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Voto: 8/10 Titolo originale: Forbidden Planet , uscita: 23-03-1956. Budget: $1,900,000. Regista: Fred M. Wilcox.

Dossier | Il Pianeta Proibito di Fred M. Wilcox: fantascienza sovversiva e inaspettata

24/02/2020 recensione film di William Maga

Nel 1956, Leslie Nielsen, Anne Francis e Robby il robot erano i protagonisti di un'opera imprevedibilmente ambiziosa, dalle radici shakespeariane e freudiane, non pienamente compresa all'epoca

Il pianeta proibito (1956) robby

Nonostante l’improvvisa e inaspettata esplosione della popolarità dei film di fantascienza nei primi anni ’50, alcuni importanti studi cinematografici resistettero alla tendenza, considerando che il genere era, nel migliore dei casi, mero foraggio per opere di ‘serie B’ e, nel peggiore, la spazzatura che si trovava ancora più sotto. Quando divenne evidente quanto denaro si potesse guadagnare con la sci-fi, tuttavia, alla fine la maggior parte dovette cedere al mercato.

Un trucchetto che venne usato a Hollywood per giustificare le operazioni preservando però un po’ di orgoglio e rispetto per se stessi è stato quello di produrre sontuosi adattamenti in Technicolor e dal grande budget di classici della letteratura fantascientifica molto noti. Di conseguenza, arrivarono nei cinema a stretto giro  versioni di La Guerra dei Mondi, L’uomo che visse nel futuro e Quando i mondi si scontrano di George Pal. Lasciate che il regista inserisca non troppo sibillinamente il suo sottotesto cristiano e tutti saranno felici: bambini, genitori, studio, organi di censura … tutti.

Il Pianeta Proibito film posterSi è scoperto poi che un trucco ancora più sottile era quello di dare in pasto al pubblico qualunque cenno letterario, mascherando un’opera teatrale classica o un romanzo da film di fantascienza colorato e fantasioso, con molte esplosioni e astronavi, robot e cose del genere. In questo modo, capirete, si possono risucchiare nelle sale i bambini senza che nemmeno si accorgano di esser stati ingannati. In questo modo, uno studio può far cassa con alcune di quelle ‘sciocchezze’ fantascientifiche, rastrellare una gran quantità di denaro e, allo stesso tempo, darsi una pacca sulla spalla per aver svolto il suo dovere civile illuminando e arricchendo culturalmente le masse.

Okay, non sappiamo se questo fosse l’esatto pensiero della MGM intorno al 1955, ma è praticamente così che si svolsero le cose all’epoca. La MGM non aveva realizzato un film di fantascienza dalla fine degli anni 1920 e l’allora capo dello studio, Dore Schary, sembrava intenzionato a mantenere la situazione immutata. Dopotutto, la MGM era uno studio prestigioso, noto soprattutto per i musical e i sontuosi kolossal come Via col vento. Lasciamo quella robaccia con le navicelle spaziali e i mostri alla Universal.

Questo fu il motivo principale per cui quasi tutti nello studio rimasero un po’ scioccati quando Dore Schary diede il via libera a una sceneggiatura intitolata Fatal Planet. Aveva accettato di mettere sul piatto solo un budget per un film di serie B, ma era ugualmente una decisione inattesa. Forse fu l’ispirazione shakespeariana a convincerlo.

La Tempesta di William Shakespeare parla di una manciata di sopravvissuti a un naufragio che si ritrovano su un’isola desolata, ospiti indesiderati di un mago irascibile ma potente e della sua adorabile ma iperprotetta giovane figlia. Non è necessaria molta immaginazione per prendere quella premessa e inserirla in un contesto fantascientifico. Cambiate lo stregone con uno scienziato pazzo, l’isola in un pianeta piccolo e lontanissimo, e l’equipaggio naufragato in un gruppo di astronauti in missione di salvataggio, e il gioco è fatto.

Questo è essenzialmente ciò che hanno fatto gli sceneggiatori Irving Block e Allen Adler. Ambientato su Mercurio in quell’anno mistico e futuristico che era il 1977, Fatal Planet riguardava una missione che si imbatteva in una uno scienziato e sua figlia, che erano atterrati sul pianeta del titolo circa 20 anni prima di loro. Tuttavia, temendo che fosse un po’ troppo serio e troppo simile alla fonte, Dore Schary coinvolse lo sceneggiatore Cyril Hume per infilare nel film un po’ di umorismo e, più generalmente, ravvivare un po’ le cose.

Il pianeta proibito (1956) anne francisLa trama di base pensata da Block & Adler rimase grossomodo intatta, ma oltre a cambiare il titolo el più intrigante Il Pianeta Proibito (Forbidden Planet), la riscrittura operata da Hume spostò l’azione da soli due decenni nel futuro al lontano 23° secolo e dal noioso vecchio Mercurio al molto più distante ed esotico Altair IV.

Mutò anche alcuni nomi dei personaggi, cambiando in modo significativo lo scienziato pazzo e solitario da ‘Dr. Adams’ a ‘Dr. Morbius’ (una variante ispirata al matematico tedesco Moebius, di fama mondiale). Soprattutto, infarcì la United Planets C-57D con un equipaggio di smargiassi in calore e con un cuoco ubriaco (e arrapato), oltre a dare un ruolo centrale a un robot dal bizzarro senso dell’umorismo.

Con una solida sceneggiatura per le mano, Dore Schary contattò allora Fred M. Wilcox, noto per i suoi film di Lassie, perché ne fosse il regista. Walter Pidgeon si fece crescere un pizzetto per interpretare l’accidentalmente sinistro Dottor Morbius, la giovane e bella Anne Francis, che aveva appena avuto il suo primo ruolo da protagonista in Il Seme della Violenza l’anno precedente, venne scritturata per interpretare la sua adorabile ma ingenua figlia Alta, mentre Leslie Nielsen salì a bordo nel ruolo del comandante Adams, prode e dalla mascella squadrata. Al tempo, tutti e tre erano convinti di star prendendo parte a un filmetto di fantascienza a budget minimo.

In effetti, debbene Il Pianeta Proibito abbia iniziato la produzione con un budget da serie B, il dipartimento artistico, che apparentemente stava aspettando da anni un’opportunità come questa, si fece prendere un po’ la mano, costruendo set enormi e oggetti di scena complessi e inventivi che fecero rapidamente aumentare i costi fino a quasi 2 milioni di dollari, una somma inaudita all’epoca per un film di fantascienza. Progettazione e costruzione della C-57D, di Robby il Robot e dei suoi meccanismi di movimento costarono da soli quasi 200.000 dollari. Ma sapevano bene cosa stavano facendo e anche Dore Schary alla fine cedette, accettando di girare il film nei gloriosi Technicolor e CinemaScope.

Il pianeta proibito (1956) walter pidgeonA una prima, superficiale, visione Il Pianeta Proibito potrebbe apparire come un tipico film di fantascienza della metà degli anni ’50, ordinario, anche se scritto in grande stile. A parte l’iconico Robby il Robot del designer Robert Kinoshita, non sembra esserci nessun elemento di apparente unicità degno di memoria.

Abbiamo la solita astronave anonima, un pianeta strano, un interesse amoroso e alcuni simpaticoni membri dell’equipaggio in fila per esser fatti fuori. Rivedendolo, però, è altrettanto facile capire quando ci sia ben altro, comprendendo come mai il lungometraggio di Fred M. Wilcox venga citato, insieme a 2001: Odissea nello spazio e Star Wars, come uno dei film di fantascienza più rivoluzionari e influenti mai realizzati.

Mentre la maggior parte della sci-fi del tempo si concentrava su invasioni aliene di un qualche tipo, su visite da ben intenzionati ma fraintesi extraterrestri comunisti, oppure su viaggi attraverso lo spazio profondo che vanno terribilmente male, Il Pianeta Proibito è stato tra i primi a provare, in termini incredibilmente immaginifici, a descrivere una civiltà aliena straordinariamente avanzata ma estinta, e tutto senza mostrare una singola creatura.

Non ci viene mai detto come fossero i Krell o come vivessero. Ci viene detto molto poco su di loro, a parte la manciata di strumenti e di macchinari (e che genere di macchinari!) che si sono lasciati alle spalle. L’unica minaccia, gli unici mostri, sono riconoscibilmente umani. Si tratta di un approccio molto diverso, che costrinse il pubblico a usare la propria immaginazione per andare ben oltre ciò che veniva mostrato sullo schermo. Ma ciò che viene mostrato è un buon punto di partenza.

Visivamente, il film finito, con la sua miscela di massicci set finemente elaborati e dettagliati, matte painting, proiezioni posteriori, animazioni e altri trucchi assortiti è ancora oggi abbacinante, un chiaro e deliberato tentativo di non solo scimmiottare l’aspetto e il sapore della fantascienza stravagante di George Pal (in particolare di Quando i mondi si scontrano), ma di superarli. C’era una grande differenza tra i film di George Pal e Il Pianeta Proibito, tuttavia: mentre il primo trovava sempre un modo per inserire quel pesante sottotesto cristiano in qualunque cosa toccasse, la sceneggiatura di Cyril Hume scambiava di posto Dio con Sigmund Freud, annidandolo dalle parti di William Shakespeare . Fu una mossa che non solo lo rese unico tra i suoi contemporanei, ma che ancora oggi risulta piuttosto sovversiva.

Il pianeta proibito (1956)Sigmund Freud era stato una delle celebrità più importanti in Europa negli anni ’20 e ’30, specialmente tra gli intellettuali e le classi più alte, ma le sue idee non iniziarono davvero a filtrare verso il mainstream americano fino alla metà degli anni ’40, grazie in parte ad Alfred Hitchcock. Quest’ultimo era più che un po’ ossessionato dalla psicoanalisi e cominciò a infilarla nei suoi film ogni volta che gli era possibile, a partire da Io ti salverò.

A metà degli anni ’50, la psicoanalisi era diventata la nuova religione suburbana in America. Inserire il pensiero di Freud all’interno di un thriller con omicidi è una cosa, ma trasformarlo in un film di fantascienza (sebbene basato su Shakespeare) era tutto un altro paio di maniche. Pensateci, i film di fantascienza con robot e astronavi erano rivolti ai bambini, ma Sigmund Freud parla del sesso, giusto? Oltretutto, è tutto incentrato sul sesso WEIRD! Quindi …

Eppure è tutto ben in chiaro sullo schermo, che va da un ovvio ammiccamento attraverso gli abiti succinti di Alta o le delicate allusioni dei cadetti spaziali, fino ai sottili riferimenti letterari (il rapporto mutevole di Alta con la sua tigre, che suggerisce che lei non è più vergine) o al clamoroso invisibile e inarrestabile Mostro dell’Id del Dott. Morbius, che si risveglia solo quando il Comandante Adams suggerisce di riportare Alta sulla Terra con loro, rivelando così che l’affetto di Morbius per sua figlia scorre un po’ più in profondità di ciò che potrebbe essere considerato adeguato nella nostra civiltà.

Al di là di questi riferimenti sessuali, Il Pianeta Proibito resta un film che vanta una serie di primati. È stato infatti il primo film in cui un robot è stato inserito nei credits sullo schermo. È stato anche il primo film uscito con una colonna sonora puramente elettronica. Cinque anni prima, la colonna sonora di Bernard Herrman per Ultimatum alla Terra di Robert Wise era stata riconosciuta come la prima colonna sonora a vantare l’uso del Theremin, sebbene accompagnata ancora da un piccolo ensemble di piano, archi, ottoni e fiati.

Il pianeta proibito (1956) leslieGli sperimentali ‘rumori’ futuristici composti dai musicisti Bebe e Louis Barron (e il loro Moog fatto in casa) erano così insoliti al momento che non vennero nemmeno chiamati “musica” nei titoli di coda, ma piuttosto “Tonalità elettroniche“. Sebbene per il film fosse stata scritta una colonna sonora più tradizionale, alla fine i produttori decisero di procedere coi Barron e cestinarono la soundtrack originale. E fu una scelta saggia. Senza quella strana e gorgogliante musica aliena, Il Pianeta Proibito probabilmente non avrebbe avuto l’impatto che ebbe.

Il film è uscito negli Stati Uniti alle Idi di marzo del 1956, forse solo per enfatizzare ulteriormente il legame con William Shakespeare. In ogni caso, il pubblico lo adorò, come pure i critici, quindi si pensava che gli incassi sarebbero arrivati di conseguenza. Invece, considerato il budget, portò a casa solamente 2.756.000 dollari, diventando un pesante insuccesso agli occhi dello studio e un esperimento fallimentare da non ripetere. Dore Schary fu costretto a dimettersi poco dopo, pare per aver sostenuto proprio questa ‘follia’.

Il regista Fred M. Wilcox girò soltanto un altro film prima di morire. Robby il Robot e la C-57D hanno invece avuto carriere lunghe e impegnatissime in seguito, comparendo entrambi in diversi episodi delle serie Ai Confini della Realtà e The Outer Limits. Tra gli altri, Gene Roddenberry citò Il Pianeta Proibito come la più fondamentale delle ispirazioni per Star Trek, e in effetti innumerevoli riferimenti diretti al film possono essere individuati non solo attraverso la serie originale, ma anche nella maggior parte degli spin-off.

A distanza di sei decenni, la sua influenza può essere vista un po’ ovunque, da The Black Hole – Il Buco Nero della Disney (la recensione) a Prometheus di Ridley Scott (il nostro speciale), ma difficilmente vedremo un robot fico quanto Robby.

Di seguito il trailer internazionale di Il Pianeta Proibito: