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Voto: 7/10 Titolo originale: Ready or Not , uscita: 21-08-2019. Budget: $6,000,000. Regista: Tyler Gillett.

Finché morte non ci separi: recensione del film con Samara Weaving sposa insanguinata

07/10/2019 recensione film di Sabrina Crivelli

Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett dirigono un'irriverente e bizzarra partita a nascondino all'insegna del gore e del dark humor

Samara Weaving in Finché morte non ci separi (2019)

Sposarsi significa entrare a far parte della famiglia del proprio consorte, un processo a volte complesso e fastidioso, ma necessario. Questo, almeno, è ciò che afferma davanti a uno specchio Grace (Samara Weaving), mentre vestita da sposa fuma nervosa una sigaretta, in attesa di andare all’altare e affrontare gli sguardi indagatori dei potenti e ricchi appartenenti alla casata dei Le Domas.

Alex (Mark O’Brien), il suo futuro marito, è difatti il loro giovane rampollo e, benché da anni ne mantenga ormai le distanze, ha deciso per non deludere nessuno di portare la sua promessa nella sfarzosa magione dei suoi avi per il grande giorno. Così si apre Finché morte non ci separi (Ready or not), horror intriso di una buona dose di dark humor, gore e cinismo diretto a quattro mani da Matt Bettinelli Olpin e Tyler Gillet (già insieme alla direzione di La stirpe del male nel 2014).

In che modo può un matrimonio tramutarsi in un’orgia di sangue? È presto detto. Come spiegato alla novella sposa, i Le Domas – allo stesso modo di molti plurimilionari – sono eccentrici e hanno costumi singolari. Tra questi una tradizioni, in particolare, li contraddistingue da generazioni: dopo il rito nuziale, tutti i membri dell’altolocata dinastia si rinchiudono in una stanza in cui nessun esterno ha accesso, e prendono insieme al nuovo arrivato parte a un gioco in onore di Mr. Le Beil, antico benefattore con cui il trisavolo aveva stretto secoli prima un oscuro patto, determinandone la fortuna proprio nel settore ludico.

film Poster Finché morte non ci separiÈ infatti loro credenza che, in caso si sottraggano al rito, una terribile sventura cada su di loro e sulla loro discendenza e – si sa – i ricchi sono strani e hanno bizzarre credenze. Il gioco in questione è deciso in maniera altrettanto singolare (e un tantino sinistro): colui che ha appena fatto il proprio ingresso nella famiglia inserisce una carta bianca in una strana scatola di legno, aspettando che ne fuoriesca misteriosamente inchiostrata col nome dell’attività di gruppo a cui tutti dovranno partecipare.

Per sfortuna di Grace si tratta dell’apparentemente innocuo nascondino (il titolo fa riferimento alla frase “Pronti o no, vengo a cercarvi!”), e sarà proprio lei l’unica a dover essere trovata. A questo punto vi domanderete cosa ci sia di così insidioso in un intrattenimento tipico dell’infanzia.

Al massimo, come la ragazza stessa sembra pensare, è un po’ ridicolo cimentarvisi per degli adulti, ma lungi da lei contraddire i parenti acquisiti! Peccato solo che coloro che si accingono a cercarla in ogni dove della casa siano armati fino ai denti con pezzi presi da un arsenale vintage e siano intenzionati a far di lei un sacrificio umano (sì, il satanismo è un altro vezzo dei Le Domas …)!

Da qui parte un serrato inseguimento che alterna momenti di estrema violenza, battute al vetriolo e una caccia alla sposa senza requie che riempie pressoché l’intero minutaggio di Finché morte non ci separi. La suspense è mantenuta costante, senza mai un momento di noia o di stanca, anzi. Eppure, non è il solo ingrediente a tenere alta l’attenzione del pubblico; non ci troviamo di fronte a un semplice survival. Se del sottogenere, indubbiamente, riprende molti degli elementi prototipici, impossibile è trascurare l’ingrediente fondamentale: il notevole – e un bel po’ macabro – umorismo nero che lo ammanta.

Siamo davanti a una black comedy capace di suscitare il riso almeno quanto tenerci incollati alla poltroncina del cinema. Il tono generale si percepisce subito dal cinico soliloquio della bionda sposina, che premette ampiamente le future peripezie che l’attendono! Si aggiunge poi una fantasiosa galleria di soggetti, uno più folle e dissociato dell’altro.

Dallo strampalato e spregiudicato patriarca Tony Le Domas, incarnato da uno spumeggiante Henry Czerny (“Revenge”, Mission: Impossible), alla nevrotica e amorevole matriarca Becky (Andie MacDowell), alla sovraeccitata e decisamente impasticcata (e non solo) Emilie (Melanie Scrofano), fino all’indisponente e inquietante zia Helen (Nicky Guadagni), i due registi ci mettono davanti a una vasta gamma di tipi estremi ed esilaranti, bizzarramente tutti interpretati con grande spirito (l’unico a divertire meno è Adam Brody, ma forse la colpa è del ruolo che è chiamato a ricoprire).

E la non tanto fragile e sventurata consorte, incarnata dalla bionda Samara Weaving (abbonata da qualche anno a parti assolutamente fuori di testa e sanguinarie, si vedano La Babysitter, Guns Akimbo e Mayhem), non è da meno, riuscendo a dare spessore a un personaggio che facilmente avrebbe potuto essere monodimensionale.

Finché morte non ci separi film - 1Al cast di Finché morte non ci separi, che dimostra quasi in toto un considerevole brio nelle relative performance, viene offerto d’altronde parecchio ottimo materiale su cui lavorare. La sceneggiatura – scritta a quattro mani da Guy Basick e Ryan Murphy (quest’ultimo è solo un omonimo dell’autore di American Horror Story)- non è parca di trovate geniali e ilarizzanti, che vengono poi messe in scena con notevole ritmo e abilità dai due registi e interpretate con grande slancio e ironia nera dagli attori.

Un umorismo cinico e agli antipodi del politically correct (per fortuna ogni tanto ci liberiamo dal giogo di questa forma di censura …) domina pressoché ogni sequenza, stemperando sovente i massimi picchi di ferocia assassina.

Dalla scelta di armi medioevali e ottocentesche (tra antiche pistole, balestre e asce varie), con ovvie e caustiche considerazioni pratiche, a un paio di bambini pestiferi e votati all’omicidio fino al satanismo domestico, passando per l’eliminazione dei domestici per comica e letale goffaggine, il truce e l’ilare si alternano in un mix pirotecnico. In tutto ciò, lo splatter arriva a secchiate, sino a letterali esplosioni di sangue!

Allo stesso tempo, il susseguirsi repentino di momenti sempre più assurdi e cruenti immerge lo spettatore in un flusso le cui derive non sono per nulla prevedibili (solo alcuni passaggi del finale appaiono fin troppo stravaganti). E soprattutto, nessuno (nemmeno i più piccoli), è innocente, o esente da una qualche percentuale di sete omicida, meschinità e pazzia.

Insomma, se cercate un onesto slasher che possa intrattenervi per un paio d’ore anche senza dire nulla di esageratamente nuovo nel genere, Matt Bettinelli Olpin e Tyler Gillet hanno il prodotto giusto per voi. Astenersi chiunque cerchi jumpscare radiocomandati o spaventi psicologici ‘colti’.

Di seguito il trailer italiano di Finché morte non ci separi, che sarà nei nostri cinema dal 24 ottobre: