollari di budget sono stati spesi se non altro per un paio di consueti set spettacolari e per gli effetti speciali, ma non riesce a far dimenticare la pochezza di uno script che non riesce a valorizzare il cast o il materiale disegnato di partenza.

Un epilogo tutt’altro che encomiabile per i ragazzi mutanti, con la palla che ora passa nelle mani della Disney, che avrà il non semplicissimo compito di rilanciarli.

Di seguito trovate il trailer ufficiale in italiano del film, nei nostri cinema dal 6 giugno: