Home » Cinema » Sci-Fi & Fantasy » Ghostbusters: Legacy, la recensione del film di Jason Reitman che si riallaccia al 1984

Voto: 5.5/10 Titolo originale: Ghostbusters: Afterlife , uscita: 11-11-2021. Budget: $75,000,000. Regista: Jason Reitman.

Ghostbusters: Legacy, la recensione del film di Jason Reitman che si riallaccia al 1984

17/11/2021 recensione film di William Maga

Mckenna Grace e Paul Rudd sono tra i protagonisti di un sequel diretto che guarda un po' troppo al capostipite, preoccupato più di non rattristare i fan della saga che di dire qualcosa di efficace

ghostbusters legacy film 2021

Ghostbusters: Legacy (Ghostbusters: Afterlife) introduce due novità nel franchise, spostando la saga ectoplasmica ambientata fino ad ora a New York in una piccola città dell’Oklahoma e concentrando l’azione principalmente su personaggi adolescenti. Eppure, il sequel diretto da Jason Reitman (Juno) è ugualmente ossessionato dalla necessità di fornire la quantità di fan service autocosciente che è apparentemente obbligatoria a Hollywood quando c’è di mezzo una proprietà intellettuale ‘consacrata’.

Il regista, che prende le redini del padre Ivan, abbraccia quell’universo, creando una storia che collega il presente al passato, studiando come gli eventi del grande successo di botteghino del 1984 risuonino ancora forti in questo nuovo scenario.

Nonostante l’interpretazione convincente di Mckenna Grace (Gifted) nei panni di un preadolescente secchiona che entra senza batter ciglio nel business dei fantasmi però, Ghostbusters: Legacy raramente appare come qualcosa di più di un palese tentativo di monetizzare sull’effetto nostalgia di chi è cresciuto venerando i primi due capitoli.

Ghostbusters Legacy film poster 2021Questa versione della Sony ignora totalmente il reboot del 2016 con Melissa McCarthy, che aveva fallito a livello commerciale e di critica. E sebbene Carrie Coon e Paul Rudd apportino un certo star power all’operazione, il franchise stesso è qui l’attrazione principale: coloro che conoscono gli originali dovrebbero riconoscere agilmente molti riferimenti sfacciati incorporati in Ghostbusters: Legacy.

Callie (Coon) è una madre single che si trasferisce con i suoi figli, Phoebe (Grace) e Trevor (Finn Wolfhard), da Chicago dopo che è stata sfrattata, provando a ricominciare da zero nella tranquilla cittadina di Summerville, in Oklahoma, dove che il suo defunto padre le ha lasciato in eredità una casa in rovina in mezzo al nulla agricolo.

La nerd e goffa Phoebe fa presto amicizia con il compagno di classe Podcast (Logan Kim), un altro emarginato geek, e con il signor Grooberson (Rudd), un insegnante di scienze locale disturbato dai terremoti inspiegabili che si verificano nella zona. Ma una volta che Phoebe realizza chi era suo nonno – Egon Spengler, membro dei famigerati Ghostbusters – trova i suoi vecchi gadget in giro e si prepara a combattere alcuni cattivi fantasmi pronti a tornare sulla Terra.

Inizialmente, è divertente vedere Jason Reitman riproporre il franchise come un film per famiglie, spendendo i primi rulli a sviluppare il rapporto tra Callie e i suoi figli e poi introducendo l’eccentrico Podcast e l’adorabile Sig. Grooberson, che ha – naturalmente – un cotta per Callie. Presto, però, Phoebe emerge come il vero personaggio principale di Ghostbusters: Legacy, con la 15enne McKenna Grace che incanala con sicurezza le caratteristiche del compianto Harold Ramis. Indossando occhiali simili e sfoggiando la stessa aria intellettuale e impassibile, l’atrice è accattivante sia come eroina d’azione in erba che come bizzarra presenza comica.

Ivan Reitman, come sappiamo, ha diretto i primi due film di Ghostbusters – ed è ora il produttore di Legacy – e suo figlio ha scelto di avvicinarsi a questo seguito più come una commedia d’azione nel tipico stile della Amblin degli anni ’80 (diciamo alla Goonies), dove i ragazzini sono il punto focale mentre tocca agli adulti stare ai margini (Carrie Coon ha ben poco da fare, mentre il discreto tempismo comico di Paul Rudd è utile per qualche risata).

Le lenti widescreen del direttore della fotografia Eric Steelberg (Tra le nuvole) incorniciano invece accortamente gli ambienti rurali sonnolenti in cui si muovono i protagonisti, garantendo una notevole deviazione dai grattacieli torreggianti dei precedenti e dall’atteggiamento urbano più stiloso.

Ma, alla fine, questi accorgimenti non sono altro che una sorta di depistaggio una volta che Phoebe rispolvera il vecchio zaino protonico di nonno Egon e inizia a notare la presenza gli spettri a Summerville (peraltro non particolarmente numerosi o estrosi). Un senso di deja-vu incombe pesantemente sui 124 minuti di durata: non solo Phoebe è la nipote di Egon, ma alcuni punti focali della trama del primo Ghostbusters vengono audacemente riciclati, con i personaggi che scoprono che lo scienziato deceduto si era imbattuto in qualcosa di scioccante che si collega direttamente alla trama del film del 1984.

Ghostbusters Legacy film 2021Purtroppo, la sceneggiatura, scritta dallo stesso Jason Reitman e Gil Kenan, non sfrutta queste connessioni in modo anche solo vagamente fantasioso. Piuttosto, Legacy si limita a replicare semplicemente le sequenze del capostipite, comprese specifiche gag e gli spunti musicali nella speranza che l’associazione nostalgica del pubblico con l’originale sia sufficiente a fargli ‘voler bene’.

Eppure anche i più appassionati della saga, che vantava un mix sfacciato di spettacolarità ad alto budget e note di commedia irriverente, noteranno agilmente che Ghostbusters: Legacy è solo sporadicamente divertente – con troppe scene d’azione esagerate ed eccessive non lontane da quelle di molti blockbuster moderni.

C’è un’innegabile attrazione emotiva nel fatto che Jason Reitman stia dirigendo un sequel di uno dei più grandi successi di suo padre – e che gran parte di Legacy parli di generazioni che fanno ammenda (oltre a tutto ciò, la morte di Arold Ramis nel 2014 aggiunge ulteriore intensità a un film costruito proprio attorno alla morte di Egon).

Ciononostante, e non troppo dissimilmente da Star Wars: Il risveglio della Forzala natura implicita del fan service obbligato sminuisce costantemente questo tono di fondo agrodolce, a volte strappalacrime, col regista più preoccupato di estendere il vita commerciale del franchise piuttosto che dire qualcosa di significativo sulla perdita e la riconciliazione. Legacy evoca sì Ghostbusters, ma non si avvicina mai a intrappolarne lo spirito.

Generalmente è sgradevole condannare un singolo titolo come endemico dei problemi dell’industria cinematografica americana nel suo insieme, ma Ghostbusters: Legacy è un tentativo così superficiale e sbagliato di far rivivere un amato prodotto degli anni ’80 per il pubblico moderno che è difficile non percepirlo come il sintomo dell’ostinazione di un grande studio a voler finanziare progetti del genere, mungendo avidamente una sua proprietà intellettuale per trarne anche solo il più piccolo profitto autoreferenziale. L’uroboro della cultura pop divora la propria coda, senza lasciare ai posteri nuove storie da raccontare mentre ingoia il passato. Non c’è futuro. C’è solo Zuul.

Ah si, occhio alle scene post credits.

Di seguito trovate il final trailer internazionale di Ghostbusters: Legacy, nei nostri cinema dal 18 novembre: