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I diari dal 49° Festival di Sitges: il Cineocchio in Catalogna – Giorno 3

10/10/2016 news di Alessandro Gamma

Una domenica tranquilla, tra un esordio raggelante, un action cinese super spettacolare e l'ennesimo zombie movie che non convince affatto

sitges-festival-2016

Dopo la scorpacciata di star e il bagno di folla (e di pioggia…) di ieri, oggi si può dire che sia stata una giornata piuttosto tranquilla, visto che oltre al quotidiano lavoro di redazione abbiamo dovuto soltanto assistere a qualche proiezione ben distribuita, così da darci il tempo anche di mangiare come si deve per una volta (ottimi e variegati i pinchos che fanno da queste parti) e concederci un giretto tra le bancarelle allestite nel centro di Sitges dove si vendono DVD, t-shirt e action figures, tutto rigorosamente a tema fanta-horror.

Venendo al sodo, la mattinata si è aperta con lo sconvolgente The eyes of my mother (QUI la recensione) dell’esordiente Nicolas Pesce, fiaba nerissima realizzata in un bianco e nero fuori dal tempo che racconta le vicende di una ragazza che dopo la morte violenta della madre quando lei era piccola cresce decisamente disturbata, arrivando a compiere azioni raggelanti pur di costruirsi quella felicità che solo nella sua mente malata si può considerare tale. Alcune sequenze lo pongono di diritto tra i film più scioccanti dell’anno.

Operation MekongAd alleggerire la giornata ci ha pensato Operation Mekong, film d’azione ad altissimo budget (e si vede per fortuna) diretto dall’hongkonghese Dante Lam e ispirato a una vera azione antidroga internazionale condotta da una squadra speciale di agenti cinesi super addestrati inviati nel Triangolo d’Oro per sgominare una banda di trafficanti di morte. Tra inseguimenti via nave, in moto, in macchina e a piedi, sparatorie con ogni arma e in qualsiasi ambiente, scontri corpo a corpo all’arma bianca o a colpi di kung-fu e colpi bassi che coinvolgono bambini ben assestati, le due ore di durata passano in un lampo, facendo quasi sorvolare sul vero messaggio dell’operazione (peraltro da noi già evidenziato quando abbiamo tirato le somme sui film provenienti dal colosso asiatico presentati al Fear East di Udine in aprile), ovvero che la Cina è portatrice di sanissimi principi (NO alla droga bambini!) e che i suoi agenti sono i più efficienti del mondo. Ci sta dai, per stavolta…

A chiudere questa domenica 10 settembre è stato Melanie – The Girl With All the Gifts, nuova variazione sul tema dell’apocalisse zombie proveniente in questo caso dall’Inghilterra. Qui è un fungo a causare la mutazione che porta gli esseri umani infettati a diventare famelici mangiacarne centometristi. Come nella migliore delle tradizioni, quando il mondo crolla sopravvivono solo due tipi di persone: i militari, incaricati di garantire la sicurezza dei sopravvissuti e i dottori, che devono trovare una cura. Ma allora dove sta la novità? La novità sta nel fatto che la cura potrebbe arrivare dallo studio (aka vivisezione) di alcuni bambini portatori sani della malattia, che rappresentano più o meno il meglio di entrambe le razze, tra i quali c’è la Melanie del titolo. Il tempo però stringe e la battaglia sembra ormai persa per la razza umana… Difficile commentare senza fare paragoni abbastanza evidenti che porterebbero allo spoiler, quindi ci limitiamo a dire che nonostante la presenza di Gemma ArtertonGlenn Close nel cast non sono poi molte le cose da salvare del film diretto da Colm McCarthy, che pur ispirato da un’opera cartacea di nobili intenzioni non riesce mai a regalare nè sani spaventi (molto leciti), nè riflessioni particolarmente profonde. Lo archiviamo nella pila degli zombie movie del 2016 alla lettera M.

A domani per la nuova pagina del nostro diario iberico.

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