Home » TV » Sci-Fi & Fantasy » Dossier: Wu Assassins + Fistful of Vengeance, Iko Uwais porta il fantasy marziale su Netflix

Voto: 6/10 Titolo originale: Wu Assassins , uscita: 08-08-2019. Stagioni: 1.

Dossier: Wu Assassins + Fistful of Vengeance, Iko Uwais porta il fantasy marziale su Netflix

23/02/2022 recensione serie tv di Francesco Chello

Approfondiamo il franchise attraverso la serie distribuita nel 2019 e il film del 2022, tra mafia cinese, mondi fantastici e arti marziali, un mix che funziona meglio nei combattimenti che in fase di scrittura

fistful of vengeance film 2022 netflix iko uwais

Dallo scorso 17 febbraio, è disponibile su Netflix Fistful of Vengeance, film diretto da Roel Reiné e una delle ultime produzioni originali del colosso dello streaming a finire nell’ampio catalogo. Nel giro di qualche giorno, il titolo è finito ai primi posti della classifica dei più visti in diversi paesi del mondo (Italia inclusa), dividendosi le views con quel Non Aprite Quella Porta 2022 (la recensione) che nelle ultime ore sta facendo molto parlare di sé (ah, a proposito di elucubrazioni mentali: meno seghe, più motoseghe!).

Visto il territorio di appartenenza, ho accettato volentieri di occuparmi di questa nuova uscita, con l’unico dubbio di capire da dove fosse meglio iniziare. Il punto è che Fistful of Vengeance è il seguito della serie tv Wu Assassins, prodotta e distribuita sempre da Netflix nel 2019. Ora, per quanto potessimo limitarci alla sola recensione del film, ho pensato fosse il caso di spararmi tutta la serie ed offrirvi il ‘pacchetto completo’ parlandovi di entrambi i prodotti in ordine cronologico. Due fustini al prezzo di uno insomma, questo ed altro per i nostri amorevoli lettori.

Iko Uwais in Wu Assassins (2019) poster netflixE pazienza se puntualmente arriva il carinissimo Nicola di turno (nome di fantasia … o forse no?) a dirci che ha deciso di vedere o meno un film in base ai commenti degli altri utenti, ignorando la nostra recensione che magari suggeriva il contrario. Vogliamo bene anche a te, Nicola. O forse no …

A questo punto, direi di proseguire nel parkour delle premesse e fare un altro piccolo passo indietro, dedicando doverosamente un attimo al fulcro di questo doppio progetto. Mi riferisco naturalmente all’indonesiano Iko Uwais, esperto di Pencak Silat, niente di serio se non che si tratta soltanto di uno dei migliori attori marziali al mondo. Non credo che Iko abbia bisogno di grosse presentazioni, conoscerete senz’altro quella roba magnificamente assurda che risponde al nome di The Raid 1 e 2. Se così non fosse, lasciate perdere il mio pezzo, andateli a recuperare prima di subito, io aspetto qui.

Bene, siete tornati. Dicevamo dei due The Raid, ma anche di titoli come Merantau o Headshot. O La Notte Su di Noi, che aveva già portato Iko Uwais su Netflix, che in quel caso aveva firmato la sua prima storica produzione indonesiana. Insomma, Iko Uwais, ci siamo capiti.

Delle sue incredibili doti marziali finisce inevitabilmente per accorgersene anche il cinema occidentale. Che, dettaglio non esattamente trascurabile, secondo me non ha ancora capito come valorizzarlo al 100%. Ma il fatto che si siano accorti di lui e che almeno ci stiano provando potrebbe essere visto come il bicchiere mezzo pieno. Cosa che mi offre il gancio per introdurre Wu Assassins partendo dai meriti di quello che nel complesso risulta un progetto imperfetto. Ma andiamo per gradi.

Meriti, dicevamo. Wu Assassins è un mix di generi, un fantasy d’azione di impostazione marziale costruito su uno sfondo di malavita. L’aspetto positivo risiede nella voglia da parte di una produzione occidentale di voler raccontare una storia dal ‘taglio asiatico’, dal contesto alle tematiche, passando per le arti marziali ed un cast prevalentemente di sangue e/o origine orientale. Buone intenzioni da tenere a mente nel momento in cui toccherà chiudere un occhio su qualche errore di troppo. Arti marziali, quindi, trattate come una cosa seria e per questo affidate a persone all’altezza.

Laddove per persone all’altezza si intende Iko Uwais, ancora lui, che oltre al ruolo di protagonista (e produttore) ricopre le altrettanto importanti mansioni di lead martial arts and fight coordinator and stunt coordinator. Per chi mastica poco l’inglese, in pratica quello che si occupa delle botte a 360 gradi. Perché sulla trama possiamo anche incespicare, ma nel frattempo picchiamoci per bene che non si sbaglia mai.

Iko Uwais in Wu Assassins serie netflix 2019Partiamo proprio dalla trama. Se lo chiedete a me, io avrei tolto da Wu Assassins l’elemento fantasy. Sarei andato sul mix tra roba di mafia (prevalentemente cinese, leggi triade) e azione marziale, che per come la vedo io la si portava a casa con più disinvoltura.

Ma mi rendo anche oggettivamente conto che non posso basare la mia critica sul genere di appartenenza, almeno non in questo caso in cui il genere è proprio lo spunto scatenante di tutta la situazione. Quello che però posso fare, è giudicare quel genere secondo i suoi parametri. Anche perché non è che io ce l’ho col fantasy in generale.

Il fatto è che per quanto il focus possa essere l’azione, la trama di Wu Assassins è comunque importante. Lo è nei film porno, figuriamoci in una serie che se la sente così calda da decidere sviluppare gli accadimenti in dieci episodi da 40/45 minuti l’uno. Il problema, quindi, non è il fantasy, ma quella sua impostazione ingenua vagamente drangonballeggiante (con i flashback nel passato che hanno il retrogusto di Hercules e Xena) a cui non contribuisce una CGI sullo scarso andante (il morphing dei volti è di un brutto avvilente), e soprattutto il tipo di narrazione ed il modo in cui il tutto viene gestito un po’ alla facilona, per certi versi sbrigativo (tipo quando il protagonista ottiene i poteri, di un frettoloso imbarazzante) ma per molti altri allungando un brodo che non ne avrebbe avuto bisogno.

Ecco, la sensazione è proprio quella della necessità del dono della sintesi, gli episodi sono dieci ma avrebbero potuto essere tranquillamente cinque e probabilmente ora staremmo parlando di un mezzo miracolo – e qui ci metto un asterisco ideale, perché tra qualche paragrafo ci torno per darmi ragione da solo.

Insomma, la storia di Wu Assassins tergiversa di continuo su alcuni passaggi, facendoti perdere non tanto il filo del discorso (trama semplice, comprensione semplice) quanto proprio l’attenzione, come se ogni episodio vivesse in funzione di quei due o tre momenti d’azione (e di botte) che diventano chiaramente e contemporaneamente appuntamento fisso e piatto forte da attendere mentre succede tutto il resto.

Per dire, anche l’ultimo episodio è capace di durare un quarto d’ora di troppo, a differenza dell’ottavo che risulta tra i migliori con l’assalto (e la strage) alla stazione di polizia ricostruita attraverso un piano temporale sfalsato. Non è una serie che rivedrei, eppure se qualche montatore di buon cuore avesse tempo e voglia di fare un taglia e cuci delle sole scene di combattimento, quelle sì che le rivedrei volentieri anche una seconda o terza volta.

wu assassins serie netflixE qui veniamo al punto di forza di Wu Assassins. Il lavoro di Iko Uwais e del suo team è di livello. Non scomodiamo i già citati The Raid che non è il caso, non siamo su quegli standard e probabilmente non potremmo visto che ad Ovest ci sono regole di sicurezza che impediscono agli stuntmen di morire sul set, ma parliamo di scontri e coreografie non esattamente ordinari per un prodotto occidentale.

Il primo episodio inizia con una colluttazione multipla in un corridoio che sembra costruito su misura sulle capacità funamboliche dell’artista indonesiano, uno start fulmineo che punta furbamente sul fomento che verrà spezzato solo dalla trama di cui sopra. Come il pusher che sa come stimolare la dipendenza dei suoi clienti, dosi breve ma intense che possano creare astinenza e attesa, il leitmotiv di Wu Assassins è questo e seppur a corrente alternata (se non a veri e propri strattoni) ti porta comunque fino alla fine.

Merito anche di un cast in parte, in cui quasi tutti ricorrono alle mani per gestire le situazioni. Di Iko Uwais abbiamo detto, unisce al talento marziale una sufficiente prova attoriale nel ruolo di Kai Jin, il protagonista, chef che scopre di essere l’ultimo degli assassini del Wu. Che se gli chef fossero tutti così guarderei ogni talent o reality a tema culinario – “Iko, col tuo Silat oggi hai ribaltato la situazione: voto dieeesci!”.

Al suo fianco l’esperienza di Byron Mann nei panni di Zio Six, boss della triade e detentore del Wu del fuoco, che saprà redimersi per istinto ed amore paterno. La spavalderia di Lewis Tan, figlio del veterano marziale Philip Tan (e di madre britannica), che si fa notare in diversi scontri ma che forse avrebbe potuto avere anche maggiore spazio (ed anche qui ci torno dopo).

Li Jun Li e Lawrence Kao che interpretano Jenny e Tommy Wah, fratello e sorella agli antipodi che capiranno come aiutarsi a vicenda. JuJu Chan ricopre il ruolo della cattivissima e agguerrita Zan (menzione per i suoi tacchi affilati, vera e propria arma mortale), sgherra di Zio Six fino ad un voltafaccia cruciale, mentre l’esperto Tzi Ma si becca la particina ricorrente del Signor Young, vicino di casa di Kai Jin.

wu assassins serie netflix dacascosE fin qui ho menzionato gli attori di origine asiatica (molti dei quali cresciuti o traferitisi in America del Nord), scelti accuratamente per coniugare la credibilità culturale con la lingua inglese di un prodotto che negli States non viene solo prodotto ma anche ambientato, visto che si parte dalla Chinatown di San Francisco (anche se poi si gira a Vancouver).

Ma il cast occidentale non sfigura, a partire da Katheryn Winnick, canadese di origine ucraina, che si guadagna la sua fetta di onori sul campo dove la sua Christine (poliziotta infiltrata) vende cara la pelle a suon di arti marziali alla pari dei colleghi, oltre a togliersi lo sfizio della regia del settimo episodio.

Il volto segnato del navigato Tommy Flanagan permette a Wu Assassins di portare a casa la quota villain, Alec McCollough ovvero il Wu del legno, peccato solo che la lunga preparazione al finale non venga premiata da uno showdown all’altezza tra lui e Kai Jin, momento che almeno viene anticipato e compensato da uno scontro multiplo buoni/cattivi.

La stazza e gli occhi spiritati di Kevin Durant rendono interessante il Wu della terra, potenzialità che però non vengono colte durante una stesura che gli concede a malapena un episodio per farsi notare prima di uscire di scena. Va peggio al grande Mark Dacascos, l’hawaiano è lo spreco più grande della serie, quasi un cameo ripetuto il suo (il personaggio va e viene) e, cosa ancora più grave, senza quasi mai combattere. Un delitto non sfruttare in quel senso un attore marziale con le sue qualità – specie, poi, quando ti accorgi che Byron Mann in alcuni frangenti è controfigurato.

Summer Glau si inserisce fugacemente verso la fine (in tempo per un bacio lesbo) per portare in scena il Wu dell’acqua, mentre la palma del meno convincente va al Wu del metallo, non tanto quando assume le varie identità, quanto piuttosto trova il volto e la giacca da presunto ‘figo’ di Travis Caldwell – un po’ goffa la scena nella mente di Christine, peggio ancora la risoluzione del faccia a faccia tra i due con lei che rivela fieramente il motivo per cui lui non può assumere il controllo dei metalli nel suo sangue: è anemica!

fistful of vengeance film netflix 2022 posterOra, se ricordate, qualche riga più su vi invitavo a mettere un asterisco in merito a un discorso, ovvero l’impressione che le potenzialità di Wu Assassins fossero più compatibili con una durata ed uno sviluppo più compressi. A suffragare questa tesi ci pensa il suo sequel, quel Fistful of Vengeance che racchiude la formula fantasy + arti marziali in soli 96 minuti di durata.

E, chiaramente, non è un caso che per quanto la serie sugli assassini del Wu abbia raccolto il suo numero di visualizzazioni e goda di una reputazione tutto sommato discreta, non ci sia stata quella spinta necessaria a dare semaforo verde a una seconda stagione, quanto piuttosto di concedergli un’altra possibilità di natura (e portata) differente.

In Fistful of Vengeance la matrice fantasy resta centrale, ma la storia viene snellita agli elementi più basilari di un prodotto di questo tipo. In sintesi, la cara vecchia faccenda del cattivone di turno (Jason Tobin) che tenta di risvegliare divinità antiche per dominare il mondo. Divinità che ovviamente parlano inglese perché oggi non vai da nessuna parte se non conosci le lingue.

Il compito giusto per i nostri eroi che nel frattempo sembrano essere diventati una squadra, ironizzandoci su con battute sugli Avengers e le Charlie’s Angels. Confermato quindi il trio formato da Iko Uwais, Lewis Tan (che guadagna meritatamente più spazio in fase di mazzate) e Lawrence Kao. Gli eventi non sono collegati a quelli della serie Wu Assassins, la cui conoscenza permette naturalmente di avere un quadro più chiaro dei personaggi e delle loro peculiarità, così come di qualche antagonista che ritorna.

Ma se proprio non avete voglia di spendere 7/8 ore di vita per recuperare il pregresso, posso tranquillizzarvi sul fatto che Fistful of Vengeance può risultare comunque comprensibile anche a chi ci arriva alla cieca. Nel dubbio, ci pensa il personaggio di Lawrence ad inserire nel prologo un evidente spiegone alla buona, proprio per agevolare i nuovi spettatori.

Non ritorna invece il personaggio di Jenny che viene eliminato off screen, diventando il traino della nuova storia che verte quindi sul desiderio di vendetta del trio. Manca pure la Christine di Katheryn Winnick, che non mi sarebbe dispiaciuto rivedere in azione, sostituita idealmente da Pearl Thusi, pantera cazzuta che alle botte abbina la quota sexy di Fistful of Vengeance – in top per tutta la durata (outfit, diciamo così, ‘insolito’ per una poliziotta) e che si concede anche una scena di nudo.

fistful of vengeance film netflix 2022Confermata la Zan di JuJu Chan, per un inevitabile resa dei conti. L’azione si sposta a Bangkok, in Tailandia. E devo dire che è un po’ un’offesa andare a girare un fantasy marziale in terra tailandese e non chiamare un idolo locale come Tony Jaa, fosse anche solo per una particina, proprio ora che aveva imparato a parlare l’inglese – come dice lui ‘cioccolata’ nessuno mai, se avete visto Monster Hunter sapete di cosa parlo.

Nella prima mezz’ora di Fistful of Vengeance credo si picchino una o due volte, bene ma non benissimo se pensiamo a tutto quello che ci siamo detti in precedenza sull’argomento. A smentirci, per fortuna, arriva una macro sequenza gustosissima, articolata e dalla durata generosa, punto di svolta di un film che da quel punto in poi porta a casa la pagnotta in maniera soddisfacente.

Una lunga rissa itinerante iniziata in hotel, rigorosamente multipla visto che il nostro team combatte quasi sempre fianco a fianco, una serie di scontri anche belli sanguinolenti così come avverrà anche successivamente nel corso di Fistful of Vengeance, quando Iko Uwais (ma non solo) ricorrerà ad armi come asce, accette, machete ed altre lame di vario tipo per ferire mortalmente i propri nemici, lontane reminiscenze raidiane che non possono che fare piacere. Va bene il fantasy, ma se c’è gente che muore male va anche meglio.

Se da un lato s’inserisce inevitabilmente qualche elemento coreografico vagamente wuxia (tra balzi e capriole volutamente innaturali), dall’altro non mancano gole sgozzate, chiodi in fronte, persone infilzate e colli spezzati. Per chiudere in bellezza con una bella lancia infilata per intero dalla bocca.

Alla regia di Fistful of Vengeance c’è Roel Reiné di cui ho già avuto modo di parlarvi bene tempo fa. L’olandese aveva già diretto un paio di episodi di Wu Assassins, ma in un film tutto suo ha ovviamente maggiore opportunità di imprimere il proprio stile e la propria mano, cura in prima persona anche la fotografia, azzecca l’utilizzo di Phenomenal di Eminem, gestisce l’azione con senso del ritmo e dinamismo, ricorrendo a movimenti di macchina avvolgenti e tecniche moderne come quella del Bolt CineBot con cui gira uno dei combattimenti verso la fine in una sorta di piano sequenza in cui le peculiarità robotiche del mezzo permettono movimenti rapidi e immersivi dell’inquadratura.

fistful of vengeance film 2022 netflixRiepilogando, siamo al cospetto di un franchise multimediale che ha provato a correggersi in corso d’opera, in cui convivono pregi e difetti, ma del quale ti senti di apprezzare un’intenzione che nobilita l’esecuzione.

Wu Assassins è una serie che ha il merito di proporre le arti marziali su Netflix, animata da un sentimento sincero nei confronti di un certo cinema orientale, un po’ penalizzata da una stesura non esattamente impeccabile che trasforma i dieci episodi in una durata probabilmente eccessiva per il tipo di storia e di narrazione, ma che può reggersi sull’impegno di un cast azzeccato e sulle botte che gli interpreti si prodigano a ripartirsi – con menzione obbligatoria per Iko Uwais che anche senza The Raid resta un piacere da vedere per gli amanti del cinema di arti marziali.

Fistful of Vengeance aggiusta il tiro, il lungometraggio sacrifica le sfaccettature della nuova storia, sicuramente più esile ma allo stesso tempo più funzionale al minutaggio che in buona parte viene speso a favore dei combattimenti e del ritmo, rendendo la visione scorrevolmente gradevole.

Di seguito trovate il trailer internazionale (con sottotitoli italiani) di Fistful of Vengeance: