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Voto: 7/10 Titolo originale: HELLO WORLD , uscita: 20-09-2019. Regista: Tomohiko Ito.

Hello World | La recensione del film animato di Tomohiko Ito (Sitges 53)

11/10/2020 recensione film di Sabrina Crivelli

Il regista della serie Erased dirige una teen romance standard e derivativa, che pur vanta alcuni buoni guizzi sci-fi

Hello world - Haro Warudo 3

La realtà virtuale è da già da tempo al centro di numerosi manga e anime. Coscienze umane e sintetiche erravano sulla rete in Ghost in the Shell (il nostro approfondimento, la nostra intervista esclusiva con Mamoru Oshii), mentre nel più recente franchise di Sword Art Online un gruppo di player si ritrovava imprigionato in una realtà simulata a tema fantasy. Nella direzione di quest’ultimo si muove ora anche Hello Word (ハロー・ワールド) diretto da Tomohiko Ito, peraltro regista proprio di Sword Art Online the Movie: Ordinal Scale.

hello world film poster 2020Il film animato parte da un fulcro fantascientifico in cui ambienta una tipica romance adolescenziale. Siamo nel 2027, un comune e schivo studente liceale di Kyoto, Naomi Katagaki (doppiato in Italia da Mirko Cannella), un giorno incontra il sé stesso del futuro (a cui da la voce e Gabriele Vender), che dichiara di aver viaggiato indietro nel tempo per mostrargli come evitare un terribile incidente che le accadrà di lì a pochi mesi la cui vittima è la scontrosa e schiva compagna di classe Ruri Ichigyō (Agnese Marteddu).

Come spiega al suo io del passato, infatti, il Naomi adulto è un suo avatar frutto di gigantesco archivio virtuale che raccoglie, registra e riproduce il vissuto di ogni abitante della città giapponese. Sensei di un sé stesso più giovane, dunque, gli rivela non solo come la realtà possa essere manipolata e gli eventi cambiati per salvare il suo grande amore, ma anche come (ri)conquistare Ruri. Tuttavia, cambiare il corso della storia è tutt’altro che privo di rischi e l’intelligenza artificiale che supervisiona il sistema non lo permetterà senza cercare di prendere dei ‘provvedimenti’.

Hello Word ha indubbiamente alcuni punti di forza, ma anche non pochi problemi. Anzitutto, la trama è incentrata sulla convenzionale storia d’amore adolescenziale ‘alla giapponese’, con un protagonista estremamente timido e impacciato che corteggia una compagna di scuola. I presupposti, quindi, non sono particolarmente originali, né lo è la caratterizzazione psicologica del personaggio principale – e della ragazza di cui è innamorato -, che in fin dei conti è lo stereotipo del giovane eroe solitario e un po’ imbranato che, alla fine, attraverso un duro allenamento riesce ad acquisire una serie di straordinarie capacità e un inaspettato coraggio.

Allo stesso modo, il rapporto tra maestro e allievo in Hello World non solo è piuttosto standard, ma nemmeno particolarmente articolato a livello emotivo. Anzi, pare più che altro funzionale ai fini narrativi, o poco più. Più interessante invece è l’idea che colui che addestra il giovane paladino sia il suo doppio più vecchio, che ha viaggiato indietro nel tempo per salvare qualcuno che ama. Nemmeno in questo caso, però, siamo di fronte a un concept completamente inedito; basti pensare a Erased (僕だけがいない街), serie TV nel catalogo di Netflix tratta dall’omonimo manga di Kei Sanbe e diretta sempre da Tomohiko Ito.

Quello che invece risulta più intrigante – seppur ancora una volta derivativo – è il curioso ensemble di elementi fantascientifici che compongono la realtà simulata e riflessione sull’Intelligenza Artificiale. In primis, benché non sia sufficientemente approfondita, è intrigante la premessa di una tecnologia che replica in maniera precisa la storia di un luogo e di una comunità. In fondo, si tratta di un universo sintetico alla Matrix, che ha persino simili meccanismi di controllo quando viene intaccato l’equilibrio prefissato (peraltro le sentinelle nel cartone ricordano nelle loro funzioni e azioni quelle della saga sci-fi).

Naomi, inoltre, ha molte caratteristiche del tipico ‘Eletto’ che riesce a modificare a livello fisico il mondo circostante materializzando ciò che ha prima figurato nella sua mente. In secondo luogo, come in Sword Art Online: Alicization (ovvero la stagione 3 della serie), Hello World si interroga sulla possibilità che delle I.A. possano sviluppare una coscienza e sulle possibili implicazioni etiche nell’utilizzarle come se ne fossero privi.

Poi c’è il lato visivo. L’animazione (lo studio è il Graphinica) ancora una volta è piuttosto standard e basata fortemente sulla computer grafica. Il character design di Hello World (ad opera di Yukiko Horiguchi) non ha nulla di particolarmente memorabile, ma risulta comunque fruibile, pur ispirandosi abbastanza palesemente a Makoto Shinkai. Ciò che invece colpisce sono alcuni effetti e trovate visive nelle scene d’azione e di inseguimento, anche se si percepisce di nuovo un modello preesistente. Un’orda di ‘guardiani’ inviati dal computer centrale è rappresentato in un mostruoso flusso che ricorda sempre il cult dei fratelli Wachowski del 1999, oppure un’intera città si avviluppa su sé stessa come in Inception. Si tratta di citazioni che spaziano dal cinematografico hollywoodiano all’animazione contemporanea, ma l’effetto finale è comunque di un certo impatto.

In conclusione, Hello Word non è nulla di nuovo o di assolutamente imperdibile, diversi elementi del plot e colpi di scena (soprattutto nella seconda metà) sono piuttosto abbozzati o macchinosi, ma risulta comunque tutto sommato piacevole, con alcuni momenti e passaggi capaci di appagare lo sguardo.

Non alzatevi subito perché è presente una scena post credits, che presenta un notevole colpo di scena.

Di seguito il full trailer italiano di Hello World, la cui uscita nei cinema italiani, prevista per lo scorso maggio, è stata spostata a data da destinarsi: