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Titolo originale: D.A.R.Y.L. , uscita: 14-06-1985. Budget: $10,000,000. Regista: Simon Wincer.

Dossier | D.A.R.Y.L. di Simon Wincer: quando il poster è fuorviante

15/05/2020 recensione film di William Maga

Il film col giovane Barret Oliver del 1985 ha 'ingannato' una generazione di piccoli spettatori, promettendo un'avventura sci-fi che invece non c'è, sostituita da riflessioni ben più mature e insolite

D.A.R.Y.L. di Simon Wincer film

D.A.R.Y.L., uno dei film per famiglie meno ricordati e citati degli anni ’80, ma uno di quelli che è rimasto saldamente nella mente di molti ragazzini cresciuti in quell’epoca, in gran parte grazie al suo poster e della successiva copertina della VHS, raffigurante un coetaneo – il protagonista – al comando di un SR-71 Blackbird (indiscutibilmente l’aereo più bello mai progettato), un’immagine potentissima in grado di catturare e scatenare subito l’immaginazione di una giovane mente che vi posasse gli occhi.

Comprensibilissima quindi la grande delusione quando quegli stessi spettatori esaltati hanno poi scoperto che D.A.R.Y.L. non era un’avventura sci-fi a tutto tondo su un furfantello che sfreccia su un velivolo futuristico rubato, ma un soft-drama incentrato su un bimbo cyborg che tenta di integrarsi lentamente nella normale vita familiare degli essere umani in carne e ossa. Il furto del mezzo si verifica solo durante la bobina finale del lungometraggio, e dura solamente pochi minuti – se siete tra quelli che avevano ritento che l’azione aerea di Firefox – Volpe di fuoco fosse arrivata troppo tardi nel 1982, è facile comprendere quanto terribile fu tale ‘scoperta’, dopo infiniti momenti di dialogo e buoni sentimenti.

D.A.R.Y.L. film poster 1985Rivedendolo oggi, con occhi più maturi, D.A.R.Y.L. non risulta però un’opera deprecabile, e come molti film per famiglie di quel periodo, contiene alcuni momenti sorprendentemente destinati a un pubblico adulto.

L’allora 12enne Barret Oliver, fresco del successo planetario di La Storia Infinita (il nostro approfondimento), interpreta il Daryl del titolo. All’inizio del film, è un ragazzo apparentemente normale che sembra essere stato rapito da un tipo squilibrato su un’auto marrone. Inseguito da un elicottero, il rapitore si addentra in una vicina foresta, prima di scagliare il suo veicolo direttamente giù dalla scogliera più vicina.

Senza ricordare il suo passato o dove stanno i suoi genitori, Daryl finisce temporaneamente in un orfanotrofio, prima di andare a vivere con gli affidatari Andy e Joyce Richardson (Michael McKean e Mary Beth Hurt). Trovandosi in un quartiere borghese tipicamente americano, Daryl si adatta gradualmente a quel modo di vivere, rivelando nel mentre barlumi della sua sconcertante intelligenza e abilità sovrumane. Ispira timore reverenziale nella sua nuova migliore amica Turtle (Danny Corkill), stabilendo un nuovo record col videogioco Pole Position e sbigottendo il padre surrogato con la sua abilità soprannaturale di giocare a baseball.

Quello che i Richardson non capiscono è che Daryl è un cyborg con il cervello di un supercomputer all’avanguardia – DARYL, apprenderemo in seguito, è infatti l’acronimo per Data-Analyzing Robot Youth Lifeform. Creato da un gruppo di scienziati e finanziato dai militari, Daryl è il primo esemplare ‘pilota’ di una linea di soldati metà uomo e metà macchina; il rapitore dell’inizio del film era un ricercatore devastato dai sensi di colpa, che aveva ripulito la memoria di Daryl e tentato di salvarlo dalla sua prigione ad alta tecnologia.

Ciò che è interessante di D.A.R.Y.L. è che nessuna delle precedenti informazioni viene alla luce fino alla seconda metà del film; la maggior parte dei titoli per famiglie degli anni ’80 può sembrare un po’ lenta per gli standard moderni, ma di solito toglievano di mezzo i momenti più drammatici durante il primo atto per arrivare di slancio alle sequenze d’azione che avrebbero esaltato il pubblico di giovani spettatori. Persino Navigator di Randal Kleiser, distribuito un anno dopo D.A.R.Y.L, arriva all’emozionante ‘momento del volo’ sparato sul manifesto intorno alla sua metà.

D.A.R.Y.L. di Simon Wincer film 1985Al contrario, D.A.R.Y.L. risulta positivamente meditativo, e sicuramente uno dei film per famiglie più incentrati sui personaggi del decennio. Come in E.T., l’extra-terrestre di Steven Spielberg (1982), la maggior parte degli adulti in D.A.R.Y.L. sono o ben intenzionati ma all’oscuro del segreto oppure potenti e malvagi – a parte una coppia di scienziati, il dottor Stewart (Josef Sommer) e la dottoressa Lamb (Kathryn Walker), che alla fine si rendono conto che Daryl è più umano che macchina, tutti i personaggi ‘anziani’ qui hanno un’educazione strettamente militare, che porta a vedere il nascente amore del ragazzo per il gelato e i videogiochi come segnali di un esperimento andato ampiamente male.

Nella seconda metà del film, in cui Daryl viene riportato a casa nella sua struttura di ricerca dai due medici sopracitati, scopriamo che le banche dati della memoria del ragazzo sono alimentate da una grande batteria di computer e possono essere riempite direttamente tramite una tastiera e un monitor. C’è anche una sequenza intrigante in cui Daryl, legato a una specie di tavolo operatorio sospeso a mezz’aria, viene esaminato dall’alto in basso da uno scanner elettronico dall’aspetto altamente tecnologico. Curiosamente, il layout di questo aggeggio e la stanza che si affaccia su di esso sono incredibilmente simili a quelli che sarebbero apparsi successivamente in Akira di Katsuhiro Otomo alcuni anni dopo (la recensione).

È qui che il film di Simon Wincer (Harley Davidson & Marlboro Man) inizia a porre alcune domande morali abbastanza problematiche che non ci si aspettare da un film per famiglie – vale a dire, dove possiamo tracciare una linea etica tra uomo e macchina? Una frase pronunciata dal dottor Lamb, “Generale, una macchina diventa umana quando non si può più distinguere la differenza” è un riferimento diretto al famoso esperimento di pensiero sull’Intelligenza Artificiale del matematico Alan Turing, che suggeriva che un computer abbastanza sofisticato da riuscire a tenere una conversazione con un essere umano potrebbe probabilmente essere classificato come intelligente.

D.A.R.Y.L. di Simon Wincer 1985 filmVale anche la pena notare che D.A.R.Y.L. pone le stesse domande secolari (ma piuttosto importanti) sulla vita artificiale di KARA, demo tecnologica lanciata nel 2012 dallo sviluppatore di videogiochi Quantic Dream: come il film del 1985, il cortometraggio di circa sette minuti diretto da David Cage vedeva la costruzione di un robot umanoide che, a causa di un’anomalia imprevista, iniziava a provare vere emozioni umane come conseguente confusione e, soprattutto, paura.

Certo, c’è molto di datato, bizzarro e piuttosto sciocco in D.A.R.Y.L. È soprattutto un po’ sconcertante vedere Michael McKean (il David St. Hubbins di This Is Spinal Tap) recitare un ruolo etero nei panni del padre di Daryl, mentre il lieto fine, in cui Daryl riesce a fuggire dall’esercito fingendo efficacemente la propria morte, risulta in qualche modo affrettato. Ciononostante, non manca qualche colpo di scena spiazzante, come ad esempio la fuga nell’ultimo atto di Daryl con il dottor Stewart termina con quest’ultimo ucciso da un colpo di fucile in pieno petto, p la breve gita del ragazzo su un aereo rubato che termina con lui disteso a faccia in giù in un lago.

Sono momenti come questi, insieme alla performance genuina, abbastanza efficace del giovane Barrett Oliver, a rendere D.A.R.Y.L. qualcosa di più di un’altra curiosità ‘per tutti’ di metà anni ’80. Costato 12 milioni di dollari, si rivelò – probabilmente a causa del passaparola negativo – un flop (solo 7 milioni raccolti), ma resta comunque lodevole l’aver provato a distaccarsi da titoli con tematiche simili, come i successivi I Goonies o Corto Circuito, provando ad andare oltre l’offerta di puro intrattenimento.

Di seguito il trailer di D.A.R.Y.L.:

Fonte: DofG