Voto: 8/10 Titolo originale: 헤어질 결심 , uscita: 29-06-2022. Regista: Park Chan-wook.
Decision to Leave: recensione del film diretto da Park Chan-wook (migliore regia a Cannes)
01/02/2023 recensione film Decision to Leave di Raffaele Picchio
Il regista coreano ritorna al melodramma dopo il torbido Mademoiselle, girandone una controparte emozionante - ed ugualmente bellissima - in un'esplosione di puro cinema, capace ancora di ammaliare e radicarsi all'interno della memoria anche ben oltre la visione
In un tempo in cui la mutazione dell’audiovisivo è in pieno cambiamento, tra sale che sembrano esistere ormai solo per ospitare enormi pachidermi miliardari e tutto il resto serializzato o confezionato e raccontato per mere fruizioni casalinghe, il cinema purissimo di autori come Park Chan-wook non solo è una boccata d’aria sana di inebriante efficacia, ma diventa una fondamentale terapia.
Godere ancora di una narrazione compassata, che prende i suoi tempi quando serve e sa come costruire tensione e melodramma, rimanere a bocca aperta davanti all’impressionante balletto che avviene tra clamorosi movimenti della macchina da presa e il loro susseguirsi nel meraviglioso montaggio, ma anche il rimanere a pensare profondamente per i giorni seguenti alla visione, sono tutte cose che diventano sempre più merce rara.
Già solo per questo rendono film come Decision to Leave sono meritevoli di essere tenuti stretti e venerati in tutti modi possibile.
Dopo il meraviglioso Mademoiselle del 2016 (la recensione), Park Chan-wook ritorna ora sulle scene con un’altra storia che ha al centro dell’intreccio la differenza di linguaggi (e di culture) presenti in Asia e se nel precedente metteva in scena il confronto Giappone/Corea del Sud su un torbido tappeto di eros & thanatos, in Decision to Leave l’incontro/scontro avviene tra Cina e Corea del Sud.
Questa volta, però, ci si muove apparentemente su una sorta di giallo-rosa dal sapore hitchcockiano, in cui il pragmatico e insonne detective Jang Hae-joon (Park Hae-il) sposato – e probabilmente ‘anestetizzato’ dal quotidiano – si trova ad indagare sulla morte, apparentemente per incidente, di un ex agente dell’immigrazione trovato morto ai piedi della montagna che stava scalando.
Da subito poco convinto dell’ipotesi incidente, il detective inizia allora a interrogare l’affascinante e misteriosa moglie di lui, Song Seo-rae (Tang Wei), un’ immigrata cinese che chiaramente sembra sapere molto di più di quello che dice e che il problema di linguaggio aiuta a rendere ancora più sfuggente (in questo senso, è assolutamente consigliabile la visione in lingua originale), tanto che inizierà a pedinare la donna fino chiaramente a rimanerne attratto, scatenando in lui una lotta interna tra razionalità e passione che rischierà di far crollare anche ogni sua capacità deduttiva.
Ma proprio come in Mademoiselle (e in altre opere del regista) è proprio qui dove le carte iniziano a mischiarsi che Park Chan-wook mostra il vero volto del suo racconto e che Decision to Leave lentamente inizia a trasformarsi in un emozionante e coinvolgente melò in cui l’amore più puro e deflagrante sembra perennemente destinato ad essere represso fino a manifestarsi nei modi più inaspettati e lancinanti.
Ed è incredibile come la sceneggiatura di Decision to Leave, ad opera dello stesso regista (sempre in coppia con il sodale Jeong Seo-kyeong), riesca ad esprimere concetti così astratti senza nominarli mali (è presente nel film una delle dichiarazioni d’amore più belle e strazianti viste negli ultimi anni) in una forma così splendidamente implicita e delicata che si muove esattamente all’opposto del precedente Mademoseille, risultandone quasi un controcanto nell’approccio quanto ugualmente struggente.
Decisamente più a sua agio nei tempi lunghi che nelle forme del corto/mediometraggio (dove spesso inciampa nella trappola dello sterile esercizio di stile), Park Chan-wook riesce con gran senso del ritmo a mettere in gioco lo spettatore stesso, che viene chiamato in prima persona a ricostruire verità e a perdersi esattamente come il protagonista davanti a una sciarada che si dipanerà nel corso di anni e che richiede grande attenzione per ogni singola inquadratura e passaggio, dove niente è messo a caso.
Nell’eccellenza generale è impossibile non citare anche la gigantesca prova attoriale che vede ovviamente in testa su tutti Park Hae-il (che qui in Italia abbiamo visto in Memories of murders e The Host), nei panni dell’incredibile personaggio del detective Hae-jun, e la magnifica attrice cinese Tang Wei (che esordì con il botto già con Lust di Ang Lee), che costruisce un ritratto di inusuale dark lady sinceramente memorabile.
Una lezione gigantesca di cinema che richiede sicuramente attenzione, ma capace di ripagare due volte tanto in soddisfazione. Cinema purissimo che trova la sua dimensione migliore nella sala e che va supportato in ogni modo possibile.
Decision to Leave, oltre a confermare (come se ce ne fosse ancora bisogno …) da quale parte del mondo ancora batte forte il cuore del cinema, scrive in calce il nome di Park Chan-wook tra i più grandi autori contemporanei, capace ad ogni nuova opera di rinnovarsi e superarsi.
Di seguito trovate il trailer italiano di Decision to Leave, nei nostri cinema dal 2 febbraio:
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