Voto: 7.5/10 Titolo originale: Final Space , uscita: 26-02-2018. Stagioni: 4.
Final Space, stagione 1: la recensione della serie di Sacks e Rogers (su Netflix)
01/09/2018 recensione serie tv Final Space di Sabrina Crivelli
Tra pessimismo cosmico, black humor e scontri galattici, la serie animata di Olan Rogers e David Sacks distribuita da Netflix disorienta e affascina allo stesso tempo
Dopo aver visto i 10 episodi (da 20′) della prima stagione di Final Space, serie animata distribuita in Italia in esclusiva da Netflix creata da Olan Rogers (Star Wars: The Scarlet Lance) e da lui sceneggiata e prodotta insieme allo showrunner David Sacks (produttore tra gli altri di The Tick, Una famiglia del terzo tipo e di I Simpson), si è di primo acchito disorientati a causa di diversi fattori, alcuni positivi altri meno. Si rimane infatti – soprattutto per ciò che concerne i primi episodi -, piuttosto perplessi per uno sviluppo fin troppo sbrigativo. Positivo, invece, seppur inizialmente lasci un po’ spaesati, è il contenuto profondamente desolante e crudo in più passaggi, aspetto che rappresenta indubbiamente uno dei tratti più interessanti e meno scontati.
Anzitutto, è l’ouverture stessa di Final Space a essere indicativa: un uomo fluttua per il vuoto cosmico circondato da detriti d’astronave e cadaveri a pezzi, mentre intona qualche malinconica nota di piano. “L’esito non è mai stato a nostro favore” proferisce una voce metallica. Gary, l’uomo che vaga per lo spazio profondo, chiede a HUE, l’Intelligenza Artificiale che lo assiste, quante possibilità abbia di sopravvivere. Quello replica che ha ancora 10 minuti di ossigeno – e di conseguenza di vita – e che perdipiù perde O2 dal braccio.
Siamo all’apice del dramma, quando lo sventurato asserisce infastidito, con tono solenne “ma guarda, hanno scelto il verde per un allarme rosso, io avrei scelto il rosso, magari un pervinca, accidenti, magari anche un lampone! Non so se è un colore …” Poi Hui riprende il countdown e aggiunge che non esistono esiti prevedibili in cui il ragazzo sopravviva. Infine uno stacco, la sigla e torniamo all’origine della sfortunata serie di peripezie.
Gary sta scontando una pena detentiva su una navicella / prigione in isolamento. Le sue uniche distrazioni sono HUE, il computer di bordo, KVN, un fastidioso robot in dotazione per non impazzire, e un gruppetto di cibernetici factotum tutti uguali, finalizzati a pulizie, manutenzione e difesa. La noia e la solitudine dominano le sue giornate, rese ancora più dure da una terribile punizione: il divieto di mangiare gli agognati biscotti al cioccolato, di cui invece KVN si ‘abboffa’ per dispetto.
Non solo, disgraziato anche in amore, Gary rimugina in continuazione su una bella comandante spaziale, Quinn, incontrata proprio la sera – e causa – del suo arresto (un flashback spiega velocemente i pregressi nella 1×01). Il poverino, ogni giorno della prigionia, registra uno struggente videomessaggio, che – ovviamente – lei non vede. I dolciumi negati, come il monologo d’amore non corrisposto, dovrebbero costituire una nota comica, ma invero l’umorismo triste che pervade l’intera stagione di Final Space, ispira quasi più amarezza che riso.
Poi, quando la disperazione del galeotto rasenta una forma di grottesca follia, compare dal nulla una buffa creatura, Mooncake, una specie di ellisse verde cangiante con due strane antennine che farfuglia parole sconnesse (simili ai versi dei Minions). Spalla comica? Forse, peccato che la simpatica creaturetta sia invero un possente distruttore di mondi e che sia inseguita dal Lord Comandante, un super cattivo dotato di poteri oscuri come un Sith (è una sorta di incrocio tra uno Jedi passato al Lato Oscuro e l’Imperatore al centro di Guerre Stellari …), che vuole catturarlo per portare a termine un piano maleficentissimo di distruzione totale.
Sono in tal maniera innescati gli avvenimenti che porteranno a spiegare come si è giunti alla situazione messa in scena nel drammatico incipit, in un percorso circolare e reiterato di puntata in puntata (ognuna si apre con Gary che galleggia nello spazio in condizioni psicofisiche sempre più gravi ironizzando sul suo stato, mentre HUE constata che un minuto è trascorso e ne mancano ancora …).
L’aspetto altresì probabilmente più straniante e al contempo accattivante di Final Space risiede proprio nel fatto che praticamente ogni acmé tragico sia interrotto e stemperato da una battuta o da un evento insensato, quasi antidoto fuorviante a tanta serietà. Vige una strana forma di disincantato esistenzialismo, che porta non solo a ridicolizzare ogni forma d’eroismo, ma anche in sostanza a suggerirne l’impossibilità.
Con un sorriso amaro viene descritto un ‘paladino’ caricaturale, che si affanna tanto come Don Chisciotte in una missione che pare fallita in partenza, che è mosso dallo spasmodico desiderio di biscotti, che però si riveleranno raffermi! E’ una continua beffa della sorte, con derive davvero sconfortanti e la sconcertante, imprevedibile quanto auspicabile perdita di personaggi essenziali …
D’altro canto, pressoché tutti i protagonisti rivelano un doppio tutt’altro che edificante: ci sono un mezzo criminale vanesio (con tanto di propria ‘Magnum’ in stile Zoolander) che si autodefinisce “un essere umano terribile”, una simpatica arma di distruzione di massa, un suddito del Lato Oscuro ravveduto per necessità e una idealista illusa che combatte per la causa sbagliata! Tutto è ambiguo e relativo, lasciando aperti spunti ben più profondi di quanto la superficie possa suggerire, se solo ci si sofferma un attimo. Ogni cosa è poi intrisa di una notevole dose di sangue, uccisioni e sparatorie e trovate pirotecniche, come travestimenti di pelle d’alieno, invasioni di Titani e molto altro … E domina uno scabroso black humor.
Purtroppo però, tutto questo potenziale è in parte sprecato dalla fretta. Siamo ancora a metà del primo, densissimo episodio ed ex abrupto fa la sua comparsa anche l’ultimo dei personaggi centrali di Final Space, un cacciatore di taglie alieno e feliniforme di nome Abogatto, che poi scopriremo essere alla disperata ricerca del figlio, rapito dal sopramenzionato villain. Insomma, in meno di 25 minuti vengono presentati tutti i protagonisti e l’antagonista, senza però dedicare il giusto spazio per costruirne le motivazioni e le psicologie di ciascuno (eccetto forse Gary), lasciando così moltissime domande aperte.
Come mai il Lord Commander ha intrapreso il suo funesto progetto (è solo accennato)? Come ha conquistato il suo potentissimo alleato? Il cattivo è del tutto monolitico, una maschera senza personalità con la mera funzione di essere la forza contraria all’azione dei ‘buoni’; tale superficialità del Male gli fa perdere ogni fascino. Inoltre, come è stato generato Mooncake, da dove viene? In generale, gli eroi e il loro acerrimo nemico, il loro scontro e le macchinazioni di quest’ultimo, avrebbero richiesto molti più episodi – se non addirittura stagioni – per ricevere il degno approfondimento e per creare l’essenziale legame emotivo con il pubblico. Sarebbero stati necessari assai più tempo e più gradualità per scoprire poco alla volta tutte le loro sfaccettature.
Similmente, come anticipato, molti degli elementi sostanziali della narrazione sono accozzati in maniera fin troppo concentrata, tanto da lasciare non pochi dettagli solo abbozzati e senza spiegazione. Si ha l’impressione che la lunga e complessa trama orizzontale, sia stata oltremodo compressa. Più nello specifico, diverse sottotrame, numerose premesse e non pochi passaggi fondamentali per una compiuta comprensione sono tagliati o dati per scontati.
Tale approccio sarebbe comprensibile se fossimo già della stagione 2 o 3 e si tirassero le somme di qualcosa già degnamente introdotto, ma non è assolutamente così e il risultato è di lasciare spaesato chi si approccia per la prima volta alla storia e ad un nuovo universo. Ad essere precisi, esiste un cortometraggio / pilot di circa 7 minuti risalente al 2016 sempre intitolato Final Space e dal medesimo creatore (lo trovate in chiusura), ma non vi era alcun preambolo relativo al contenuto dello show che sarebbe finito in streaming, solo un assaggio del disarmante pessimismo cosmico e un primo sguardo ai personaggi centrali.
La serie – nel catalogo Netflix dal 20 luglio 2018 – ha indubbiamente quindi non pochi problemi, ma indubbiamente sono maggiori i pregi, virtù molto peculiari per un prodotto d’animazione che magari non tutti apprezzeranno (certo invece sollazzeranno cinici e nichilisti), ma non per questo meno rimarchevoli. In ultimo, a vantaggio di Final Space va detto che, se sin da principio sono immediatamente chiari i lati negativi e positivi, man mano che si avanza i primi pesano sempre di meno, mentre i secondi sempre di più. Infine l’epilogo aperto lascia spazio per possibili sviluppi che pongano rimedio all’eccesso di sintesi fin qui manifestato (ci saranno anche 3 episodi in più).
Di seguito trovate il primo corto / pilot del 2016 e sotto il trailer ufficiale:
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