Voto: 7/10 Titolo originale: A Christmas Carol , uscita: 19-12-2019. Stagioni: 1.
A Christmas Carol: la recensione della miniserie dark con Guy Pearce e Andy Serkis
20/04/2020 recensione serie tv A Christmas Carol di William Maga
Lo sceneggiatore Steven Knight e il regista Nick Murphy prendono in mano il classico di Charles Dickens e lo stravolgono, immergendolo in atmosfere senza speranza ai limiti dell'horror, per un risultato spiazzante
Sebbene dalle nostre parti non sia popolare come nei paesi anglosassoni, nel corso degli anni sono arrivati sul grande e piccolo schermo svariati adattamenti – più o meno fedeli – del romanzo Il Canto di Natale / A Christmas Carol di Charles Dickens, specie durante il periodo delle festività natalizie. Ora, avendo bene in mente i vostri cari ricordi d’infanzia, siate grati che tra quelle visioni non sia finita all’epoca anche la trasposizione messa in piedi da FX nel 2019 sotto forma di miniserie in 3 episodi, diretti da Nick Murphy (1921 – Il mistero di Rookford).
Quella scritta dall’autore britannico a metà dell’800 è una storia che parla di bontà e dell’importanza della gentilezza verso il prossimo. Questa nuova versione, invece, si concentra – forse non troppo sorprendentemente – sull’innata insensatezza umana. E sebbene sia stata realizzata in modo assolutamente professionale e anche stimolante, non si può fare a meno di trovarla una revisione desolante e ai limiti dell’horror, talmente angosciante e cupa da scoraggiare una seconda visione (o addirittura a proseguire la prima) per molti.
Quasi sicuramente conoscerete, almeno a grandi linee, l’originale di Charles Dickens: A Christmas Carol racconta la storia di Ebenezer Scrooge, un uomo incredibilmente burbero e avaro che disprezza profondamente il Natale. Diserta la festa che organizza ogni anno suo nipote e paga praticamente niente il suo unico dipendente, Bob Cratchit.
La notte della vigilia di Natale, a un anno esatto dopo la morte del suo socio d’affari altrettanto sconsiderato, Jacob Marley, il fantasma di quest’ultimo decide di fare visita a Scrooge, per spingerlo a cambiare i suoi modi egoistici. Quando Scrooge si rifiuta, lo spettro ‘arruola’ i fantasmi del Natale passato, presente e futuro per perseguitare l’ex amico durante le prime ore della mattina di Natale.
Ma … dopo questa mistica e movimentata nottata, Scrooge torna a riflettere sulle sue azioni e decide infine di cambiare in meglio: diventa “un buon amico, un bravo maestro e un uomo buono come [Londra] già sapeva”, secondo la prosa di Charles Dickens.
L’adattamento di FX di A Christmas Carol si discosta drasticamente dalla storia originale dal racconto morale originale. Questa sorta di ‘film diviso in tre parti’ di stampo smaccatamente dark fantasy, la cui sceneggiatura – quasi shakespeariana – è stata scritta da Steven Knight (Peaky Blinders), che l’ha anche prodotto personalmente assieme a Ridley Scott, Tom Hardy, Katie Crowe, Dean Baker e David W. Zucker, viene accuratamente classificato come un’opera “tetra reinvenzione” della nota vicenda.
Tali torve atmosfere dell’adattamento di A Christmas Carol sono rafforzare ulteriormente dai sorprendenti cambiamenti nella trama. Al posto di avere Marley (interpretato da Stephen Graham) ad aiutare generosamente Scrooge (Guy Pearce) nella sua trasformazione personale, in modo che Scrooge possa “sfuggire al suo destino”, la stessa redenzione di Marley è direttamente legata a quella di Scrooge nella serie. In particolare, a Marley è vietato di uscire dal Purgatorio a meno che non riesca a far cambiare idea all’altro.
Quindi, invece di un solo protagonista poco piacevole, ne otteniamo due. Marley interagisce quindi con Scrooge solamente per il proprio tornaconto personale. Ancora una volta, la bontà che guidava il racconto di Charles Dickens viene barattata con l’avidità umana e l’egoismo. Il tutto ambientato in una Londra nebbiosa e carica di ombre insidiose, dove anche la neve è sottile e grigia come il porridge, dove le lampade a gas danno una fiammata e poi scoppiano, le risate dei bambini vengono portate sibilanti dal vento e un senso di terrore viscido precede ogni apparizione orribile.
Invece di avere Marley ad orchestrare le orribili visioni soprannaturali, il destino di Scrooge è affidato allora a Mary Cratchit (Vinette Robinson), la moglie di Bob. La donna chiede a Scrooge dei soldi in modo da poter pagare un intervento salvavita per suo figlio, Tim (Lenny Rush). Scrooge induce allora Mary a pensare che lui la pagherà in cambio di una prestazione sessuale, ma una volta che Mary si spoglia, Scrooge le dice che non prova alcun desiderio per lei. Scrooge, mai domo, prende anche in giro Mary per l’ingenuità e le dà il denaro di cui ha bisogno … a condizione che se Bob avesse mai deciso un giorno di lasciare il suo lavoro sottopagato, lui gli avrebbe rivelato che lei aveva deciso di tradirlo.
Mary, che in realtà è una strega, punisce allora Scrooge per l’angoscia che ha causato a lei e alla sua famiglia scatenando su di lui i fantasmi di Natale passato, presente e futuro (da spettatori, si è probabilmente più turbati nel vedere Mary torturata e umiliata in primo luogo che ‘emancipata’ dalla sua eventuale e laboriosa punizione di Scrooge …).
Oltre a prendersi certe libertà con le tematiche e la trama della storia, la versione di Steven Knight di A Christmas Carol mette in evidenza le forze globali presenti dietro alla nostra moderna idea di Natale. Come proprietari di fabbriche che trascurano i loro dipendenti e li costringono a condizioni di lavoro odiose, Scrooge e Marley (della Scrooge and Marley Investments …) alla fine devono pentirsi dei loro peccati come capitalisti irriducibili che hanno sfruttato gli altri attraverso l’imperialismo e il mercantilismo tanto quanto devono pentirsi di essere essere umani orribili a ogni livello. È un tocco interessante e attuale, che evidenzia la pertinenza dei ‘ritocchi’ operati dallo showrunner.
Eppure, vedendo le quasi 3 ore di A Christmas Carol, non si può far a meno di pensare che molto sfaccettature del passato, del presente e del futuro di Scrooge lambiscono ambiti quasi gratuitamente tremendi e orribili (come, ad esempio, il padre di Scrooge che consente consapevolmente a suo figlio di essere molestato dal suo maestro di scuola).
E quando gran parte del fascino di uno show televisivo si fonda sul valore degli shock che induce in chi guarda, gli spettatori attenderanno necessariamente una conclusione o una risonanza finale che offrano una sorta di catarsi. Tuttavia, l’adattamento di Steven Knight di A Christmas Carol è così pessimistico che il suo finale non fornisce molto sollievo o risarcimento dagli orrori inclusi nella sua narrazione. In sostanza, è una visione ‘ingrata’.
Malinconia e sventura a parte, il 52enne Guy Pearce (Prometheus) fa un lavoro fantastico nei panni di Scrooge. Interpreta un personaggio torturato, complesso e spietato con grazia, onestà e umiltà. Andy Serkis (Il signore degli anelli), che interpreta il Fantasma del Natale Passato, è appropriatamente inquietante, celato dietro lunghi capelli e barba grigi e un occhio guercio. La Mary Cratchit mulatta di Vinette Robinson (Sherlock) è un’eroina avvincente, con una profondità di scrittura che supera quella del marito (Joe Alwyn) in modi che nei precedenti adattamenti di A Christmas Carol non erano mai stati presi nemmeno in considerazione.
Infine, la performance del giovanissimo Lenny Rush come Tiny Tim è fresca: è arguta e lui offre le sue battute con una saggezza che va ben oltre i suoi anni effettivi. Per quanto riguarda il suo casting, l’attore di 10 anni, che soffre di displasia spondiloepifisaria congenita (la sua crescita ossea è ritardata), lo ha spiegato bene in una intervista: “Ho pensato … perché non scegliere un attore disabile per il ruolo di un disabile, se è bravo in quello che sta facendo? Aumenta la consapevolezza e dimostra che ognuno è diverso. ”
Ciò detto, se state cercando un nuovo adattamento pacato ed edificante che vi riporti all’epoca vittoriana, la miniserie A Christmas Carol di FX probabilmente non è quello che fa per voi. D’altro canto, una versione così inaspettata e controversa dà per lo meno uno scopo al progetto di Steven Knight e Nick Murphy, che altrimenti sarebbe soltanto l’ennesima minestra riscaldata di una lunga lista.
Di seguito il trailer internazionale di A Christmas Carol / Il Canto di Natale:
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