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Voto: 5/10 Titolo originale: 5 è il numero perfetto , uscita: 29-08-2019. Regista: Igort.

5 è il numero perfetto: la recensione del film di Igort con Toni Servillo

02/09/2019 recensione film di William Maga

Il fumettista Igor Tuveri porta al cinema la versione live action del suo graphic novel noir del 2002, visivamente ammaliante ma incapace di restituire la problematicità dei suoi personaggi di carta

Toni Servillo in 5 è il numero perfetto (2019)

Forse – ma probabilmente no (giustamente …) – ricorderete che lo scorso anno la Mostra del Cinema di Venezia ospitò la premiere di La Profezia dell’Armadillo (la nostra recensione), sbagliatissimo adattamento live action dell’omonimo graphic novel creato da Michele ‘Zerocalcare’ Rech. Disconosciuto da quest’ultimo e incapace di rendere la minima giustizia all’opera originale, si rivelò un bel flop al botteghino (incasso finale: 287.769 euro).

Ora, 365 giorni dopo, la prestigiosa manifestazione lagunare è teatro di un’altra anteprima legata a un’operazione simile, quella di 5 è il numero perfetto, trasposizione ‘dal vero’ dell’omonimo romanzo grafico del 2002 diretta e scritta personalmente questa volta dal suo stesso autore, Igor Tuveri (in arte Igort) e interpretata da un tris d’assi partenopei del nostro cinema come Toni ServilloValeria Golino (Hot Shots!) e Carlo Buccirosso (Il Divo).

E proprio il protagonista di La Grande Bellezza si deve ringraziare se dopo ben 15 anni (l’idea di un adattamento per il grande schermo risale infatti già al lontano 2004) il film ha potuto essere girato e distribuito dalla 01 in oltre 100 copie. Naturalmente, questo apparentemente ‘piccolo dettaglio’, che chiameremo ingombrante ma necessaria ingerenza, ha quasi sicuramente inficiato – assieme alla nulla esperienza su un set di Igort – sul senso del ritmo e di polso nella direzione dei tre protagonisti, vero punto debole del lungometraggio.

5 è il numero perfetto igort film 2019Peppino Lo Cicero (Servillo) è un sicario ormai in pensione, orgoglioso della carriera del figlio Nino (Lorenzo Lancellotti), anche lui al servizio di una potente famiglia criminale. Quando il giovane, mandato in missione nel cuore di Napoli, viene freddato durante un vile agguato, Peppino sente che la ‘Famiglia’ lo ha tradito, che qualcosa si è rotto nell’antico patto di lealtà che regolava la vecchia malavita. Chiama così Totò, detto o’ Macellaio (Buccirosso), l’amico di un tempo, sicario come lui, che ora coltiva fiori, per scovare il mandante e regolare i conti.

Si danno appuntamento al vecchio nascondiglio delle armi per capire il da farsi ed è lì che Peppino ritrova Rita, detta ‘a Maestrina (Golino), la donna che lo ama da sempre e che subito si offre di dargli una mano. La pace della vita di pensionato comincia a sembrare quindi un ricordo lontano quando i due vecchi malavitosi si recano, come la ‘regola’ prescrive, dal loro boss, Don Guarino (Mimmo Borrelli). Da qui comincia il regolamento dei conti, una spirale di violenza in cui, tra inseguimenti, sparatorie e rapimenti, Peppino deve ritrovare la freddezza di un tempo e dimostrare di essere più abile dei suoi inseguitori per salvare la vita propria e quella delle persone che ama.

Appartenente alla ristretta cerchia dei nostri autori di fumetti colti e raffinati (assieme a Gipi e Vittorio Giardino) apprezzati e stimati anche al di fuori dei confini italiani, il 60enne Igort – che è anche scrittore e musicista – corona probabilmente con 5 è il numero perfetto il sogno di una vita, portando sul grande schermo una delle trasposizioni più fedeli all’opera di partenza che mai si siano viste e che probabilmente mai vedremo (se si esclude il finale, leggermente ‘ritoccato’). Nemmeno i ‘colleghi’ Robert Kirkman con The Walking Dead o Frank Miller con The Spirit e Sin City si erano spinti a un’adesione così sfacciata alle pagine primigenie. Una fedeltà assoluta senza sconsiderati ‘ripensamenti’ o modifiche che è senza dubbio un pregio per chi ha letto e amato il romanzo disegnato, coi personaggi che prendono vita tra i vicoli deserti di una Napoli fuori dal tempo perennemente intinta nell’oscurità e fradicia da sembrare Hong Kong.

Apertamente ispirato proprio dalle visioni di John Woo e Wong Kar-wai (ma è impossibile non pensare anche ai Polar di Jean-Pierre Melville), Igort prova così a trasmettere in tre dimensioni una precisissima visione della sua creatura, aiutato in questo largamente dal lavoro della costumista Nicoletta Taranta (A Ciambra) e soprattutto del direttore della fotografia, il danese Nicolaj Brüel (The Machine), che si spinge ben oltre la palette bicolore del fumetto (virata sui toni dell’azzurro) per enfatizzare il kitsch tipico della metropoli partenopea ed esaltare con lampi di luce i momenti d’azione.

5 è il numero perfetto film 2019 servilloMa se lo stile visivo è elettrizzante e insolito per il nostro cinema (talvolta addirittura esaltante, come nei brevi immaginifici fotogrammi con cui si aprono i 5 capitoli del film), a mancare è la capacità di trasportare parimenti sul grande schermo le emozioni intime e profonde che contraddistinguevano il viaggio ironico-nostalgico-violento del killer dalla morale tutta sua Peppino Lo Cicero visto nel graphic novel.

Toni Servillo, prevedibilmente, ruba la scena senza sforzo col suo profilo greco prostetico alla Dick Tracy e l’impermeabile nero, ma non si avvicina minimamente a creare un personaggio memorabile come quelli interpretati da Tony Leung e Chow Yun-fat, complice una spalla modesta come Carlo Buccirosso, lontanissimo per volto e per fisico dal genere noir / crime e quindi fuori luogo. E anche nei momenti che vorrebbero essere più leggeri o vicini alla sceneggiata napoletana, la verve tra Totò e Peppino non funziona come dovrebbe. Purtroppo Valeria Golino, esattamente come la controparte disegnata peraltro, è invece vittima di un minutaggio talmente risicato da non consentirle di emergere mai dal fondale monodimensionale della carta.

Difficile del resto aspettarsi di più da un’opera prima, anzi, è già un quasi miracolo che riesca a battere un colpo almeno visivamente, stabilendo che osare talvolta paga anche dalle nostre parti. Ma, in definitiva, nonostante l’indubbio entusiasmo e le buone intenzioni alla base, quello che altrettanto rimane di 5 è il numero perfetto è una storia che sostanzialmente – specialmente all’occhio distratto dello spettatore medio – rimastica per l’ennesima volta tematiche già viste e ben note (forse è anche per questo che i produttori hanno deciso di dare una chance a Igort …), che romanticizza ancora una volta la criminalità e riflette solo superficialmente sulla moralità e l’onore.

E, come dimostra il magro incasso del primo fine settimana di programmazione, 230 mila euro scarsi, il pubblico sembra essersene stufato, non c’è grosso nome nel cast che tenga. Una sorte che toccherà quasi sicuramente anche al ‘gemello diverso’ Il Sindaco del Rione Sanità di Mario Martone.

Il destino del cinecomic all’italiana resta ora – almeno apparentemente – nella mani dei Manetti Bros., il cui imminente Diabolik, impersonato sul grande schermo da Luca Marinelli, potrebbe decretarne la pietra tombale oppure la definitiva rampa di lancio.

Di seguito – sulle note di Boom Boom di Big Head Todd & The Monsters – il trailer internazionale di 5 è il numero perfetto, già nei cinema dal 29 agosto: