Voto: 5.5/10 Titolo originale: Den skyldige , uscita: 22-02-2018. Regista: Gustav Möller.
Il Colpevole – The Guilty (2018): la recensione controcorrente del film di Gustav Möller
19/02/2019 recensione film Il colpevole - The guilty di Sabrina Crivelli
Il thriller di debutto del danese Gustav Möller costruisce la suspense solamente sulla parola, azzerando l'azione e l'approfondimento della psicologia del protagonista
Sovente, soprattutto la critica, pur di palesarsi ‘impegnata’ inneggia a pellicole oggettivamente non particolarmente esaltanti. Il distaccarsi dalla convenzione narrativa vigente, l’approccio intellettualistico sono sufficienti a realizzare un buon film? La risposta a tale domanda è essenziale nell’esprimere un giudizio riguardo al danese Il colpevole – The Guilty (Den skyldige), opera prima del regista Gustav Möller.
Il thriller, girato con una parsimonia di mezzi (circa 700.000 euro) e ambientazioni a tratti sconfortante, è stato salutato come vero e proprio capolavoro che passerà alla storia con il 99% recensioni positive su su Rotten Tmatoes (un rating che nemmeno 8 1/2 di Federico Fellini riesce ad aggiudicarsi, così per dire) con una media dell’8 dai top critics, nonché uno stuolo di nomination nei vari festival cinematografici a cui ha partecipto e diversi premi (tra cui 3 riconoscimenti a Möller conferitigli al nostrano Torino Film Festival 2018).
Il concept alla base di Il colpevole – The Guilty, che funge da vero e proprio specchietto per le allodole, è certo intrigante. In un approccio volutamente minimalista alla diegesi, la storia non è sviluppata per immagini, non è mai mostrato nulla, ma solo raccontata attraverso interminabili dialoghi telefonici attraverso la voce del protagonista e del referente di turno.
L‘escamotage narrativo è quindi interessante, inusuale, ma non certo inedito, visto che lo stesso è già stato fatto in Locke di Steven Knight e a tratti anche in In linea con l’assassino (Phone Booth) di Joel Schumacher o addirittura in THE END? L’Inferno Fuori di Daniele Misischia (la nostra recensione); nei sopracitati esempi tutto si concentra su un protagonista, per un qualche motivo impossibilitato a lasciare un luogo chiuso (sia esso un carro armato, una macchina, un ascensore o una cabina telefonica) e ciò che accade fuori viene solo raccontato. Indubbiamente è un metodo intelligente, soprattutto se il budget è limitato, il resto dipende dalla trama e dagli attori.
Il medesimo principio è valido anche Il colpevole – The Guilty. Tutto ruota intorno a Asger Holm (Jakob Cedergren), un agente di polizia che, per motivi disciplinari, è stato relegato al lavoro d’ufficio, in particolare a rispondere al centralino dell’equivalente danese del 112. È nel mezzo del turno quando chiama una donna, Iben (che non vederemo mai, come del resto tutti gli altri interlocutori); inizialmente crede che lei sia ubriaca, poi capisce che si tratta della vittima di un rapimento e subito prende a cuore la situazione, che sembra diventare sempre più disperata.
Cerca quindi di capire il tipo di veicolo in cui è tenuta prigioniera. l’indirizzo di lei, l’identità del rapitore e fa di tutto per poter individuare dove si trovi e inviare delle volanti a soccorrerla. Tuttavia, le apparenze spesso ingannano e una verità inaspettata sarà rivelata entro al finale sconvolgendo le aspettative sia del protagonista che del pubblico in sala.
Resta da chiedersi, visto il canovaccio non proprio visionario, il perché Il colpevole – The Guilty sia tanto speciale da conquistare il plauso collettivo unanime. Invero, l’unico elemento sopra la media – e nemmeno in maniera così eclatante – è senza dubbio la sceneggiatura, che riesce a mantenere una discreta tensione e a distribuire lungo il minutaggio i diversi colpi di scena.
L’alternarsi di chiamate a Iben, ai membri della sua famiglia, alle centrali di polizia ubicate dove la donna è contro la sua volontà portata, riescono a creare una notevole suspense, fornendo gradualmente un pezzo del mosaico dopo l’altro, finché, giunti a un soffio dalla fine, tutto è ribaltato.
Le continue interruzioni della linea, la costante minaccia, i dettagli che si sommano, tutto è ponderato accuratamente, sapendo conferire il giusto ritmo, fatto di pause, d’attese, infine di svolte repentine. In sintesi, sarebbe un perfetto radioromanzo: tutto è basato sul potere della parola mentre, come ci si potrebbe facilmente aspettare, fotografia, regia e scenografie (un paio di uffici pubblici anonimi) sono dimenticabilissime.
Meno efficace è la backstory che riguarda il protagonista. Rispondendo a un cliché ultimamente molto di moda, ritroviamo in Il colpevole – The Guilty le solite questioni di eccesso di uso della forza per reprimere il crimine e di solidarietà omertosa tra colleghi. A ciò si aggiunge il ritrito dramma interiore del poliziotto stufo di combattere con una criminalità incipiente – e probabilmente impunita.
Sulla parabola di Asger, sulla sua evoluzione psicologica, però apprendiamo fin troppo poco, anzi sono solo disseminati qua e la malamente degli indizi, senza preoccuparsi di approfondire dei pregressi decisamente validi e che avrebbero dato un maggiore spessore al personaggio.
A ciò si somma altresì la recitazione piuttosto piatta di Jakob Cedergren, che non trasporta il pubblico con una gamma di intensi sentimenti ed espressioni. Non che sia del tutto riprovevole, ma essendo pressoché il solo a reggere l’intero film, non possiede la verve che l’arduo compito avrebbe richiesto.
Nel complesso, Il colpevole – The Guilty ha soprattutto nell’idea e nel copione la sua grande forza, ma tutto il resto è tutt’altro che seminale. Resta da appurare se ciò sia abbastanza per farne un thriller memorabile …
Di seguito trovate il trailer ufficiale italiano, in vista dell’uscita nei cinema previste per il 7 marzo:
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