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Voto: 7.5/10 Titolo originale: Masters of the Universe: Revolution , uscita: 25-01-2024. Stagioni: 1.

Masters of the Universe: Revolution, la recensione dei 5 episodi della serie animata by Kevin Smith (su Netflix)

27/01/2024 recensione serie tv di Francesco Chello

Il sequel di Revelation si rivela un altro grosso sì. Riprende la ricetta del predecessore a base di nostalgia e fanservice intelligente al servizio di una appassionante storia ancora più sua, capace di unire intrattenimento e contenuto, emotività ed azione

Masters of the Universe Revolution 2024 he-man

Dallo scorso 25 gennaio, la library di Netflix può contare anche su Masters of the Universe: Revolution, serie animata a cura da Kevin Smith, attesissimo sequel di quel Revelation (la recensione) che lo stesso autore aveva realizzato col suo team nel 2021. Ecco, partirei proprio da quella data e dal concetto di attesa per toglierci il dente su quello che, per certi versi, è l’unico grande difetto del prodotto in questione.

Gli oltre due anni di distanza tra una stagione (se così possiamo definirla) e l’altra. Un lasso di tempo enorme se, come me, siete fan di questo brand iconico ed avete amato la trasposizione targata Smith e Netflix. Vabbè, ho provato a depistarvi attraverso un’intro col twist. Lo so, avrei dovuto parlare di difetto quanto meno tra virgolette, ma avreste sgamato subito. E poi l’attesa è stata davvero troppa. Ma è stata ripagata, eccome se lo è stata.

Insomma, se non lo aveste ancora capito, Revolution è un altro grande, grandissimo sì.

Col senno di poi mi viene da pensare che Kevin Smith abbia voluto prendersi il tempo necessario per sviluppare al meglio questa nuova evoluzione. Cinque episodi (per adesso) che sono un incredibile condensato di materiale. Masters of the Universe: Revelation aveva saputo trovare un equilibrio perfetto tra spirito nostalgico, fanservice e l’innovazione di una storia inedita e avvincente, Revolution riprende quella stessa ricetta a cui aggiunge la capacità di sviluppare una storia ancora più sua.

Prendere dal ricco calderone della mitologia del franchise una quantità generosissima di nomi, volti, particolari per inserirli con gusto, logica e pertinenza all’interno di una storia sfaccettata e avvincente che bella e scritta bene lo è di suo, a prescindere da quei gustosi dettagli da cogliere frame dopo frame con lo stesso sguardo di Leonardo DiCaprio in quell’ormai famoso meme tratto da C’era una volta a Hollywood.

Masters of the Universe Revolution serie 2024 posterEcco, se ho gongolato per la mirabolante serie di riferimenti, ancor di più sono stato rapito da una trama capace di coinvolgermi dal primo al quinto episodio. Non farò spoiler, chi mi conosce sa che sono contro la mia religione. Ma dovrei almeno menzionare personaggi e situazioni che vengono mostrati di volta in volta, per cui se siete tra quelli che vogliono godersi l’effetto sorpresa anche dei camei più innocui magari continuate a leggere solo dopo aver completato la visione.

La carne a cuocere è parecchia, andiamo per gradi. Ho parlato di scrittura, partiamo da quella. La capacità di proporre in cinque episodi un arco narrativo completo, che non sembri frettoloso ma anzi sviluppato il giusto.

In maniera diversa di quanto non accadesse col midseason di Revelation (la recensione), che era costruito in modo volutamente differente e dava maggiormente l’impressione di essere un primo tempo che imbastiva situazioni anche in funzione del secondo blocco di episodi, al punto che stavolta – non essendomi informato troppo sugli annunci ufficiali – mi è persino sorto il dubbio sul fatto che Revolution preveda o meno altri cinque episodi, per quanto l’ultimissima e suggestiva scena pre-credits sia un cliffhanger carburante di altro hype e dia adito di pensare ad un prosieguo non troppo lontano.

Un arco narrativo che si concede di tutto. Si parte con una intensa battaglia corale in quel di Subternia regno di Scareglow e dei suoi Shadow Beast, passando per un lutto molto importante (ed emotivamente toccante) oltre che vera chiave di volta della vicenda nella quale innescherà un effetto domino con tanto di dramma e minaccia concreta da disinnescare prima che sia troppo tardi.

Una azzeccata alternanza di emozioni e azione, momenti significativi e scontri epici, intrattenimento e contenuto. Senza dimenticare un fattore che si rivela altro pregio, ovvero l’interessante percorso evolutivo che viene riservato ai personaggi principali che non restano figurine bidimensionali ma mutano da una serie all’altra.

Adam/He-Man in primis, ovviamente, che vive il peso delle responsabilità ed il dilemma della scelta tra essere sovrano o eroe, l’idea di un coraggio e di una forza d’animo che possano andare oltre il potere di Grayskull solletica riflessioni sul credere in sé stessi, nelle proprie potenzialità. Passando per Teela sempre più sacerdotessa ed erede di Sorceress. Trovando (finalmente) anche il coraggio di concretizzare e palesare la relazione tra i due. Con buona pace di quei detrattori che speravano nell’omosessualità di Teela per attaccare la serie come se poi, nel caso, questo fosse un reale problema e non un limite abnorme nella testa di chi arriva a pensare certe cose fuori da ogni logica sociale.

Evoluzioni, dicevamo, che toccano anche l’originale Man-At-Arms che prima viene nominato Lord Duncan e poi torna sul campo di battaglia con la armatura ganza da Mat-At-War. E ancora Orko, mago ormai maturo e consapevole dei propri poteri, o Andra che prende il posto di Duncan come Man-At-Arms di Eternia. Percorso che tocca a tutti, cattivi compresi.

Tipo Evil-Lynn, meno evil e molto più Lynn, per una redenzione che fa quasi scalpore. Non ho certo dimenticato Skeletor, ma anzi mi sono tenuto da parte uno dei piatti innegabilmente forti di questa serie. Il signore del male si presenta come Skeletek, una versione fascinosamente cybernetica che era stata involontariamente spoilerata da una bellissima action figure che era stata messa in commercio (e che avevo già fatto mia) prima della release streaming.

Masters of the Universe Revolution 2024 skeletorVersione che non sarà l’unica, visto il successivo step di potenziamento/mutazione; Skeletor che rivelerà una parte importante del proprio passato in cui troverà ulteriore forza e rabbia per riprendere le redini del proprio regno malefico. Insomma, altro che cattivone pronto a prenderle goffamente come in quasi ogni episodio della vecchia serie Filmation, ma un villain di livello che tiene alto il nome della categoria.

Una delle caratteristiche principali e più affascinanti dei Masters of the Universe è sempre stato il connubio tra magia e tecnologia, che di fatto unisce il fantasy dello sword and sorcery all’ottica futuristica della fantascienza. MOTU: Revolution punta quasi tutto su questo dualismo, un equilibrio che viene minato nel momento in cui la tecnologia prende il sopravvento aprendo uno sguardo anche piuttosto esplicito su quella che si pone come metafora sociale, un discorso attuale e certamente non banale.

Il rapporto tra progresso e tradizione. La tecnologia è un dono che va utilizzato con coscienza, un vero e proprio potere per l’essere umano che utilizzato nel modo giusto ha prevalentemente aspetti positivi, ma nelle mani e nei modi sbagliati può rivelarsi pericoloso, ad esempio come strumento di controllo delle masse, dell’individuo e dell’individualità, un modo per uniformare le persone ad un unico modello imposto da altri, annullando la personalità ed il talento soggettivo in nome di un conformismo appiattente (ed avvilente). Eloquente la frase ‘chi domina la tecnologia domina l’universo’.

Tra le tematiche sociali, anche un finale che pone l’accento sull’importanza del popolo e della democrazia. In sostanza, il focus è sulla rivoluzione annunciata dal titolo, la sua doppia valenza, che sia nella connotazione negativa dell’abuso tecnologico, o nella positività di una svolta sociopolitica improntata su unità e condivisione.

Detto dell’ottima sceneggiatura, voglio tornare sui personaggi per aprire il discorso mitologia e fanservice (intelligente). Come non iniziare dalla presenza di Hordak, altro villain da novanta, che per lunghi tratti fa valere la propria imponente reputazione. Con lui l’immancabile orda infernale che può contare su Grizzlor, Mantenna, Leech e gli Horde Trooper.

Masters of the Universe Revolution 2024Il cazzutissimo Rio Blast, che con quel look charlesbronsoniano era (ed è) una delle mie figures preferite della toyline originale; al suo fianco la proboscide di Snout Spout e le testate di Ram Man. Apparizione per Stonedar, Spikor, Two Bad. L’elenco si estende a luoghi come la Fright Zone, che compare in un flashback tra Hordak e Keldor, o il raro playset di Eternia che viene scelto per dare il volto alla dimensione ultraterrena di Preternia (altro elemento cardine della vicenda).

Ma Kevin Smith (ed i suoi collaboratori) dimostrano nuovamente di amare il franchise a 360 gradi e nelle sue varie reincarnazioni, lo dimostra la scelta di inserire il suddetto Keldor, fratellastro di Re Randor che aveva fatto il suo esordio nella bella e sfortunata serie del 2002 (che i fan chiamano in gergo 200X), e che qui torna utile per veicolare una situazione twist a base di (prevedibile) inganno.

Il drago Granamyr, ripescato direttamente dall’episodio numero 34 della serie Filmation degli anni 80. Teela in versione Goddess, sacerdotessa devota al culto dei rettili che altro non era che la prima Sorceress apparsa nei minicomic allegati ai personaggi della linea giocattolo.

Gwildor direttamente dal film del 1987, con annesso meta-siparietto in cui Duncan ironizza su quanto fossero simili lui ed Orko – visto che proprio Gwildor era stato concepito per sostituire Orko ritenuto troppo costoso da portare in scena in live action. La regina Marlena in modalità astronauta, King Grayskull a cavallo del Bionatops. In un dipinto sul muro si intravede il ritratto del gigante Tytus.

Il nuovo look di He-Man con spada robotica (ancora come nel 200x) e alcuni simboli che sembrano richiami alla serie contemporanea in CGI, la sequenza in cui indossa la famosa Battle Armor con tanto di pettorina che ruota per rigenerare il danno subito. L’apparizione di Zodac su cui non posso dire nulla. Tra i personaggi si rivedono anche Sorceress, Fisto, Clamp Champ, Moss Man, Vikor, Wundar, Buzz Off, Stratos, Tri-Clops, Trap Jaw, Whiplash e sicuramente dimentico qualcuno.

Masters of the Universe Revolution 2024 netflixLe animazioni sono ulteriormente migliorate, il disegno favorisce sia l’espressività dei personaggi che la cura dei particolari, adeguato il dinamismo durante le molteplici ed articolate sequenze d’azione. Con qualche momento di insospettabile violenza, basti pensare al destino di Stonedar sotto le ventose di Leech, alla testa di Motherboard, al duello all’ultimo sangue (con tanto di spada rigirata nella carne) tra Skeletor e Hordak.

Il cast di voci originali conferma Chris Wood come He-Man e Mark Hamill nel ruolo di Skeletor, oltre ad annoverare nomi come Liam Cunningham (Duncan), Keith David (Hordak), William Shatner (Keldor), Tony Todd (Scareglow), Gates McFadden (Marlena), John de Lancie (Granamyr) e Meg Foster (Motherboard) che nel film del 1987 aveva interpretato Evil-Lynn.

Che altro dire, Masters of the Universe: Revolution conferma l’ottimo lavoro sul franchise da parte di Kevin Smith e del suo team creativo. Avremmo potuto (dovuto) avere più prodotti di questo tipo nel corso dei primi 40 anni dell’epopea dei Dominatori dell’Universo, ma godiamoci un presente creativamente florido confidando nel futuro di un brand potenzialmente infinito.

Oltre che trasversale e multigenerazionale, come dimostra la reazione del più grande dei miei figli che a 9 anni – lo so, la visione risulta vietata ai minori di 13, ma a casa mia amiamo vivere pericolosamente – era incollato allo schermo, entusiasta e coinvolto alla stregua di un papà che quei personaggi ha imparato ad amarli quattro decenni fa.

Di seguito trovate il full trailer italiano di Masters of the Universe: Revolution, a catalogo dl 25 gennaio: