Voto: 8/10 Titolo originale: Color Out of Space , uscita: 07-09-2019. Budget: $6,000,000. Regista: Richard Stanley.
Il colore venuto dallo spazio: la recensione del film di Richard Stanley con Nicolas Cage
17/01/2020 recensione film Il colore venuto dallo spazio di William Maga
Dopo oltre 20 anni, il regista sudafricano torna dietro alla mdp per adattare il racconto di H. P. Lovecraft, riuscendo nell'intento di sprofondarci nell'impossibile, complice un lavoro sulle immagini e sul sonoro efficacissimo
A quanti 30 anni dal sottovalutato Hardware e a oltre 20 dal tribolato L’isola perduta (dal cui set venne allontanato brutalmente a riprese iniziate), il sudafricano Richard Stanley riemerge finalmente dall’esilio (un periodo durante il quale ha girato alcuni documentari e scritto sceneggiature) con Color Out of Space, visionario – e tutt’altro che semplice – adattamento per il grande schermo del racconto fanta-horror Il colore venuto dallo spazio di H. P. Lovecraft del 1927.
Lo scrittore di Providence ha una relazione complicata con la storia del cinema di genere; le sue impronte digitali sono dappertutto, ma le trasposizione dirette – e riuscite – sono poche e sparse (tra l’altro, proprio questa medesima storia è stata presa come spunto dagli italiani Ivan Zuccon nel 2008, con Colour from the Dark e da Domiziano Cristopharo nel 2015 con Virus: Extreme Contamination).
Questo è certamente vero anche per Il colore venuto dallo spazio, la cui influenza è percepita in molte opere, dal recente Annientamento (la recensione) a Blob, passando per La Cosa, La morte dall’occhio di cristallo e La fattoria maledetta.
Proprio come nel libro (si parte con una voce fuori campo che addirittura legge le pagine), il film di Richard Stanley mostra lo schianto di un meteorite che provoca bizzarri cambiamenti nell’area circostante all’impatto e negli abitanti; le piante producono frutti innaturalmente grandi, ma non commestibili, gli animali mutano e la gente impazzisce.
Il meteorite porta infatti con sé una forza corruttiva: un ineffabile “colore” che si colloca in uno spettro impossibile della luce e che infetta l’ambiente circostante, rovinando tutto ciò che tocca. Seguiamo quindi le vicende della famiglia colpita principalmente da tale influsso (Nicolas Cage, Joely Richardson, Madeleine Arthur e Brendan Meyer), con gli eventi che si svolgono attorno al cratere fumante posto sulla loro proprietà.
La colonna sonora di Color Out of Space, composta da Colin Stetson (Hereditary – Le radici del male) aiuta a calarsi perfettamente nel clima di crescente irrazionalità fino di diventare un vero e proprio assalto sonoro, mentre la fotografia di Steve Annis (I Am Mother) cattura meravigliosamente la combinazione desiderata di disagio e di meraviglia; una inconcepibile bellezza da osservare a distanza. Allo stesso modo, la progressiva alterazione della foresta è piuttosto efficace; con le tonalità del fucsia che strisciano invadendo lentamente – e inesorabilmente – la periferia di ogni fotogramma. Visivamente, il risultato è eccellente, specie nell’ultima mezz’ora. Anche il lavoro sul sound design è meticoloso.
Il cuore della difficoltà di adattare un’opera di Howard Phillips Lovecraft è anche alla radice di ciò che rende così speciale il suo particolare marchio di orrore. L’orrore cosmico è difficile da mettere su pellicola. Come si può descrivere visivamente qualcosa che sfida la sua stessa definizione? Ora, per la cronaca: l’orrore cosmico non è del tutto infilmabile. Anzi. Ma i film che riescono a catturarlo meglio adottano uno stratagemma: lo rendono personale. E questo è l’approccio adattato per Color Out of Space: focalizzarsi espressamente sulla famiglia Gardner, raccontando la vicenda dal loro punto di vista piuttosto che da quello originario di un tecnico che sta facendo dei sopralluoghi in una valle sperduta.
Se un appunto si può fare, è che Richard Stanley sceglie di non percorrere la pista che porta a una preminenza della posta in gioco emotiva per lo spettatore. Trascorriamo infatti una quantità sorprendentemente piccola del minutaggio in compagnia dei protagonisti prima che inizino a ‘cambiare’ per sempre.
E non sapere bene chi siano queste persone quando la situazione inizia a precipitare spoglia questi intensi cambiamenti di ogni possibile (necessario?) impatto emotivo. E per un film che punta sulla “influenza corruttiva”, Color Out of Space assomiglia più ad una serie di incidenti ‘casuali’ (pur se bellissimi) piuttosto che qualcosa di pernicioso o davvero corrompente. Succedono cose orribili, ma rimaniamo interdetti piuttosto che inorriditi per il destino dei poveretti. Il che potrebbe non essere nemmeno necessariamente un male in fondo.
In ogni caso, mentre l’infestazione inizia a intensificarsi, Richard Stanley non lascia nulla all’immaginazione. Ci sono mutazioni realizzate dall’esperto di effetti speciali Dan Martin che ricordano i lavori di Rob Bottin, alpaca (già …) impazziti, e una volta che il colore prende possesso dei Gardner, i risultati sono piuttosto disgustosi, sfiorando il body horror di cronenberghiana memoria. A questo si aggiunge – naturalmente – la presenza di Nicolas Cage, abbonato ormai da anni a ruoli che tirano fuori il meglio della sua improvvisazione sopra le righe. Dopo gli esagerati Mom And Dad (la recensione) e Mandy (la recensione), qui il copione gli mette a disposizione solo pochi momenti per deflagrare, ma quando succede, il risultato è degno di Stress da vampiro.
Lo si può guardare e affermare che sia in overacting, o che pensi di trovarsi in un film diverso rispetto a tutti gli altri, ma il punto centrale della di Color Out of Space è che il protagonista sta perdendo progressivamente il contratto con la realtà mentre il colore alieno si fa strada attraverso il suo corpo e la sua mente; è davvero così strano allora pensare a un modo di agire razionale di fronte a un attacco ultraterreno alla sua famiglia?
Insomma, un ritorno dietro alla mdp per Richard Stanley che non lascia trasparire la lunga inattività. Certo, non perfetto, ma Color Out of Space è quel tipo di film che è consigliabile (e che ne guadagna) guardare a tarda notte, meglio se in un cinema affollato e in compagnia di un pubblico ben disposto, elettrizzato e affamato di follia.
In attesa di sapere la data di uscita, di seguito trovate il trailer internazionale di Il colore venuto dallo spazio:
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