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Voto: 6/10 Titolo originale: Monster Hunter , uscita: 03-12-2020. Budget: $60,000,000. Regista: Paul W. S. Anderson.

Monster Hunter: la recensione del film di Paul W.S. Anderson che adatta il VG Capcom

16/06/2021 recensione film di William Maga

Tony Jaa e Milla Jovovich sono i professionali protagonisti di un live action fantasy senza grandi orpelli, concentrato sull'azione e orientato a gettare le basi per una lunga saga

monster hunter milla tony jaa film

In mezzo alla compilation di titoli da Oscar (i primi ad arrivare nelle sale cinematografiche riaperte) e considerata anche la scelta – comprensibile fino a un certo punto – di non puntare su Mortal Kombat e Godzilla vs. Kong (arrivati dritti a noleggio), non c’è niente di meglio per inaugurare in modo estremamente caciarone la stagione estiva di un giocattolone che sa esattamente cos’è e cosa vuole ottenere. Il bistrattato regista Paul W.S. Anderson continua ad essere la prima scelta per quanto riguarda gli adattamenti per il grande schermo di popolari videogiochi, specialmente dai budget stravaganti, e Monster Hunter (costato 60 milioni di dollari) si colloca adesso tra i suoi lavori più piacevoli.

Chi ha già familiarità col lussureggiante universo fantasy di casa Capcom, fatto di armi sproporzionate e dalle forme curiose e di creature dalle proporzioni sovraumane potrebbe però trovarsi a navigare in territori inesplorati a causa di alcuni ‘aggiornamenti creativi’. Tuttavia, Paul W.S. Anderson è comunque focalizzato sul restituire in live action tutta l’immaginazione, le stranezze e – soprattutto – la caccia ai mostri che ogni giocatore potrebbe desiderare di vedere trasposto. Molto gli si può rimproverare, ma non che il filmmaker 56enne non sappia come maneggiare un certo tipo di divertimento ignorante e cazzaro. E non è affatto un insulto.

monster hunter film 2020 posterSua moglie Milla Jovovich interpreta il capitano Natalie Artemis, una soldatessa americana che viene trasportata improvvisamente in una realtà alternativa popolata di mostri giganti dopo esser stata investita da una cupa tempesta di fulmini in pieno deserto. Metà della sua squadra viene presto spazzata via da un Diablos impetuoso, mentre i rimanenti finiscono preda di colossi aracnoidi che vivono dentro a caverne sotterranee.

Proprio mentre Artemis sembra a corto di opzioni, ‘Il Cacciatore / The Hunter’ (Tony Jaa) piomba in suo soccorso. Dopo qualche baruffa scaturita dalle barriere linguistiche, la necessità di cooperare per sopravvivere ha la meglio, mettendo l’improbabile coppia sulla rotta per rimandare Artemis a casa e Il Cacciatore verso la sua ciurma di compagni e novelli pirati delle sabbie capitanata dall’Ammiraglio (Ron Perlman).

All’inizio, ci si ritrova (almeno chi conosce il VG) a chiedersi come mai Paul W.S. Anderson – che si è occupato personalmente anche della sceneggiatura sotto l’attento sguardo di una masnada di produttori internazionali (da Germania, Cina, Giappone e Regno Unito) – abbia optato per un preambolo coi ‘soliti’ militari monodimensionali e stereotipati, posticipando senza apparente motivo l’arrivo in una realtà alternativa altrimenti stravagante in cui gatti chef antropomorfi e orbi e spadoni infuocati sono all’ordine del giorno. Le linee si confondono tra i limiti del “Nuovo Mondo” e del “Vecchio Mondo”, mentre verso la fine di Monster Hunter viene rivelato che alcune “Torri del cielo” alimentate dalla lava stanno aprendo portali dimensionali che solo gli “Antichi” possono attraversare.

In sostanza, il regista ha ritenuto che fosse necessario accompagnare gradualmente gli spettatori al salto in un mondo perduto tutt’altro che idilliaco in cui vagano mastodontici predatori lontani parenti dei dinosauri. Dove il pericolo si nasconde sotto le vaste dune sabbiose, lungo i letti dei fiumi e praticamente ovunque uno sprovveduto potrebbe decidere di avventurarsi. La profondità narrativa non è certo la principale qualità di Monster Hunter, un film che non ha la benché minima intenzione nascosta ed è dichiaratamente orientato a lanciare un nuovo franchise hollywoodiano, che avanza a passo spedito (soffermarsi di più su certi ambienti non avrebbe fatto danni …) per gettare le basi di un sequel che – auspicabilmente – ripagherà delle aspettative qui solo solleticate.

Anche così, in poco più di 90 minuti di ‘gioco’, Monster Hunter trova il tempo di sfoggiare i suoi muscoli in termini di azione mentre imposta una tradizionale buddy adventure per le strade di un altro mondo.

Dopo che comprimari come Diego Boneta, Meagan Good e T.I. vengono velocemente sacrificati – perché in quale altro modo potremmo capire che il capitano Artemis dovrà presto affrontare da sola un’impresa senza speranza?? – il signor Cacciatore si fa strada a colpi di parkour lungo i canyon assolati ispirati alle Wildspire Wastes dei videogiochi. Tony Jaa e Milla Jovovich interpretano personaggi che non possono comunicare attraverso la parola, ma che formano comunque un complicato legame tra offerte di cioccolato, un ‘simpaticissimo’ espediente di usare Artemis come esca senza preavviso e il buon vecchio massacro incrociato di qualche bestione rabbioso.

Il primitivo afflato barbarico dell’artista marziale thailandese e la rudezza militare dell’eroina dal sorriso abbagliante sono gli unici tratti distintivi che lo script offre ai due su cui lavorare, ma la grande esperienza pregressa consente loro di esprimersi al meglio e con intensità nei peculiari momenti di lotta.

monster hunter film palicoMentre i pericoli si presentano dietro ogni angolo sotto forma di draghi sputafiamme alla Viserion di Il Trono di Spade, di gigantesche creature in stile Graboid – o vermi delle sabbie di Dune – sotto steroidi (e con braccia e gambe …) o di altri avversari eccezionalmente formidabili e letali, Monster Hunter si dedica alla vendita di spettacolari brividi per il grande schermo. Non siamo davanti a un Resident Evil: The Final Chapter (la recensione), dove un montaggio ai limiti dell’epilessia decimava ogni possibilità di cogliere le sequenze di combattimento.

In Monster Hunter, ad esempio, Paul W.S. Anderson ricade continuamente sullo stesso giroscopio di personaggi che rimbalzano intorno agli humvee lancianti per aria, ma gli attacchi ispirati a quelli dei videogiochi illuminano di violenza dello schermo (pur rimanendo in ambito PG-13), che sia Artemis che fa roteare le sue lame incendiarie come se stesse dirigendo il traffico o l’ascia infuocata dell’Ammiraglio che emette un’onda di calore contro i suoi brutali nemici.

Artemis opta anche per lanciarazzi tattici, mentre il Cacciatore crea zanne avvelenate strappate ai nemici uccisi e le usa come punte di freccia che scaglia dal suo arco sovradimensionato, entrambi efficaci in mezzo a schivate aeree quasi fossero due acrobati di Shadow Of The Colossus. Paul W.S. Anderson sa perché gli spettatori sono venuti in sala a vedere un titolo come Monster Hunter, e si prodiga conseguentemente per placare la loro fame di giravolte, esplosioni e faccette in slow-motion, attendendosi il più fedelmente possibile al materiale di partenza offerto da Monster Hunter World, il capitolo sia più cinematografico da adattare che più agile da seguire per i neofiti della saga Capcom.

Questo è quello che otterrete, prendere o lasciare. Attraverso brevi scorci di worldbuilding e un’attenzione minima prestata a qualsiasi personaggio oltre ad Artemis, il Cacciatore e l’Ammiraglio, Monster Hunter titilla i gamers con richiami degni di eccitazione per il sequel, come l’inclusione del felino umanoide Palico in una fugace apparizione che lascia intendere una maggior presenza futura.

monster hunter film 2020 rathalosA ulteriore testimonianza di come la trama sia semplice e lineare, incontriamo personaggi casuali e senza nome come il ragazzo dai capelli arancioni o la tipa meccanico, che vengono schiacciati come mosche al primo colpo di giornale mentre Artemis pugnala i mostri in bocca e si rialza senza nemmeno un graffio. In  confronto a un titolo come Alita – Angelo della battaglia (la recensione), Monster Hunter non complica mai eccessivamente le cose e rimane diligentemente concentrato. Potrà essere un focus leggero leggero, ma i benchmark critici della storia sono sempre trattati come tali.

Se Monster Hunter è l’antipasto, come Paul W.S. Anderson ha da tempo confermato, possiamo quindi solo sederci comodi e aspettare cosa il regista ha preparato per quelli a cui questo prima portata è piaciuta. D’altra parte, come non si potrebbe desiderare di vedere di nuovo un Ron Perlman dall’aspetto dorato e dall’inspiegabile capacità di palesarsi dove c’è bisogno di lui al momento giusto o un’altra resa dei conti con un Rathalos ai confini tra il regno umano e quello magico?

Consentite a Paul W.S. Anderson di continuare a sfornare adattamenti scanzonati di videogiochi in cui investe passione, soprattutto perché la sua nota ambizione per sequel molto più grandiosi consentirà una gestione più ricca delle tematiche e delle ambientazioni solamente sfiorate in questo primo capitolo.

Di seguito trovate il trailer italiano di Monster Hunter, nei nostri italiani dal 17 giugno: