Home » Cinema » Azione & Avventura » Ballerina: la recensione del film spin-off di John Wick diretto da Len Wiseman

Voto: 5/10 Titolo originale: Ballerina , uscita: 04-06-2025. Budget: $85,000,000. Regista: Len Wiseman.

Ballerina: la recensione del film spin-off di John Wick diretto da Len Wiseman

11/06/2025 recensione film di William Maga

Un'estetica impeccabile accompagna Ana de Armas in un percorso che replica il passato senza dargli nuova linfa

ana de armas in Ballerina (2025)

Ballerina, primo spin-off cinematografico ambientato nell’universo di John Wick, nasce con l’intento dichiarato di espandere una mitologia che in poco più di un decennio è diventata uno dei fenomeni più riconoscibili del cinema d’azione contemporaneo.

Tuttavia, il film diretto da Len Wiseman (con pesanti interventi in fase di reshoot da Chad Stahelski, co-creatore del Wickverse) sembra più un esercizio di stile che un’autentica espansione narrativa. Se da un lato eredita la maestria visiva e la spettacolarità coreografica che caratterizzano la saga madre, dall’altro risulta privo di profondità tematica e appiattito da una scrittura stereotipata, incapace di conferire peso o autonomia al proprio personaggio principale.

Eve Macarro, interpretata con energia da Ana de Armas, è una giovane ballerina-orfana cresciuta nella Ruska Roma, il clan ‘semiculto’ che già aveva ospitato e addestrato John Wick. Anche lei, come l’iconico protagonista, è spinta da un trauma familiare: la morte del padre, assassinato sotto i suoi occhi. La vendetta diventa quindi il motore di un percorso che replica, senza rielaborarla, la struttura narrativa del primo John Wick, ma priva dell’empatia elementare che rendeva memorabile l’incipit con il cane e la moglie perduta. In Eve, il trauma è una didascalia, non una ferita viva. L’arco narrativo non evolve: si procede per accumulo di uccisioni e set-piece sempre più sopra le righe, ma mai per reale trasformazione del personaggio.

ballerina film 2025 ana de armasUn confronto con altri titoli recenti del filone action al femminile — da Atomica Bionda a Red Sparrow, fino a Black Widow e The Gray Man (per non dire l’omonimo film coreano del 2023 finito dritto su Netflix …) — evidenzia come Ballerina manchi non solo di profondità psicologica, ma anche di quel carisma iconico o di quella costruzione di contesto che aveva reso almeno parzialmente memorabili le protagoniste di quelli. La figura di Eve, invece, resta un simulacro, poco caratterizzato e funzionale esclusivamente all’apparato spettacolare.

La costruzione dell’universo narrativo, un tempo elemento distintivo della saga, qui si fa ripetitiva e artificiosa. Ogni elemento del “Wick-world” — i codici d’onore, le armi barocche, le enclave segrete, i rituali tribali — appare inserito per dovere più che per necessità. La sceneggiatura (di Shay Hatten) giustappone eventi e personaggi che strizzano l’occhio al pubblico ma non costruiscono tensione narrativa. Il ritorno di figure familiari come Winston (Ian McShane), Charon (il compianto Lance Reddick) o la Direttrice (Anjelica Huston) è puramente ornamentale, incapace di generare reali implicazioni tematiche. Anche la presenza di Keanu Reeves, ridotta a poco più di un cammeo, appare forzata: un tentativo di legittimare un film che non riesce a reggersi sulle proprie gambe.

Visivamente, Ballerina resta coerente con il marchio stilistico della saga: neon, simmetrie, ralenti, sparatorie coreografate come danze mortali. Alcune sequenze — su tutte, lo scontro in una cittadina austriaca dove ogni abitante è un assassino — sono visivamente esuberanti, con un tocco quasi da Looney Tunes ultraviolento. Ma l’invenzione visiva non è accompagnata da un pensiero drammaturgico coerente. La violenza, per quanto spettacolare, diventa ripetitiva e insensata, priva della tensione morale che nei film di Wick era ancora tangibile. L’iperbole stilistica si trasforma in estetica del vuoto: un catalogo di colpi di scena che non colpiscono mai davvero.

Un tentativo di aggiornamento è presente nel tema del “fight like a girl”, enunciato esplicitamente in una delle scene di addestramento. Ma questo femminile armato, che dovrebbe costituire una rottura del paradigma virile del Wickverse, si traduce in una mimesi delle stesse logiche. Eve combatte esattamente come Wick: con granate, coltelli da cucina attaccati a pistole, schettini trasformati in lame. L’unica differenza è l’abito. Il risultato è una pseudo-femminilizzazione della violenza che non sovverte, ma replica. E lo fa con meno profondità.

Il problema centrale è che Ballerina cerca di costruire una protagonista epica senza offrirle un percorso emotivo credibile. Eve è definita solo dal suo passato e dai suoi nemici; non ha desideri propri, né relazioni che rivelino lati inaspettati. L’unica dinamica vagamente emotiva — la relazione protettiva con una bambina che rispecchia la sua infanzia traumatizzata — è abbozzata e sacrificata nel montaggio. La sua “evoluzione” non è altro che il perfezionamento della sua letalità.

Anjelica Huston in Ballerina (2025)Anche il villain, il Cancelliere interpretato da Gabriel Byrne, è poco più che una caricatura di sadismo patriarcale. Non ha una vera agenda, né un’ideologia. È il male generico, funzionale solo alla catarsi vendicativa finale. Ma senza un antagonista che ci spinga a odiare, né una protagonista che ci faccia soffrire con lei, la vendetta resta un esercizio freddo, scollegato da ogni partecipazione.

La sensazione generale è quella di un prodotto pensato più per il mantenimento di una proprietà intellettuale che per una reale esigenza narrativa. Un film “strategico” più che “necessario”, incapace di giustificare la propria esistenza se non come contenuto di riempimento per un universo che rischia l’autoparodia. Il Wickverse — già indebolito dalla miniserie The Continental, altro spin-off tiepidissimo — sembra perdere sempre più la sua aura mitopoietica, sostituendola con un’estetica di maniera e una violenza sempre meno significativa.

Eppure, nonostante tutto, ci sono sprazzi di potenziale: nella fisicità magnetica di Ana de Armas, in alcuni momenti coreografici ispirati, nella possibilità (ancora non sfruttata) di declinare la mitologia John Wick in una chiave diversa, magari più simbolica, più psicologica, più sovversiva. Ma Ballerina, per ora, non è nulla di tutto questo. È una promessa mancata, un balletto mortale senza anima.

Di seguito trovate il trailer doppiato in italiano di Ballerina, nei nostri cinema dal 12 giugno: