Voto: 6/10 Titolo originale: Feedback , uscita: 01-03-2019. Regista: Pedro C. Alonso.
Feedback | La recensione del thriller radiofonico di Pedro C. Alonso (NIFFF 2019)
22/07/2019 recensione film Feedback di Sabrina Crivelli
Il regista spagnolo debutta al lungometraggio affidandosi a una trama non banale e a un grande Eddie Marsan, sorprendendo per i momenti di violenza estrema
Il thriller ‘da camera’ collocato in un luogo claustrofobico, in cui lo sventurato protagonista è costretto per una qualche causa impediente, non è certo una novità. Tra i molti titoli ricordiamo Lebanon di Samuel Maoz (in cui la prigione era un carro armato), oppure Room di Lanny Abrahamson (in cui Brie Larson era una donna reclusa da anni con suo figlio che cercava disperatamente una via d’uscita). E molti titoli afferenti a tale sottogenere hanno dimostrato che non è affatto facile tenere alto il ritmo per tutto il minutaggio a disposizione.
E ora è il turno di Feedback, prodotto da Jaume Collet-Serra e diretto dal debuttante Pedro C. Alonso e scritto a quattro mani da lui e da Alberto Marini, che allo stesso modo colloca gran parte dell’azione all’interno di uno studio radiofonico insonorizzato. Scelta pericolosa sotto più punti di vista e nemmeno troppo inedita (pensiamo a Pontypool – Zitto… o muori), il film riesce però a costruire una discreta suspense, anche e soprattutto grazie all’ottima performance del protagonista Eddie Marsan (21 grammi), che incarna l’anchorman affermato di un popolare programma di cronaca e critica sociale londinese, il cui passato tuttavia potrebbe essere ben meno immacolato di quello che tutti pensano (o forse sì …).
La storia si apre con il volitivo Jarvis Dolan (Marsan), conduttore per la DBO che ha fatto della ricerca e la diffusione della verità – soprattutto quando scomoda – il proprio unico credo lavorativo. Lo vediamo litigare per mantenere aperto il proprio controverso programma, che peraltro è costato diverse minacce a lui e alla sua famiglia. Lui, comunque, non si fa certo intimidire, veste anzi orgogliosamente i panni del paladino della giustizia senza macchia. Lo seguiamo quindi mentre parla senza remore dei fondi russi che secondo la sua opinione avrebbero finanziato campagne sui social a favore della Brexit, oppure scagliarsi contro il dilagare delle fake news.
Quando, dunque, un gruppo di malintenzionati mascherati si intrufola nell’edificio della sua emittente e lo sequestra nella stanza da cui sta trasmettendo a tarda sera, la prima cosa ci viene da pensare è che si tratti di un qualche esaltato, infastidito dalle dichiarazioni politiche di Jarvis. Insomma, uno dei tanti che l’ha minacciato in precedenza. Ma sarà davvero così? O un più oscuro segreto è all’origine dell’aggressione? E, ancora, che cosa è successo nella camera 211 dell’Hotel Europa su cui tanto gli sconosciuti insistono? Si apre quindi una lunga parentesi su fatti accaduti anni prima in cui è coinvolto l’amico e collega Andrew Wilde (Paul Anderson), e forse anche l’apparentemente integerrimo presentatore, suo caro amico.
Rivelazione in diretta di una presunta verità scomoda, quindi, Feedback si inserisce in una filmografia già piuttosto nutrita. È innegabile, è una variazione su tema, senza nemmeno troppa fantasia, di Talk Radio di Oliver Stone, con la differenza che qui la trama e gli scenari sono ridotti all’osso, al solo monologo in diretta (in Feedback si tratta dell’alternarsi tra dialogo e monologo, per essere precisi). D’altro canto, lo spagnolo Pedro C. Alonso non è certo il primo a seguire la formula vincente del film del 1988, già ripreso tra i tanti dal thriller Money Monster – L’altra faccia del denaro di Jodie Foster, che ne rielaborava il concept in chiave finanziaria.
Ciò non relega tuttavia Feedback nella lista dei film meramente derivativi e privi di ciascun valore proprio. Anzitutto, come anticipato, tra i pregi indiscussi c’è la performance del poco celebrato Eddie Marsan, che riesce a rendere in maniera incredibilmente concreta la parabola psicologica di un personaggio estremamente complesso, mantenendo fino all’ultimo il pubblico incerto sul fatto che lui si sincero e retto, oppure se sia un gran bugiardo e mistificatore. Più piatti sono invece inizialmente le figure dei sequestratori / aggressori, ma anche loro costituiranno con l’andare dei minuti una piacevole e inaspettata sorpresa – in particolar modo per il loro ‘capo’.
Altra innegabile qualità è il notevole tasso di violenza messo sullo schermo. Le scene di ripetuti pestaggi, le minacce, gli omicidi a sangue freddo, le teste e le mani spaccate, le morti truci non sono certo lesinate, spesso con sorprendente dovizia di particolari splatter. E le peggiori efferatezze sono ad opera di chi meno lo spettatore potrebbe aspettarsi, addirittura più di chi sembrava in principio più minaccioso. E qui arriviamo al vero punto di forza: l’assoluto e cinico relativismo di Feeback. Non esistono infatti verità assolute, non ci sono buoni o cattivi in senso tradizionale. Non solo. Alcuni dei temi caldi, dal potere / abuso dell’informazione al ruolo dei media, fino al #metoo, Donald Trump e l’islamofobia sono affrontati – seppure abbastanza brevemente – da un prospettiva del tutto diversa e paradossale dal solito.
La morale finale? Lascia decisamente sconvolti, ed è quasi sicuramente la parte migliore e più spiazzante del film. Un esordio che è di sicuro un bel biglietto da visita per il regista spagnolo.
Di seguito trovate il full trailer internazionale di Feedback:
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