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Voto: 8/10 Titolo originale: Climax , uscita: 19-09-2018. Budget: $2,900,000. Regista: Gaspar Noé.

Climax: la recensione del film dionisiaco diretto da Gaspar Noé

23/03/2020 recensione film di Sabrina Crivelli

Il controverso regista franco-argentino raggiunge quello che forse è l'apice del suo pessimismo cosmico mettendo in scena - quasi completamente in piano sequenza - un crudo baccanale che sconvolgerà ineluttabilmente le vite di tutti i partecipanti

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Il diavolo sta nei dettagli e, come il Signore delle tenebre, così anche Gaspar Noé quando ricerca il male che si annida dentro l’animo umano. Il suo metodo è meticoloso e algido, come un chirurgo in cerca d’ogni radice d’ogni sofferenza, che recide la pelle e i tendini per arrivare all’interno, dolorosamente. Il processo è spesso simile, nella filmografia dell’irriverente genio del regista franco-argentino. Il percorso è circolare, una desolante conclusione non lascia adito a speranze, solo alla disperazione. Poi a ritroso, si risale il flusso degli eventi, dagli idilliaci inizi fino alla caduta nell’Inferno in terra. È così come per Irreversibile, per Enter the Void e per il più recente Love, non poteva che esserlo anche per la sua ultima e – come sempre – controversa opera, Climax.

Siamo nel 1996, un variegato corpo di ballerini (tra cui Sofia Boutella) si riunisce in un edificio isolato per preparare, sotto la guida di una coreografa, una nuova performance. Finite le estenuanti prove, inizia poi una festa per sciogliere la tensione e creare maggiore complicità e armonia nel gruppo, ma qualcuno decide di nascosto di mettere nel punch dell’LSD, per ravvivare la serata o solamente curioso dei possibili effetti collettivi. Il risultato sarà naturalmente stravolgente e la droga psicotropa farà emergere il lato più oscuro e violento di molti dei giovani ballerini.

La trama, benché racchiuda gli elementi nodali di Climax, è solo uno spunto, un canovaccio, che fornisce un’idea di ciò che accade, ma al contempo è incapace di esprimerme la complessità. Si tratta di un flusso incontrollato di parole e di azioni che Gaspar Noé vuole catturare nella maniera più libera possibile in un inno all’anarchia come espressione dell’essenza stessa della vita, di cui il microcosmo danzante è proiezione.

Il regista – come da lui stesso dichiarato – ha fornito ai suoi interpreti, ai performer al centro del film, solo un’idea della storia a grandi linee, lasciando alla loro personale improvvisazione il resto, dai dialoghi ai movimenti (come succedeva già nelle ultime / prime sequenze di Irreversible).

Ne nasce così una escalation claustrofobica e magnetica, capace di evocare alcuni dei fatti più truci ed eclatanti degli anni novanta (la sangria avvelenata nel film ricorda certo il suicidio di massa bevendo il punch degli adepti dell’Ordine del Tempio Solare avvenuto nel 1994), ma anche qualcosa di ben più arcaico.

Rito bacchico, come nella descrizione euripidea, la vita e la morte si fondono in un orgiastico connubio, in cui delle moderne Menadi si liberano di ogni inibizione grazie a libagioni d’alcol – qui miste a droghe – per dare sfogo a ogni loro più repressa pulsione. Climax ne segue le fasi, divise per capitoli ben segnalati non solo dalle scritte in sovrimpressione, ma anche dalla variazione delle musiche (la colonna sonora presenta brani di noti esponenti della scena dance francese degli anni ’90 come Cerrone e Daft Punk, ma anche un classico dei Rolling Stones), della regia e della fotografia.

Sofia Boutella in Climax (2018)In una fenomenologia degli effetti della droga sull’organismo umano, vengono osservate le cavie di questo sadico esperimento; ciascuno reagisce in modo differente e ne sono seguite le azioni, in un racconto corale in cui vengono descritti i livelli di alterazione della coscienza e le soggettive reazioni in un graduale precipitare verso il proprio Es.

Il titolo stesso, d’altra parte, rimanda al crescendo graduale, all’intensificarsi di questo moto di follia carnale e fisica. Inoltre, man mano che sale l’allucinazione, ogni elemento del film ne segue il corso: la musica si fa più psichedelica, pulsante, le inquadrature più distorte, i punti di vista sempre più innaturali e i movimenti di macchina più irregolari, portati avanti con degli incredibili piani sequenza (che ricordano molto quelli del videclip di Protège moi per i Placebo) catturano le peregrinazioni dei soggetti, ormai privi di inibizioni, impegnati in azioni sempre più estreme.

Pestaggi, fornicazione, autolesionismo, incesto … Una ragazza inizia perfino a orinare in mezzo alla sala davanti a tutti un po’ come nella memorabile scena in cui l’indemoniata Regan MacNeil in L’Esorcista che dopo aver sceso le scale contorta si fermava nel mezzo del salotto ed espletava sul tappeto. Come nelle Baccanti, d’altronde, un’euforia pervasiva domina i protagonisti, vicina certo alla possessione luciferina, ma anche alla trance che nel ballo ha la sua massima estrinsecazione.

Doppio significato sotteso, la stregoneria è un’altra fondamentale chiave di lettura per questo testo visivo e narrativo sibillino. La centralità della danza, come l’illuminazione e il monocromatismo delle stanze, dominate a volte dal rosso intenso, a volte dal blu o dal verde riportano infatti subito alla mente la celebre Accademia di Danza di Suspiria, come confermato da confermato da Gaspar Noé stesso. Molti sono altresì gli indizi che rimandano alle oscure arti magiche, oltre alla citazioni su più livelli del film di Dario Argento, dai sacrifici umani ai riti orgiastici, fino alla menzione della “sangria stregata” (o meglio drogata) che è poi la causa del degenerare degli eventi.

Non vi sono però certezze in Climax, ardua è l’interpretazione di ogni dettaglio, di ogni frase, nessuna mai casuale (ci sono anche sottotesti che rimandano al sesso spinto – anale, all’omosessulità, al sessismo, all’aborto, al razzismo). Potrebbe essere quindi una forza oscura a dominare i ballerini, o una malia in un involontario sabba (i partecipanti non ne sono certo consapevoli), o semplicemente essere la mera analisi filmica degli effetti di una sostanza allucinatoria.

In fondo poco importa, il vero fulcro del discorso, un’ossessione rincorsa in tutta la propria filmografia dal regista, è la profonda assenza di senso nell’esistenza umana, l’horror vacui che vige nella nostra era – ma anche nel passato – e a cui è impossibile sfuggire.

Si nasce, si sta al mondo per un certo tempo e infine si muore. L’amore è un’illusione, o un prevedibile fallimento. Il concepimento oscilla tra l’unica fonte di speranza e una condanna. Il pessimismo cosmico, che si fa puro e tangibile erotismo in Love, qui raggiunge un apice prima inarrivato. Nel dramma esistenziale del 2015 pervaso di carnalità, lo spettro d’una reale intimità serpeggiava nei ricordi, nel fantasma di una donna del passato e nella soffocante disperazione di un legame imposto da una nascita (e condanna all’infelicità) del presente. Eppure, una felicità che prescindesse la materia era ancora possibile.

Il Climax esiste solo un doloroso squallore imperante, l’imperativo carpe diem proclamato da Selva (un’irriconoscibile quanto sorprendente Sofia Boutella). La stessa assenza di uno, due protagonisti, come avveniva in precedenza, qui sostituiti da una logica corale in cui nessuno prepondera sugli altri, rende l’emergere del soggetto o di un legame profondo impossibili. Tutto anzi assume la sua peggior connotazione: il sesso è involontario o addirittura stupro, la parola aggressione che sovente si trasforma in violenza fisica, perfino la maternità è solo causa di morte (ci sono una madre con un bambino piccolo e una donna incinta…).

D’altra parte, con lo scorrere dei minuti, le dinamiche tra i presenti e gli atteggiamenti degenerano, mentre le incostanti personalità si rivelano più che altro maschere ipocrite, dietro i quali si cela un volto assai più mostruoso. Sarà l’LSD oppure è la natura di ciascuno a essere resa visibile? Grado zero quindi del contorto e fosco nichilismo di Gaspar Noè, in Climax non solo è precluso ogni epilogo positivo da un cammino a ritroso che mostra ex ante l’irrimediabile, ma non ne esistono nemmeno più le infrante premesse, quasi mettesse in scena ormai solo un indicibile nulla, di cui il caos è la perfetta manifestazione.

Se volete sapere di più sull’origine del film, vi rimandiamo direttamente ala racconto del regista.

Di seguito trovate il trailer di Climax: