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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Godzilla: King of the Monsters , uscita: 29-05-2019. Budget: $170,000,000. Regista: Michael Dougherty.

Godzilla II: King Of The Monsters, la recensione del film di Michael Dougherty

26/11/2019 recensione film di William Maga

Il regista spreca l'enorme potenziale a disposizione, scegliendo una trama in cui abbondano i cliché, l'oscurità e la verbosità piuttosto che puntare tutto sugli scontri tra i mostri e la devastazione cieca

Godzilla II King Of The Monsters film

Sono passati cinque anni dalla devastazione causata dalla battaglia di San Francisco vista nel Godzilla di Gareth Edwards. Mentre molti hanno cercato di superarla e andare avanti, la madre in lutto Dott.ssa Emma Russell (Vera Farmiga) si è impegnata a lavorare sull’Orca, un sistema a onde sonore bio-acustiche che potrebbe risultare la chiave per controllare Godzilla e gli altri “Titani” dormienti sparsi per il globo.

La donna viene però rapita da Jonah Alan (Charles Dance) e dalla sua banda di eco-terroristi, con la figlia adolescente Madison (Millie Bobby Brown) che viene trascinata suo malgrado nel pericoloso piano dell’uomo teso a liberare gli altri colossi tenuti segregati dall’organizzazione segreta chiamata Monarch, sotto l’attenta guida di Ishiro Serizawa (Ken Watanabe) e Vivienne Graham (Sally Hawkins). Nonostante il suo odio per Godzilla, il padre di Madison, Mark (Kyle Chandler), accetta di aiutare il Monarch a cercare il prezioso dispositivo e ad aiutare il gigantesco rettile nella lotta contro i loro reciproci nemici – tra cui un abominio a tre teste deciso a dominare il mondo con il terrore.

godzilla II king of the monsters poster fan“Dobbiamo aver fede in Godzilla!” Il lucertolone gigante più famoso del cinema si è convenientemente preso una pausa di cinque anni, in modo che gli eventi di questo sequel firmato da Michael Dougherty (Krampus) possano allinearsi direttamente all’intervallo di tempo tra un film e l’altro. L’umanità non ha comunque imparato molto durante la suddetta ‘pausa’ di riflessione, ancora una volta costruendo strutture di contenimento che falliscono miseramente nell’arginare a dovere i sopiti prigionieri, e dispositivi di controllo che non sono in grado di esercitare un grande potere sui loro obiettivi.

Non è certamente un’idea originale vedere gli umani litigare intorno a questioni di autorità insignificanti, eppure questa sembra essere la premessa fondamentale qui; in effetti, la prima mezz’ora di Godzilla II: King Of The Monsters rimastica candidamente tematiche e stilemi di ogni film di mostri degli ultimi 20 anni.

Posticipando oltre ogni sopportazione l’inevitabile – e attesissimo – scontro tra Godzilla e la sua nemesi per eccellenza, Ghidorah, la gran parte del minutaggio (131 minuti) è sostanzialmente una raccolta di personaggi triti. La sceneggiatura si impegna a portare sullo schermo ogni sorta di caratterizzazione generica, talvolta addirittura ripetuta: così troviamo lo scienziato nerd (Thomas Middleditch), il genio dell’informatica dalla battuta facile (Bradley Whitford), la ragazzina precoce e testarda (Brown), il padre tormentato dal senso di colpa che fugge dalla sua famiglia ed è dotato delle qualità dell’eroe (Chandler), la madre affranta dal dolore e consumata dal suo lavoro (Farmiga); il furfante con la faccia di pietra (Dance) e una manciata di militari (che, a seconda del caso, abbaiano ordini o pronunciano ciniche sentenze), di altri ricercatori e di politici.

E i dialoghi scritti da Michael Dougherty e Zach Shields che vengono affidati a questa massa informe sono adeguatamente insipidi, passando da conversazioni ordinarie al gergo di laboratorio alle tipiche blaterazioni in codice da soldati.

GODZILLA II KING OF THE MONSTERS filmTroppi giocatori di supporto popolano lo schermo, senza che nessuno risulti fresco o necessario. Fortunatamente, il Monster Zero promette un po’ di eccitazione, anche se probabilmente non sarà del tipo che ci si sarebbe aspettati.

Gli effetti speciali certo hanno fatto molta strada dai tempi in cui Haruo Nakajima si infilava letteralmente nel costume di Gojira nel film giapponese del 1954 diretto da Ishirō Honda o dalle derivazioni in stop-motion di Ray Harryhausen, quindi l’apparizione di Ghidorah è piuttosto gustosa; i movimenti della creatura spaziale sono ipnotizzanti, in particolar modo quando le sue tre teste si contorcono in una naturale cadenza oscillante.

Ma, nonostante il budget considerevole (200 milioni di dollari), la quantità di confusione nella messa in scena è copiosa; tagli di montaggio rapidi e angoli scelti da Michael Dougherty, tempeste d’acqua e detriti ambientali, e luci tremolanti abbinate e riprese in notturna lasciano tutti i combattenti tra gli imponenti kaiju sfocati e confusi. È praticamente impossibile distinguere una qualche coreografia specifica.

Godzilla II: King of the Monsters è un esempio epitomico di uno spettacolo potenzialmente incredibile – per la vista e per l’udito (leggasi colonna sonora di Bear McCreary) soprattutto – che non riesce a surclassare il suo terribile storytelling. Momenti di ilarità accidentale si insinuano nel 35° film del franchise attraverso le battute schiette di un antagonista privo di emozioni, cui si sommano ridicoli e misteriosi tunnel sottomarini coi personaggi principali che si spostano in lungo e in largo per il mondo abbattendo distanze incolmabili, intanto che le leggi della fisica vengono bellamente ignorate dagli scienziati per quanto riguarda le conseguenze delle esplosioni nucleari o il loro raggio.

Vera Farmiga e Millie Bobby Brown in Godzilla II King of the Monsters (2019)Senza scordare caccia stealth sovradimensionati che volano attraverso violentissime tempeste innescando miracolosi e complessissimi salvataggi e sottomarini che si immergono e affiorano da profondità impossibili con la facilità di un giocattolo in una vasca da bagno. Tutti dettagli su cui si sarebbe prontissimi a sorvolare essendo un blockbuster medio hollywoodiano che utilizza la scienza e le sue regole a casaccio e solo quando gli fa comodo.

Ma c’è un però, grosso come un palazzo. La sceneggiatura sceglie malauguratamente di focalizzarsi e intestardirsi su discorsi motivazionali, spiegoni ridicoli, espressioni e commenti sbalorditi, prevedibili sacrifici per alzare il tasso di emotività, situazioni artificiali progettate per ispirare eroismo last second e su pucciosi faccia a faccia ripetuti tra esserei umani e titani. Incredibile che nel 2019 si ricorra ancora a cliché vecchi già nel 1999. E ancora più assurdo che si dia così tanto spazio a personaggi di cui non ci importa mai davvero un bel nulla.

Sicuramente almeno non c’è nulla di noioso nell’osservare la nascita di Mothra o le ‘resurrezioni’ di Rodan e degli altri Titani, ma il brivido di grandezza dato da questi momenti è troppo breve e soprattutto saltuario da permettere di ignorare il resto. Il concetto di entità antichissime, incontrollabili ed enormi sepolte in tutto il mondo e in attesa di emergere da caverne, templi o catene montuose è opportunamente titillante, e ci sono sprazzi di world-building e cenni mitologico/storici che lottano tristemente per farsi largo verso lo spettatore, ma l’incantesimo si spezza sotto i colpi dell’inutilmente macchinosa trama che continua ad affastellare strati.

Ken Watanabe e Sally Hawkins in Godzilla II King of the Monsters (2019)La pellicola originale del 1954 e lo Shin Godzilla (la recensione) del 2016 esploravano entrambi lo spettro del nucleare e in quei film, Godzilla era la perfetta metafora di quel pericolo costante. La storia di questo sequel, tuttavia, è più vicina a quella dei tre lungometraggi animati approdati su Netflix di recente (la recensione), in cui è dominante la tematica della (non) cura dell’ambiente terrestre e dove alcuni dei Titani vengono letti proprio come il ‘sistema difensivo’ della Natura contro il ‘virus uomo’.

Il problema è che Godzilla II: King Of The Monsters ne parla solo attraverso un insieme di fotografie e articoli apparsi su Internet piuttosto che attraverso le esperienze dirette dei protagonisti. Anche il simbolismo religioso (cristiano) è molto ovvio. Nulla viene approfondito.

Michael Dougherty opta per seguire la strada della saga dei Transformers piuttosto che quella di Pacific Rim, con un’enorme quantità di distruzione e danni collaterali ma con pochissima sostanza. Dopo il tutto sommato divertente Kong: Skull Island del 2017 (che evitava la maggior parte dei problemi di cui sopra), si tratta pertanto di uno sviluppo deludente del MonsterVerse in vista di Godzilla vs. Kong del prossimo anno, più di un test di resistenza che qualcosa di cui essere entusiasti.

Ah, restate dopo i titoli di coda perché è presente una scena post-credits.

Di seguito il trailer finale in versione italiana di Godzilla II: King Of The Monsters: