Titolo originale: After Midnight , uscita: 05-11-2019. Regista: Jeremy Gardner.
After Midnight (Something Else) | La recensione del film horror con Brea Grant (NIFFF 2019)
12/07/2019 recensione film After Midnight di Sabrina Crivelli
Jeremy Gardner - attore e regista insieme a Christian Stella - è al centro di una monster dramedy bizzarra, che gioca con le aspettative dello spettatore e sulla sanità mentale del protagonista
Nella variegata e orgogliosamente indipendente offerta del NIFFF 2019, l’horror e il fantastico a volte si ibridano con la commedia e con la dramedy romantica, per acquisire le più svariate declinazioni. Questo è il caso di After Midnight (Something Else), monster movie sui generis e storia d’amore e d’abbandono che si fondono in un caustico connubio diretta dal duo composto da Christian Stella e Jeremy Gardner (Tex Montana Will Survive!), con l’ultimo che è anche sceneggiatore e protagonista nei panni di Hank, il ruvido proprietario di un bar di un paesino rurale nel mezzo della Florida.
Il film si apre con il ritratto di una coppia felice, Hank e Abby (Brea Grant), che si trasferiscono insieme nella grande e un po’ decadente villa di famiglia. Bevono vino, ascoltano una vecchia musicassetta e festeggiano il compleanno di lei. Poi uno stacco improvviso. Hank ora è da solo, è davanti alla porta d’ingresso con un fucile, spara a un non ben definito furioso predatore che gratta con gli artigli sulla porta e cerca di entrare. Lo stato di disagio è palese. Da un biglietto attaccato sulla parete veniamo a sapere che lei è partita, è via già da tempo e non si sa bene se tornerà.
Il protagonista intanto è a pezzi. La chiama incessantemente e inutilmente al telefono e trascorre il suo tempo a bere e a commiserarsi. La casa è letteralmente uno schifo, ci sono bottiglie e piatti sporchi ovunque e, soprattutto un grosso buco nell’uscio. Davanti c’è un divano, su cui Hank dorme ossessionato dagli attacchi notturni di una misteriosa creatura dalle intenzioni poco raccomandabili (forse un orso!); è il chiaro segno del suo cedimento psichico imminente. I suoi comportamenti strampalati ne sono la conferma. Arriva persino a palesarsi con un fucile in spalla per prendere la posta dalla cassetta sulla strada dietro casa e a sparare senza motivo contro una macchina di passaggio.
Tutti sono preoccupati per la sua salute psichica, compresi Shane (Justin Benson), un agente di polizia del luogo, e Wade (Henry Zebrwski), amico fraterno e classica parodia del campagnolo americano ubriacone e un po’ ignorante, che crede agli alieni e cita i programmi televisivi quale fonte scientifica attendibile. D’altronde, uno dei punti forti di After Midnight (Something Else) è proprio una bonaria e lata presa in giro di alcuni tipi umani al limite dello stereotipo.
Comunque, i giorni e – soprattutto – le notti si susseguono, Abby non torna e Hank continua a dormire sul divano appoggiato alla porta per bloccarla. Man mano quindi che il film avanza, si alternano presente squallido e idilliaci ricordi in flashback di una vita felice insieme, che sembra ormai lontana. Il passato ha l’estetica del sogno, immerso nella luce dei vigneti in cui con l’amata sorseggiava del vino, oppure delle risa in giardino, mentre lei leggeva un libro, o ancora della sorpresa nel vedere un gattino, regalo di compleanno per lei. Tutto ciò che rappresenta eventi accaduti indietro nel tempo ha le sembianze di ricordi idealizzati, meravigliosi, che contrastano con la tristezza dell’oggi.
Lo stacco che le due dimensioni evocano rinforza ancor più l’idea che in fondo Hank non ci stia più molto con la testa e che quindi il mostro che lo assale (come più volte Shane afferma) sia solo frutto di uno scherzo della sua mente, non proprio lucida negli ultimi tempi. Così, anche noi siamo portati a domandarci se la creatura su cui l’intera narrazione di After Midnight (Something Else) è incentrata non sia invero solo una vivida allucinazione per evadere da una realtà emotivamente difficile. La risposta a tale incognita, ribadita sapientemente tra una scena e l’altra (e anticipata dal titolo …), tra un momento tragicomico e l’altro, rimane inespressa fino al finale, tanto repentino quanto clamorosamente assurdo.
Non si tratta di una minaccia tangibile o particolarmente terrificante (non si capisce poi perché non cerchi di entrare in casa da altre porte o finestre), ma di un pericolo che gratta inesorabile sempre alla stessa ora, quando cala il sole e ha più del ridicolo e del funambolesco che del terrificante per quel poco che si può vedere. Allo stesso modo, più della tensione o dell’angoscia di un tradizionale horror con un mostro che incombe sulla sua vittima, in After Midnight (Something Else) tutto concorre a costruire più che altro un senso del comico, o a definire la farsesca parabola del personaggio centrale, ovvero Hank, alle prese con la fine improvvisa di una relazione. A corredo, amplificando il potenziale umoristico e sopra le righe della storia è proprio Jeremy Gardner, il cui fascino trasandato e la verve autoironica sono effettivamente irresistibili. Non va dimenticato però il lato drammatico, che è presente ed è portato a degno compimento, in particolare in un lungo monologo senza stacchi di Brea Grant dal notevole afflato esistenziale, che esalta le indiscutibili capacità recitatoriali dell’attrice.
In definitiva, After Midnight (Something Else) si dimostra un divertissement piacevole, capace di intenerire e alla fine spiazzare.
In attesa del trailer ufficiale e della data di uscita, di seguito trovate una clip di After Midnight (Something Else):
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