Voto: 7/10 Titolo originale: Final Space , uscita: 26-02-2018. Stagioni: 4.
Final Space, stagione 2: recensione dei 13 episodi della serie animata (su Netflix)
25/11/2019 recensione serie tv Final Space di Sabrina Crivelli
Lo show avventuroso creato da Olan Rogers e David Sacks non solo riconferma l'irresistibile verve narrativa e il black humor che l'han reso una delle sorprese del 2018, ma addirittura rilancia in grande stile
È ormai trascorso quasi un anno dal sorprendente debutto di Final Space (la recensione della stagione 1) e, dopo la messa in onda negli Stati Uniti a partire dallo scorso 24 giugno su AdultSwim, sono ora finalmente arrivati anche in Italia – via Netflix – i nuovi episodi. La seconda stagione della serie animata creata da Olan Rogers e David Sacks (I Simpson) ci rivela allora, dopo la lunga attesa, ciò che è successo ai protagonisti in seguito a quello che può considerarsi come uno dei finali di stagione più drammatici e desolanti di sempre, che ci aveva peraltro lasciati con un clamoroso cliffhanger.
La narrazione riparte esattamente da dove si era interrotta. Dopo lo scontro epico con il Lord Comandante e la chiusura della breccia interdimensionale, Gary sta fluttuando nello spazio profondo in mezzo ai detriti della sua navicella distrutta. I suoi compagni sono dispersi o peggio. Abogatto e Quinn si sono sacrificati per salvare l’universo dalla venuta dei Titani. Degli altri non si ha notizia. Tuttavia, non tutto è perduto! In lontananza intravediamo una luce, che fa presupporre la presenza di un qualche veicolo spaziale venuto in soccorso al nostro eroe. E così è.
Il consueto humor, tuttavia, non viene meno, poiché a il naufrago intergalattico è salvato da un netturbino dello spazio, che identifica Gary come rifiuto, che quindi viene scaricato nella discarica di Clarence. Sfortunatamente, essendo essendo stato ripescato nella zona nulla su cui ha giurisdizione, diventa proprietà dell’alieno, di cui avevamo fatto conoscenza all’inizio della scorsa stagione (1×02).
La stagione 2 di Final Space incomincia quindi con Gary ancora una volta prigioniero, sebbene sottoposto a una diversa forma di detenzione. E non è da solo: alcuni dei membri del vecchio equipaggio ricompaiono sin dalla 2×01: HUE, intelligenza artificiale della Galaxy One fa la sua entrata nel nuovo e – grottesco – corpo robotico di dimensioni decisamente più ridotte, Gatto Junior è ora impiegato come “Gatto Lavatore”, e riappare dai rifiuti perfino il molestissimo KVN.
Tutti entrano tutti a far parte dell’improvvisata ciurma di Clarence, a cui si sommano due new entry, ossia i suoi due figli adottivi, il terrificante eppur ipersensibile Fox ed Ash, teenager dotata di poteri sconvolgenti (che ricorda parecchio i supereroi adolescenti della Marvel). Via via, lungo i 13 episodi da circa 30 minuti ciascuno (nella season 1 erano solo 10) ritroviamo poi altri personaggi principali (Mooncake, Abogatto, Nightflyer e Quinn per dirne alcuni) e insieme vengono introdotte alcune figure inedite, prima tra tutti la caustica e anaffettiva madre di Gary, che rappresenta – tra il tragico e il farsesco – un elemento fondamentale per definire meglio l’indole e la parabola psicologica del protagonista.
Del resto, il tono nichilista e il black humor che ci avevano fatto apprezzare Final Space non sono stati accantonati in queste nuove puntate. La verve e l’inventiva del duo Olan Rogers e David Sacks non delude le aspettative, anzi, se possibile è stato fatto un ulteriore passo avanti. Le rocambolesche avventure spaziali toccano i mondi e le civiltà più disparate.
Nel rappresentarle, molti sono i richiami, sempre in chiave ironica, alla mitologia del cinema supereroistico, fantascientifico e fantastico. Anzitutto, il fil rouge dell’intera stagione è costituito dalla ricerca di cinque chiavi dimensionali nascoste in giro per l’universo (un po’ come le Gemme dell’Infinito …), capaci di liberare il ‘titano’ Bolo dalla sua prigione e di far rincontrare a Gary Quinn, che si trova nello Spazio Finale insieme al potente e malevolo Invictus.
E non è finita qui. Abbiamo una camminata evocativo-grottesca alla Guardiani dell’Galassia (2×01), una sorta di “centrale elettrica” spaziale alla Matrix gestita da sorridenti creature pelose (2×02), un bar frequentato dai peggiori criminali di tutto l’universo e una corsa con navicelle velocissime, la Regata del Toro, in puro stile Star Wars (2×06). Infine compare il pianeta Serpentis – luogo natale di Ash -, i cui abitanti sono seguaci di un culto incentrato su un enorme rettile, evidente reminiscenza di Conan il barbaro (ma con un tocco sacrificale che riporta alla mente anche Indiana Jones e il Tempio Maledetto).
Ogni scenario è però riletto in una nuova luce, costituendo l’ironica e libera rivisitazione dei fondamentali di un immaginario ormai divenuto popolare. Final Space è quindi pervaso di una forma di smaliziato citazionismo, ma il suo potenziale non finisce qui. Il rimaneggiare con una buona dose di ironia i miti e le icone portati in auge dai blockbuster hollywoodiani e dai cult degli anni passati è solo il primo passo in un discorso ben più ampio e stratificato. Destreggiandosi sapientemente per mondi alternativi, riflesso deformato di altri preesistenti, i protagonisti con le loro tragicomiche avventure continuano infatti a essere una palese presa in giro di certi modelli e stereotipi di genere e sottogenere.
Tra il serio ed il faceto, si affrontano però tematiche ben più profonde di quanto il registro generale farebbe supporre. Il problematico rapporto genitore-figlio, il senso di appartenenza e la necessità di essere amati, sono tutti motivi che emergono in quella che in superficie sembra solamente una rocambolesca odissea spaziale con astronauti caricaturali.
L’effetto è di certo strano; ogni riflessione in questa stagione 2 di Final Space viene stemperata da una nota farsesca e il continuo ironizzare, anche all’apice del dramma, lascia un po’ frastornati. Nonostante ciò, alcuni momenti risultano genuinamente tragici o commoventi. A ciò si unisce una buona dose d’azione e intricati viaggi nello spaziotempo, in cui si mischiano diversi luoghi e periodi, tenendo così alto il ritmo della narrazione lungo l’intero arco di episodi e costante l’attenzione dello spettatore, che sarà facilmente tentato dall’addentrarsi in una lunga sessione di binge watching.
Insomma, gli autori non hanno lasciato, bensì raddoppiato coi nuovi episodi di Final Space, quindi non resta che augurarci che il prossimo anno la qualità della scrittura – se non ulteriormente migliorata – rimanga almeno su questi livelli.
Di seguito trovate – sulle note di 101 South dei Two Fingers – il trailer internazionale della seconda stagione di Final Space:
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